VITULAZIO – La Pirotecnica Paolelli, secondo i dati diffusi nella sezione “Incidenti sul lavoro” dal sito “scintillarossa.forumcommunity.net”, era anche “uno dei 27 stabilimenti abruzzesi ad alto rischio di incidenti, secondo una tabella del ministero dell’ambiente” e gli addetti ai lavori lamentavano una carenza di norme ad hoc volte a garantire la sicurezza.
La procura di Avezzano aveva aperto un fascicolo in cui veniva ipotizzato il reato di omicidio colposo plurimo e disastro colposo, all’indomani di quel 10 luglio 2014, quando la ditta Paolelli si ritrovò al centro delle cronache nazionali per la drammatica esplosione dei laboratori pirici a Tagliacozzo, piccola località in Abruzzo a pochi passi da San Donato.
Lorenza Mattei, allora titolare dell’azienda di fuochi d’artificio, si vide costretta a firmare atti e ad assistere alle terribili procedure del caso per la morte del figlio Valerio Paolelli di soli 37 anni. Gli altri due corpi, quelli di Antonio Morsani di 47 anni di Rieti, e del trentatreenne Antonello D’Ambrosio di Broccostella (Frosinone) ma residente a Cappadocia, furono recuperati nel corso di un laborioso intervento degli artificieri.
“Abbiamo pensato al terremoto – dichiararono alcuni testimoni, qualche ora dopo l’esplosione -. La terra ha tremato per chilometri”. “Un finimondo”. Così un uomo che si stava allenando in una palestra a 500 metri dall’esplosione della fabbrica, disse dopo quel terribile incidente. “Abbiamo sentito due scoppi. Siamo usciti dalla palestra ed è arrivata la terza esplosione, violentissima, che ci ha scaraventati a terra”.
La ditta Paolelli, nonostante anche un altro mortale incidente che costò la vita proprio ad Armando Paolelli, la sera del 31 dicembre alcuni anni fa, è stata chiamata a Vitulazio per tenere uno dei più spettacolari eventi pirotecnici d’Italia.
Proprio dalle prime indagini, si apprende che non sarebbero state rispettate le distanze dalla struttura del Consorzio Idrico, saltata in aria per la traiettoria difettosa di un mortaio della Paolelli.
Ancora mistero su chi abbia firmato l’autorizzazione per allocare in quel punto così delicato una vera e propria batteria pirica che ha avuto l’effetto di un raid in Medioriente. Dalle prime indiscrezioni, si viene a sapere che, nei giorni utili all’apposizione delle firme, era vuoto il posto del Comandante dei Caschi Bianchi di Vitulazio perché il nuovo responsabile non aveva ancora preso servizio. Ma restano vibranti due domande: chi ha scelto la ditta Paolelli? Ma soprattutto: chi ha consentito agli operai pirici di piazzare bombe potenti a due passi da una struttura così delicata per l’erogazione idrica pubblica?
Salvatore Minieri