VITULAZIO – La scellerata gestione del Consorzio unico di bacino per la gestione dei rifiuti ritorna al centro della cronaca giudiziaria. Secondo indiscrezioni, infatti, il sostituto della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, il dottor Silvio Marco Guarriello, avrebbe fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini a 437 indagati. Il pm, che ha suddiviso gli iscritti nel registro degli indagati per fattispecie di reato, sarà a disposizione per raccogliere eventuali chiarimenti e successivamente dovrebbe chiedere il rinvio a giudizio.
In uno dei filoni della maxi inchiesta risulterebbe indagato anche l’ex direttore generale del Consorzio, Antonio Scialdone, perché “mediante atti ideologicamente falsi avrebbe falsamente attestato qualità professionali dei vari soggetti beneficiati e falsamente attestato la necessità delle qualifiche professionali necessarie al Cub”. In un ulteriore procedimento affine, inoltre, il vitulatino risulterebbe accusato, oltre che per le ipotesi di reato contestate dalla Procura riguardanti l’abuso d’ufficio e il falso ideologico in concorso commessi per promozioni, assunzioni, e indennità retributive, anche per la violazione della normativa del Testo Unico degli enti locali, d.lvo 136/06 e delle norme sulla contabilità pubblica. In poche parole sarebbero stati illecitamente promossi ad un nuovo livello alcuni dipendenti.
Nell’ambito di un altro filone, inoltre, altri 37 indagati rischiano di dover rispondere di interruzione del servizio pubblico (raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti solidi) e di concorso tra loro di allontanamento dal posto di lavoro – assenteismo. Come dipendenti pubblici del Consorzio Unico di Bacino, infatti, si sarebbero alternati o non si sarebbero presentati sul posto di lavoro, non effettuando, quindi le prestazioni lavorative, impedendo che ciò venisse rivelato dal datore di lavoro, in particolari – scrive la Procura – con raggiri e artifici consistenti nel non apporre la firma di presenza sul foglio /registro e senza giustificare l’assenza, approfittando della mancanza di dispositivi automatici, in danno quindi degli enti pubblici e con l’aggravante di aver commesso il fatto con l’abuso dei poteri.
Red. Cro.