Rita Bernardini e cannabis medica: storia di una protesta

Rita Bernardini e cannabis medica: storia di una protesta

È una vicenda paradossale quella che negli ultimi giorni sta attraversando l’ex deputata Rita Bernardini, attuale segretario dei Radicali italiani. Un gesto dimostrativo, da alcuni definito di disobbedienza civile, che ha come scopo quello di accendere i riflettori sul tema della cannabis per uso medico.
Tutto ha inizio alcune settimane fa, quando la segretaria decide di postare sui suoi social network foto che ritraevano piantine da lei coltivate presso la propria abitazione: “voglio essere arrestata come tutti i cittadini normali”, questo è quanto scriveva Rita Bernardini domandandosi il perchè nessuno venisse a controllare la sua abitazione quando la gente normale finisce in galera se coltiva in proprio marijuana.
La legge italiana prevede infatti, tramite il Dpr 309/90 all’articolo 73 il divieto di coltivazione di piante di marijuana. La Bernardini ha quindi voluto sfidare coscientemente la normativa in vigore per tenere alta l’attenzione su quella che è una problematica estremamente avvertita: ovvero il disagio che vivono tutti quei pazienti affetti da patologie per le quali la cannabis medica avrebbe un impatto positivo, ma che per la normativa italiana fanno fatica ad accedere a queste cure.
In passato più volte associazioni che riuniscono malati di  cancro o sclerosi multipla avevano manifestato la loro protesta denunciando come, a causa della burocrazia italiana, fossero costretti a rivolgersi al mercato nero per procurarsi la cannabis per le cure.
Per appoggiare queste proteste la segretaria del partito Radicale aveva iniziato da alcuni mesi a coltivare sul terrazzo della propria abitazione diverse piantine di marijuana certificando il tutto con tanto di foto postate sui social.
Una scelta coraggiosa, fuori dalla legge, cui per la verità non sono pochi a ricorrere per aggirare i regolamenti italiani. Coltivare in proprio piantine di marijuana non è impresa ardua, basta acquistare le semenze del tutto legalmente in rete oppure presso negozi specializzati. Vi sono varie tipologie di semi: regolari, femminizzati o ancora semi autofiorenti, di cui ne esistono vari tipi. Non è difficile reperirli, e la controversia e in un certo senso il paradosso è dovuto al fatto che, mentre l’acquisto dei semi è del tutto legale, non lo è l’eventuale successiva coltivazione degli stessi.
Tornando alla protesta della Bernardini, l’ex deputata ha coltivato in queste settimane le proprie piantine di marijuana che, nelle sue intenzioni, sarà poi distribuita a qualche malato che ne ha bisogno. Il tutto documentato da tanto di foto e post di sorpresa per non essere stata arrestata avendo compiuto un illecito.
Il motivo del non intervento delle autorità competenti, forse, era non voler destare troppo scalpore dando risalto alla vicenda: almeno questa era la motivazione che la segretaria dei Radicali aveva provato a darsi. Fatto sta che nelle ultime ore la sua particolare richiesta è stata accettata: almeno in parte.
Secondo quanto la Bernardini ha scritto direttamente dalla pagine del suo blog, infatti, in data 15 maggio la polizia ha fatto irruzione nel suo appartamento sequestrando 56 piantine di marijuana coltivate illegalmente. Nessun arresto, però. Solo sequestro. Motivo che ha spinto la Bernardini ad annunciare che proseguirà la propria battaglia di disobbedienza civile fino a che non si arriverà a una completa legalizzazione della cannabis per finalità medico curative.

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