TORINO – Volete andare a mangiare fuori ma non sapete come scegliere un buon ristorante? La risposta a questa domanda tenta di darla Gianni Mura con il suo ultimo libro “Non c’è gusto – come orientarsi tra i mille luoghi di ristorazione tra consigli e aneddoti” (prefazione di Carlo Petrini), presentato all’ultimo salone internazionale del libro di Torino alla presenza del popolare attore Neri Marcorè. Mura, giornalista sportivo e notoriamente un buongustaio, ha cercato di scrivere una guida per distinguere un buon luogo di ristorazione da uno che non merita assolutamente attenzione, se non nelle emergenze. “Credo che i McDonald’s non andrebbero frequentati per la qualità del cibo e per l’impossibilità di socializzare” ha detto il cronista sportivo il quale, stuzzicato da Marcorè, ha ammesso: “Una sola volta ho mangiato in un posto del genere. Ero in Francia per seguire Euro ’84 e la squadra di casa era andata in finale dopo aver vinto la semifinale contro il Portogallo a Marsiglia. C’era talmente tanta gente in strada e nei ristoranti che non siamo riusciti a trovare un buco nel quale cenare. Così io e Toni Damascelli decidemmo si andare al McDonald’s, mentre Gianni Brera si rifiutò di entrare affermando sdegnosamente ‘meglio la muerte'”.
Sulla scelta di un buon ristorante, secondo Mura, ci si deve affidare ai cinque sensi. Innanzitutto all’udito: “Se chiami un ristorante alle 19 per prenotare il tavolo per la cena o alle 11 per il pranzo, e non ti risponde nessuno, allora è meglio cancellare quel ristorante dalla lista dei posti da visitare”. Poi al tatto: “I locali che pretendono di farti uscire alle 21.15 perché prendono una prenotazione per le 20 e una per un’ora dopo, non sono da frequentare. Per una persona come me che ama la convivialità, è triste dover uscir presto o dover sperare che quello che sta mangiando si dia una mossa”. Sulla vista, invece, Mura propone una doppia lettura: “Quando si guardano in internet le caratteristiche di un luogo di ristorazione, bisogna sempre sapersi orientare. I siti specialistici ti danno tante informazioni e bisogna capire quali servono realmente. Innanzitutto bisogna diffidare dalle troppe segnalazioni positive o negative pubblicate nello stesso periodo. Inoltre, chi non è stato mai nel ristorante segnalato, solitamente si lamenta della lentezza del servizio, del conto salato e della scortesia del cameriere”. La seconda lettura, invece, riguarda la consistenza delle pietanze: “Diffiderei dei posti dove più si allarga il piatto più diminuisce il companatico”.
“Una volta ho mangiato un piatto di spaghetti alle vongole che era destrutturato, sembrava un tiramisù”, questa battuta di Marcoré ha dato il La al giornalista per soffermarsi sul gusto dei cibi: “E’ importante saper giudicare le pietanze e valorizzare il gusto degli ingredienti. Il tiramisù, ad esempio, è un dolce indicativo della qualità di un posto. Va fatto scrupolosamente con i savoiardi – che tra l’altro penso non abbiano un uso diverso -, se è fatto con altri biscotti vuol dire che la qualità del posto non è alta”. Non poteva mancare la sottolineatura del ruolo dell’olfatto: “Il naso è importantissimo nel cibo, pensate che Sepulveda si fermava davanti ai ristoranti quando sentiva un odore che lo attirava, si affidava totalmente al suo olfatto”. A conclusione del lungo e divertente scambio di battute con Marcorè, non potevano mancare due perle di saggezza sul vino (“Il secondo bicchiere di vino rosso è un apostrofo tra le parole ‘T’incontro'”), sull’Expo (“All’Expo sopravvivi, anche se il cibo è molto virtuale e niente ti fa pensare alla fame nel mondo”) e sul sushi (“I cibi crudi li associo al concetto di crudeltà mentre quelli cotti al concetto dell’amore”)
Red.