Rapporti con il “clan dei casalesi”: nuova sconfitta per la famiglia Caturano al Consiglio di Stato – inammissibile il ricorso di Aniello Caturano per la revocazione della sentenza sull’interdittiva antimafia della Prefettura

Rapporti con il “clan dei casalesi”: nuova sconfitta per la famiglia Caturano al Consiglio di Stato – inammissibile il ricorso di Aniello Caturano per la revocazione della sentenza sull’interdittiva antimafia della Prefettura

PASTORANO – In materia di interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Caserta, nuova sconfitta davanti ai giudici amministrativi per la potente famiglia Caturano i cui pervasivi affari si dispiegano pure nell’Agro caleno, in particolare nel territorio del Comune di Pastorano. Con sentenza numero 3844/2015, depositata in segreteria in data 8 agosto 2015, la terza sezione del Consiglio di Stato ha dichiarato inammissibile il ricorso numero di registro generale 1014 del 2015 proposto da Calcestruzzi Volturnia Inerti s.r.l., in persona del legale rappresentante, e da Aniello Caturano contro il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Caserta per la revocazione della sentenza del Consiglio di Stato, Sezione III, numero 3208 del 25 giugno 2014 concernente appunto un’informativa interdittiva antimafia. Pubblichiamo in coda a questo nostro articolo le due sentenze del Consiglio di Stato appena citate contrassegnate dai numeri 3844/2015 e 3208/2014, che illustrano ampiamente la complessa vicenda.

In particolare nella sentenza del Consiglio di Stato numero 3208/2014 di cui la famiglia Caturano ha chiesto – come si è visto – invano la revocazione, si sottolineava tra l’altro che “il collaboratore di giustizia Piero Amodio, affiliato al “clan camorristico dei casalesi”, fazione Schiavone, aveva riferito che Antonio Perreca, capo dell’omonimo clan camorristico operante a Recale (condannato nel processo penale c.d. Spartacus II) aveva definito Caturano Pietro “proprio compare”. Inoltre, “il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone aveva dichiarato che in seno ai consorzi Cedic e Covin operavano soggetti contigui al “clan dei casalesi”; la società Calcestruzzi Volturnia Inerti s.r.l. aveva aderito al consorzio Cedic sin dal 1991 ed il suo cda era composto da Caturano Pietro e da suo figlio Antonio mentre l’altro figlio Aniello, odierno appellato, ne era il presidente”. Rilevava ancora il Consiglio di Stato “che per quanto emerga da elementi di carattere meramente indiziario, la famiglia Caturano, nel corso di tutta la sua vita imprenditoriale, risulta in vario modo accomunata, vicina, se non contigua, con la realtà criminale gravitante nell’orbita di controllo del “clan dei casalesi” e che tali indizi provengono da elementi diversificati ed eterogenei, comunque concordanti. Si tenga conto che per la natura degli intrecci del fenomeno mafioso nel contesto geografico particolarmente difficile in cui opera la società, il semplice decorso del tempo non assume un ruolo significativo e determinante per ritenere risolto ogni collegamento con ambienti malavitosi, tanto più tenuto conto dei legami di sangue con soggetti pregiudicati o inseriti nella medesima consorteria camorristica”.

sentenza-3208 – Caturano

sentenza-3844 – Caturano

Rassegna Stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

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