Memo 24 agosto 1943: Perché morì Ettore Muti? L’italiano più decorato per importanti azioni di guerra

Memo 24 agosto 1943: Perché morì Ettore Muti? L’italiano più decorato per importanti azioni di guerra

Guerriero minorenne. Ettore Angelo  Muty nacque a Ravenna il 22 maggio 1902, da Cesare e Celestina Ghepardi, di nobili origini. Nel 1919, il padre, impiegato dell’anagrafe, su sollecitazione della moglie, fervente nazionalista, cambiò la Y con la I. A 12 anni venne espulso da tutte le scuole del Regno per aver colpito con un pugno un professore. Nel corso della Grande Guerra,  a 14 anni, fuggì da casa per arruolarsi e, dopo un primo tentativo fallito, grazie al fisico eccezionale, si presentò al posto di un amico renitente, entrando tra i Caimani del Piave. L’Ardito Muti   partì con altri 799 per costituire una testa di ponte oltre un fiume; dopo scontri all’arma bianca, quando arrivarono i rinforzi ne erano rimasti solo 23. Muti sarà tra questi e verrà proposto per una Medaglia d’Oro al Valor Militare. Per non farsi scoprire dai RR.CC. rifiutò la decorazione. I suoi superiori, sospettosi, scoprirono l’ identità e l’ età dell’Ardito e lo riconsegnarono ai genitori. Infatti, quella Medaglia non figura tra le decorazioni assegnategli.

Legionario a Fiume. Nato per l’avventura, appena 16enne, con altri 5 ex  Arditi partì per Fiume  per arruolarsi fra i Legionari. “La città viene messa sotto blocco, e Muti diventa il più famoso degli “scorridori” che si occupano di far entrare i viveri in città forzando il blocco di notte e trafugandoli dai depositi del Regio Esercito. L impresa più famosa fu il furto di una mandria di muli, che venne “offerta” a D’ Annunzio con una spettacolare parata. D’Annunzio che è sorpreso per l’età del legionario, ne sottolinea l’ardire e lo ammette ad una delle famose e balzane prove di coraggio ideate dal poeta: buttarsi dal balcone più alto di un palazzo di 5 piani su un telone da pompieri. Muti stravince la prova gettandosi addirittura dal tetto dell’edificio. Il Vate lo battezza “Gim dagli occhi verdi”, “l’uscocco Ettore da Ravenna” e lo mette a capo di una banda di “corsari”, incaricata di trafugare piroscafi per il sostentamento della città. Muti si distingue con la cattura del Cogne, nel settembre 1920. Dopo essersi nascosti per una notte intera nel tubo dell’elica, Muti e altri sei “pirati” si impadroniscono della nave diretta in Argentina e la portano al porto di Fiume, dove sarà rilasciata dietro un riscatto di 12 milioni di lire. Prima della fine dell’occupazione Muti torna a Ravenna per la malattia del padre.

Adesione al fascismo. Di formazione repubblicana e mazziniana dal 1922 diventa insieme a Frignani e Morigi capo dello squadrismo ravennate; si distingue nel prendere i comunisti a calci nel sedere e subendo numerosi arresti. Famosa la guasconata di sant’ Arcangelo di Romagna: durante una riunione dei capi socialisti nella loro sede, Muti, da solo irrompe nella sala sfondando una finestra e rischiando il linciaggio. Ma distrugge il lampadario e, protetto dall’oscurità, trafuga la bandiera rossa e fugge nella notte.” Con il fascismo al potere Muti non ha più occasioni di menare le mani, però fece epoca la scazzottata con i piloti della RAF che ironizzavano sugli aviatori italiani.  Con le donne, grazie al fisico statuario ed al volto da divo del cinema muto, Muti ebbe sempre successo. Direbbe Totò il suo problema era come respingerle, nonostante avesse i due incisivi superiori molto distanziati. Alla piccola imperfezione aveva ovviato (raggiunta l’agiatezza economica) facendovi  sovrapporre due incisivi più ravvicinati, per cui , proponendosi alle ragazze diceva: Hai la facoltà di conoscere un essere eccezionale… sono l’unico uomo con 34 denti. Nel settembre 1926 si sposò con Fernanda Mazzotti, figlia di un banchiere che non era d’accordo con le nozze. Nel 1929 nascerà l’ unica figlia della coppia, Diana. Il 13 settembre 1927 Muti subisce un attentato, mai ben chiarito(nella sua lotta ai profittatori ), nella piazza principale di Ravenna. Un  anarchico (tale Lorenzo Massaroli) gli spara due volte al braccio e all’inguine. L’attentatore viene ucciso sul posto dal federale Renzo Morigi (medaglia d’oro nel 1932 nel tiro alla pistola alle Olimpiadi di Los Angeles), noto rivale di Muti, immediatamente accorso. Quando era console della Milizia Portuale a Trieste(?) , durante un ricevimento diplomatico un principe arabo gli fece delle insistenti avances, e, ovviamente, Muti  che era un devoto ed assiduo officiante sull’altare di Venere, gli appioppò un plateale ceffone. Mussolini lo chiamò a rapporto e dopo una lavata di testa concluse: “Com’è che io non prendo mai a schiaffi nessuno?…” , e Muti di rimando, senza timori reverenziali (sempre in romagnolo): “Ma ti te se minga un un bell’oman coma me ” (trad,: “ma tu non sei mica un bell’uomo come me”). E questo basterebbe a spiegare la simpatia e l’affetto che ancora oggi suscita  il personaggio.

Imprese aeronautiche. Passato all’Aeronautica parteciperà alla Campagna d’Etiopia, dove si esibisce nella BEFFA di ADDIS ABEBA. Mancando validi avversari nel cielo, cerca di atterrare sul campo della città(per sabotarne la stazione radio) rientrando con l’aereo crivellato. L’ impresa venne celebrata dal regime tanto che Galeazzo Ciano (sempre in cerca di notorietà) volle ripeterla una seconda volta a fianco di Muti. Badoglio, che non aveva gradito quel gesto che toglieva a lui il vanto di calpestare per primo quella terra, al punto  che aveva fermato la marcia dell’armata di Graziani, che lo avrebbe preceduto da Sud, ordinò gli arresti di rigore per quell’equipaggio, ordine che poi Mussolini annullò, sostituendoli con una decorazione. Partecipò alla guerra di Spagna, affondando, da solo , l’incrociatore Cervantes e vincendo numerosissimi duelli aerei e scontri fisici con i camerati tedeschi… per  questioni di donne, come ci informa il comunista Davide Lajolo, presente alle scene… in camicia nera. Per la stampa internazionale era il CID  AEREO. Nominato, per la popolarità e l’entusiasmo suscitato nelle masse, nell’ottobre del 1939, segretario del Partito Nazionale Fascista, resistette un anno. Valoroso  combattente e  galantuomo, del tutto insensibile al tornaconto e al guadagno personale, egli che si batteva solo per ideale, ben presto si stufò della scrivania, dei pagnottisti, delle beghe dei carrieristi, dei maneggi dei profittatori (che denunciò numerosi) ed allo scoppio della guerra rassegnò le dimissioni, chiedendo di essere mandato al fronte!  “Gli  storici Salvatore Lupo (2000) e Didier Musiedlak (2003) riflettendo sul ruolo della segreteria di Muti, valorizzano gli elementi di discontinuità e cercando di superare i giudizi della storiografia precedente, (basati quasi esclusivamente sui diari di Ciano), sottolineano l’importanza della campagna di moralizzazione e di epurazione messa in atto da Muti.  Musiedlak in particolare ha notato come la sua segreteria fosse orientata a una politica di rinnovamento attraverso il ripristino al potere nel partito della ‘vecchia guardia’”. Notevole il suo interessamento normativo e legislativo a favore della gioventù italiana. ”Ribelle, leale, onesto. Un vero cavaliere solitario, e basterebbe questo a dargli un posto d’onore nella storia di questo Paese”, come dice Arrigo Petacco in Ammazzate quel fascista.  Intanto aveva conosciuto Araceli Ansaldo y Cabrera, figlia del conte di Lerin, diciannovenne studentessa di canto, cugina ed ospite del giornalista Giovanni Ansaldo , venuta a Roma con una borsa di studio: ebbe due figli da Muti  Carlo Ettore e Jolanda.

Combattè nei cieli di Francia e d’Inghilterra; da Rodi  compì azioni di bombardamento sugli impianti portuali di Haifa provocando danni notevoli. È celebre il suo marconigramma: «Chi vuole vedere il più grande incendio del mondo vada a Caifa. Nerone». Insuperato il raid aviatorio fino alle isole Barhein, nel golfo Persico, per bombardare con successo i più importanti impianti petroliferi inglesi: un volo di4500 chilometri(record ineguagliato come volo di guerra più lungo) , in parte notturno e su territorio nemico. Sempre a Rodi contribuì alla costituzione di reparti siluranti, affondando altre navi. Nel 1942, per problemi alla vista, conseguenza delle esalazioni di benzina e dei numerosi traumi sopportati nelle centinaia di missioni di guerra, è dichiarato inadatto al volo e passa a dirigere il SIA, Servizio Informazioni dell’Aeronautica. Membro del Gran Consiglio del Fascismo, in missione in Spagna per il SIA, bloccato da un bombardamento a Ventimiglia, non riesce a raggiungere Roma per la seduta del 25 luglio 1943, nella quale Mussolini fu sfiduciato dai gerarchi col famoso OdG Grandi e dovette rassegnare le dimissioni da Capo del Governo. Nell’occasione, Muti che aveva più volte segnalato a Mussolini le pecche organizzative degli Stati Maggiori che avrebbe fatto? Avrebbe votato contro Mussolini? Gli avrebbe proposto, con le bombe a mano in tasca e la pistola in mano di arrestare i cospiratori? Lo avrebbe scortato con un manipolo di sfegatati al successivo colloquio col Re?

“Il 18 o 19 agosto Badoglio diventato Primo Ministro manda a chiamare Muti non come altre volte, per consigliargli di stare a Fregene dove non sarebbe stato disturbato, ma per dargli l’incarico di recarsi presso la divisione corazzata di Camice Nere Littorio accampata nei pressi di Roma, per convincerne gli ufficiali a togliere la M rossa dalle loro mostrine. L’eroe che sempre ha offerto la propria vita alla Patria, il fascista che da gregario come da segretario del partito è stato sempre d’esempio a tutti, non accetta di colpire la dignità, la fedeltà e la forza di cui le Camicie Nere stanno dando prova.”

Testo elaborato dal presidente di Storia Memoria Identità Giorgio Natale

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