Poesia/perché la poesia è infinita/come la vita.”
È, questa, la visione di Aldo Palazzeschi, uno scrittore italiano del novecento che sicuramente ha lasciato la sua impronta. È una visione che mette in risalto il rapporto della poesia con l’eternità.
Parliamo della poesia vera, quella importante, quella che riesce a cogliere l’essenza della vita e del mondo attraverso lo sguardo attento e vivo di colui che guarda.
Prolificano i poeti. O meglio, i verseggiatori che saccheggiano i cassetti e cancellano ogni forma di umiltà pubblicando milioni di versi vuoti di poesia e di anima.
Per fortuna ogni tanto qualche buon libro di poesie viene fuori ed è sempre un’emozione grande poterne parlare.
Sicuramente uno di questi è Le bambine di Carroll del poeta Bonifacio Vincenzi uscito il 15 giugno sotto l’egida di un editore sensibile ed attento come Michelangelo Camelliti e il suo LietoColle.
È poesia vera quella che si legge in questa raccolta; poesia che fa riflettere ed emozionare.
C’è un’inquietudine di fondo che l’accompagna che non viene dal poeta ma dal profondo disagio di un mondo che perde di umanità e guadagna in glaciale ferocia.
Ma possiamo anche definire questa di Bonifacio Vincenzi poesia dell’assenza perduta sicuramente nelle dinamiche dello sguardo ma profondamente viva nel sangue di chi ha afferrato il testimone per proseguire, per un tratto di strada, il viaggio della Vita che come la Poesia è eterna.
C.S.
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