Pastorano: la descrizione di un paese nel racconto “romanzato” di un giovane scrittore

Pastorano: la descrizione di un paese nel racconto “romanzato” di un giovane scrittore

PASTORANO – Proponiamo ai nostri lettori un racconto di un giovane pastoranese che descrive il suo paese in un modo particolare:

Lo sguardo visionario, un po’ nebuloso di un giovane del proprio paese che si traduce in una forma romanzata, un pò sublime, un pò pessimista ma che nasconde un amore profondo che lo porta a narrare ciò che segue…

Ma questo è amore?
Guardo un albero, è forse oscuro. Le sue radici sono visibili, sono in parte fuori il terreno. Lo scorgo a poco a poco, mi domando, che albero è?
Vedendo più chiaramente, in questo paesino della Campania, l’albero è il paesino e il paesino è l’albero.
Quello che racconterò di seguito è amore?
E’ una visione sentimentale buona, positiva?
L’albero dalle radici in parte visibili è un albero malato.
Si le sue radici sono buone, tengono ancora, almeno si spera.
Da un po’ di tempo a questa parte, sembra che l’albero, quindi il paesino abbia preso un cancro.
Il tronco marcisce sempre più, si scurisce di un marrone bruciato, come in putrefazione; nei rami non ci sono più nidi, ne tanti uccelli ed i frutti che nascono e cadono a terra sono marci, solo pochi rami ancora cacciano frutti buoni.
Arriva la nebbia, essa avvolge, travolge il tronco, e su per i rami. E’ forse oscurità?
Non c’è più una visione chiara, nel paese i vetri delle finestre delle varie abitazioni sono opachi, fa freddo anche in estate. L’albero non si nutre più attraverso le radici, e non si comprende se il nutrimento provenga dal di fuori o dal di dentro, forse da una nebbia che si infittisce, che avvolge solo il tronco.
Quando a Giano Vetusto, a Camigliano, a Pignataro Maggiore e gli altri paesi limitrofi, c’è il sole, a Pastorano piove.
Il giovane esce a correre e respira un’aria viziata, una puzza proveniente dalla lontana periferia invade, quasi pervade tutto il circondario.
Succede che il paese si sta anche spopolando, alcune delle sue importanti vie, che fanno parte della sua storia, presentano molte case, vuote, senza vita e affisso alla porta d’ingresso: “Vendesi, Affittasi”.
Anche qualche terreno è in “Vendesi”.
Indi una seconda aria si fa spazio, si respira quest’aria che si mescola alla puzza, e l’abbraccia, con essa si completa, è un’aria cattiva, di quella cattiveria, di quella malizia che molte persone di Pastorano hanno, e che sanno nascondere bene. Negli ultimi anni, negli ultimi tempi anche l’omertà fa compagnia a questa gente.
Persone di tutte le età, mi chiedo chissà, se considerano ancora la propria dignità.
Lo vedo ancora meglio, è un albero imbrunito questo, e via via stranamente si trasforma, in una metamorfosi continua, e assomiglia molto ad un salice, ma i suoi rami lunghi, scuri, bruciacchiati, secchi, all’estremità mostrano delle mani che sembra vogliano toccare il suolo.
Una volta nel tronco vi erano diverse tane, diversi fori in cui si avvicendavano scoiattoli, passeri, ed uccelletti di varia specie che condividevano molto, si consorziavano, si associavano; oggi a parte qualche forellino che ancora resiste a rimanere aperto e pulito all’ interno di qualche foro, tutti gli altri e le vecchie tane, hanno in se tartufi allucinogeni misti a vermi di varia specie.
Tira un forte vento, e il giovane si copre bene avvolgendosi nel lungo cappotto, e con uno sguardo volto all’orizzonte pensa al racconto: questo è amore?
Un profondo sentimento fa affiorare alla sua mente delle particolari parole, la motivazione, la sublimazione del perché di questa visione del suo paese, dove è cresciuto, dove oggi percorre delle strade, e le percorre anche correndo, osservando talvolta le persone che incrocia: alcune di loro lasciano spesso trasparire nel loro volto desolazione, un velo di tristezza e noia.
Se non avesse provato amore per questo albero, per questo paese, oggi non riuscirebbe a scrivere di come è cambiato.

Feel Lo Sordo

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