VITULAZIO – La sezione vitulatina del Partito Democratico ritorna a parlare del Puc:
Come immaginiamo Vitulazio nei prossimi anni? che progetti, che tipo di investimenti bisogna realizzare per coniugare la sostenibilità tra ambiente e sviluppo? come valorizzare le risorse agricole, economiche, culturali e professionali del paese? Ecco le nostre proposte sul preliminare di PUC, già presentate in giugno e in agosto e illustrate all’amministrazione durante la consultazione pubblica del 21 luglio scorso.
La Giunta municipale ha approvato il preliminare del Piano con delibera n. 41 del 03.04.2015 senza aver preventivamente coinvolto in alcun modo i cittadini e le risorse culturali, ambientale e tecniche del paese. Neppure architetti e ingegneri che di certo non mancano a Vitulazio sono stati chiamati a dare un contributo all’Ufficio di Piano, composto dalla dirigente dell’Ufficio tecnico e da un geometra comunale che si sono avvalsi, invece, della consulenza tecnica del prof. Francesco Domenico Moccia del dipartimento di architettura dell’ Università Federico II° di Napoli.
La formulazione del Piano risulta carente di obiettivi qualificanti ed è la riproposizione quasi integrale del vecchio P.R.G. E non poteva essere diversamente anche perché all’Ufficio di Piano le amministrazioni che si sono succedute non hanno dato, né la precedente, né l’attuale, alcuna linea di indirizzo, almeno in via ufficiale, come ha riferito l’architetto Callone.
Tanto premesso, con l’intento di contribuire a migliorare la proposta di Piano approvata dalla Giunta comunale, formuliamo alcune proposte di indirizzo e di obiettivi, e quindi di modifica delle scelte strategiche del Piano stesso.
La vocazione agroalimentare del territorio comunale, che ha una notevole estensione, va evidenziata, incentivata e valorizzata, laddove invece è stata, specie negli ultimi quindici anni, , anzi completamente trascurata danneggiata da scelte che hanno privilegiato oltre ogni ragionevole misura la cementificazione. Proponiamo un piano di miglioramento della viabilità rurale, di difesa delle matrici ambientali, aria, acqua e suolo. Non è possibile perciò prescindere da un piano di eliminazione su tutto il territorio, urbano, periurbano e agricolo di ogni manufatto contenente amianto. Come non è possibile perseguire l’obiettivo di una alta percentuale di raccolta differenziata e quello del recupero e riciclo dei materiali senza nemmeno mettere in progetto una isola ecologica. Si tratta di scelte importanti non solo per il miglioramento dell’ambiente e della salute dei cittadini ma anche per i risvolti economici generali e per la riduzione della tassa sui rifiuti a carico dei cittadini.
E’ necessaria una tutela migliore delle acque prevedendo un monitoraggio sia del fiume Agnena che di tutti i corsi naturali e artificiali, senza dimenticare l’esistenza del Rio Maltempo, completamente ignorato, forse per non voler prevedere una fascia, sia pur ridotta, di rispetto.
Occorre intervenire a monte per eliminare le cause di sversamenti inquinanti, dagli oli vegetali alle acque nere e grige degli stabilimenti produttivi,in gran parte mancanti di fognature a acqua corrente.
Tutti questi interventi sono essenziali per avere un territorio agricolo sano, non inquinato, che può e deve valorizzare colture e produzioni di eccellenza, l’orticoltura, la frutticoltura e le produzioni lattiero casearie, a partire dalla mozzarella.
Ma prima di tutto è necessario mettere uno STOP deciso allo sperpero di terreno produttivo, fermando l’espansione urbanistica che si è dilatata in modo abnorme, molto al di là delle esigenze abitative del paese. Le conseguenze sono sotto gli occhi dei cittadini tutti: le abitazioni non utilizzate, vecchie ma soprattutto nuove, sono centinaia. Non si vendono e non si fittano e i proprietari e gli stessi costruttori ne vedono ogni giorno diminuire il valore.
Qual è il numero delle abitazioni costruite e non utilizzate? Nel preliminare di Piano non è detto. Ma allora come si fa a stimare le ulteriori necessità future? E’ un dato che non può essere tenuto nascosto e di cui chiediamo la ufficializzazione.
Anche le aree destinate ad attività produttive dal vecchio P.R.G. si sono rivelate molto sovrastimate, con la conseguenza di aver fatto sparire attività contadine radicate nel territorio circostante la via Appia, senza conseguire lo sperato sviluppo economico e produttivo. Ciò perché si è favorito la costruzione di capannoni ad uso commerciale, spesso siti di mero stoccaggio, a bassissimo impiego di personale e anche non qualificato.
Occorre incentivare insediamenti di natura industriale, in particolare quelli a tecnologia avanzata, ma per questo bisogna partire dalle infrastrutture, cioè acqua, fognature, energia rinnovabile. Per questo tipo di attività produttive industriali non occorrono spazi ampi perché la tecnologia ha indotto un nuovo paradigma economico, basato sulla rete internet, commons partecipativi ed energia rinnovabile, che ha superato il vecchio sistema di produzione e richiede spazi di modesta dimensione, molto attrezzati e forniti di moderne infrastrutture. E’ questo il motivo per cui non serve più l’area ASI Capua Nord che il PTCP ha “deperimetrato”, cioè cancellato per dirla in termine comprensibile a tutti.
Ed è anche questo il motivo per cui NON SERVE mantenere la destinazione commerciale/industriale di tutta la fascia tra l’Appia a l’autostrada, ma è opportuno restituirla all’uso proprio agricolo. Basta osservare che anche la fascia tra l’Appia e la ferrovia non è tutta utilizzata e che, invece, anche capannoni già costruiti restano vuoti.
Un discorso particolare va fatto per l’area collinare. La nostra collina è spoglia, arida, offre una visione paesaggisticamente brutta. E’ di tutta evidenza che occorre un progetto di riforestazione. Migliorerebbe nel giro di un decennio il paesaggio e il microclima e si creerebbe un ambiente favorevole ad attività economiche per il tempo libero e la ristorazione di qualità con l’impiego di prodotti di eccellenza del nostro comparto agro alimentare. La riforestazione dovrebbe interessare anche la parte alta della cava e la fascia bassa così da cancellare l’attuale bruttura paesaggistica.
Inoltre la riforestazione avrebbe anche l’effetto di ridurre o eliminare il rischio frana di cui non si è tenuto conto nel preliminare di Piano approvato.
La scelta di voler destinare l’area di cava ad impianti sportivi e ricreazionali ci sembra sbagliata in toto, cioè sotto tutti gli aspetti, compreso quello della sostenibilità economica. Riteniamo, invece, che il sito si presterebbe egregiamente ad un grande impianto di produzione di energia solare che darebbe grandi vantaggi al paese sul piano ambientale ed economico. Ma l’area della cava deve essere innanzi tutto messa in sicurezza per eliminare il rischio di inquinamento delle falde acquifere, visto che a suo tempo fu riscontrato, dagli stessi Carabinieri del N.O.E., che c’era un grande scavo molto profondo.
La costruzione di una strada nella fascia pedocollinare che dovrebbe passare per la cava e continuare verso il Monticello è assolutamente pericolosa perchè favorirebbe il dissesto idrogeologico della fascia stessa e aggraverebbe il rischio frana. E’ necessario, invece, per migliorare le condizioni di vita degli abitanti della zona Tutuni, un allargamento della strada provinciale per Camigliano, con marciapiede idoneo da un lato e pista ciclabile dall’altro.
Il centro storico del paese è stato del tutto ignorato, mentre invece occorre un progetto di recupero che non ne alteri la tipologia architettonica, per non ripetere l’errore a suo tempo consentito per il palazzo che sta di fronte alla chiesa.
E’ chiaro che occorrono misure di incentivazione, come può essere una consistente riduzione degli oneri di costruzione.
Occorre poi un piano di riqualificazione delle zone di espansione dell’edilizia abitativa dove non esistono infrastrutture adeguate oppure mancano del tutto.
Si tratta delle traverse di via Tutuni, carenti di infrastrutture e in molti casi non fornite neppure di energia elettrica. Le traverse più larghe dovrebbero essere prolungate per farle sboccare sulla via Conte e quelle più strette potrebbero essere raccordate con altre a sud. In tal modo si migliorerebbe la circolazione in tutta la zona e si alleggerirebbe il traffico su via Tutuni.
Una eventuale necessità ( da verificare!) di ulteriore espansione abitativa può essere prevista in questa zona.
Altra zona da riqualificare è quella denominata “ dietro la Chiesa” alla quale si accede da vico san Marco lungo poche decine di metri, dopo di che vi sono solo vie private per cui molte abitazioni non hanno accesso pubblico, sono intercluse al passaggio di mezzi di dimensioni superiori a quelle di un’auto e non sono servite dalla rete del gas.
Vitulazio,03/06/2015
Il Circolo P.D. di Vitulazio