PIGNATARO M. – Il superboss pluriomicida ed ergastolano di Pignataro Maggiore Raffaele Ligato, che uccideva le persone come se fossero mosche, ora pretende che qualcuno provveda ad ammazzare le zanzare che gli danno fastidio in prigione, dove si trova recluso in regime di 41-bis (carcere duro). Dell’incredibile vicenda si è dovuto occupare – come si apprende da una ordinanza della Corte di Cassazione – il Magistrato di sorveglianza di Milano che “dichiarava inidonea ad attivare la procedura di reclamo l’istanza con la quale il detenuto Ligato Raffaele lamentava il caldo eccessivo e la presenza di zanzare nella sala colloqui del carcere di Opera”. Poi, “avverso il provvedimento il detenuto personalmente propone appello, qualificato come ricorso per Cassazione, reiterando le doglianze già espresse al Magistrato di sorveglianza”.
Ma – aggiungono i giudici della Cassazione – la legge attribuisce al Magistrato di sorveglianza la competenza a conoscere dei reclami proposti, tra l’altro, “nei confronti di specifici atti della Amministrazione penitenziaria lesivi di diritti dei detenuti. La valutazione del grado di “comfort” assicurato durante gli incontri nella sala colloqui del carcere, non rientra in alcuno degli ambiti per i quali è prevista la tutela giurisdizionale”. Da qui l’ordinanza numero 51565 della settima sezione della Corte di Cassazione, emessa a seguito dell’udienza del 12 luglio 2013, che ha dichiarato inammissibile il ricorso di Raffaele LIgato e lo ha condannato al pagamento delle spese processuali ed al versamento in favore della cassa delle ammende della somma di 1.000 Euro.
Pubblichiamo in coda a questo articolo il testo integrale della citata ordinanza numero 51565 della Corte di Cassazione.
Rassegna Stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it