Don Luigi Ciotti incontra i giornalisti: “L’informazione deve essere libera e non deve servire il potere”

Don Luigi Ciotti incontra i giornalisti: “L’informazione deve essere libera e non deve servire il potere”

TORINO – Una lezione non solo di giornalismo, ma anche di umiltà e libertà: ecco cosa è stato l’incontro con don Luigi Ciotti organizzato dall’Ordine dei giornalisti del Piemonte, stamattina presso la sede del “Gruppo Abele” di Torino. La sala, gremita di giornalisti, ha ascoltato incantata le parole del presidente dell’organizzazione “Libera”, nata nel 1995 e impegnata nella lotta alle mafie. L’ospite d’onore dell’evento, presentato dalla giornalista del quotidiano La Stampa e consigliera dell’Ordine Maria Teresa Martinengo, ha esordito così: “La cultura dà la sveglia alla coscienza. Se oggi c’è un peccato è il peccato del sapere”. Il sacerdote ha ricordato quanto sia importante essere umili e quanto bisogno ci sia oggi di responsabilità. “Conoscenza è responsabilità. L’informazione dev’essere libera, non deve servire il potere” ha dichiarato don Ciotti, ricordando la sua esperienza in Campania, a Casal di Principe, con don Peppe Diana. Gli organi di informazione, a volte ingiustamente sottomessi al “potere”, inoltre, sovente si concentrano sulle emergenze, per poi dimenticarle pochi giorni dopo. “Tante storie hanno bisogno di continuità per graffiare le coscienze” ha detto don Ciotti, facendo riaffiorare alla mente le stragi di migranti. A tal proposito, don Ciotti ha raccontato uno dei numerosi aneddoti riguardanti Papa Francesco: i suoi nonni e il suo papà solo per problemi economici non si sarebbero imbarcati sul piroscafo “Principessa Mafalda”, che affondò proprio durante il viaggio che avrebbero dovuto affrontare e che provocò circa trecento vittime.

Il discorso ha riguardato poi le parole “abusate” da molti. “Legalità: mi fa paura questa parola, perché ce l’hanno rubata. State attenti alle parole, perché c’è chi le ruba e le svuota” ha affermato il fondatore del “Gruppo Abele”. Oggi molti “potenti” si appropriano di parole che indicano concetti fondamentali, privandole del vero significato e restituendole alla società inconsistenti e fragili. Chi scrive ha un forte potere e, perciò, dovrebbe essere più accorto nel porgere le parole nel miglior modo possibile ai lettori.

L’attenzione di don Ciotti si è poi concentrata sulle mafie: “Le mafie non hanno bisogno di nuove definizioni, ma di una nuova comprensione. C’è la continuità nel cambiamento delle mafie: si adattano molto velocemente al cambiamento della società” ha dichiarato il presidente di “Libera”, sostenendo che le organizzazioni criminali sono varie e si trovano ovunque, senza alcuna necessità di essere indicate con una precisa definizione. Don Luigi Sturzo, nel 1900, disse: “La mafia ha i piedi in Sicilia, ma la testa forse a Roma”. Non esiste, quindi, un solo luogo in cui le mafie si diffondono: “Le mafie sono nate al Sud, ma i soldi li hanno fatti al Nord” ha dichiarato don Ciotti, spiegando come la Sicilia sia abitata anche da persone originarie della Lombardia che raggiunsero nel Duecento Federico II presso il suo regno.

Per concludere, con un sorriso, non è mancato un altro aneddoto su Papa Francesco che, umilmente, ha chiesto degli appunti sulle mafie a don Ciotti per documentarsi e approfondire l’argomento. E don Ciotti ha esclamato: “Ah, se fosse ancora viva mia madre non ci crederebbe mai che ho prestato i miei appunti al papa!”.

Red.

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