PASTORANO – La politica pastoranese sta assistendo a quello che potrebbe essere definito un “parricidio” indotto dalla stessa vittima. L’ex sindaco Arcangelo Cuccaro, padre e demiurgo de “Il Paese che Vorrei”, è riuscito a farsi infilzare (metaforicamente) dalla stessa spada che il suo storico pupillo, l’ex Consigliere comunale Gaetano Di Gaetano, aveva sfoderato qualche giorno prima per attaccare la cloaca di interessi e affari che da anni si muovono in paese, alle spalle degli ignari cittadini. La lunga filippica, pur non riportando i nomi, aveva chiaramente fatto intendere circostanze e malcelate operazioni che i potentati locali stanno mettendo in campo per un nuovo depauperamento di Pastorano.
Di fronte all’estrinsecazione dei protagonisti dei fatti narrati da Di Gaetano, Cuccaro ha preferito riprendere gli argomenti della sinistra di epoca berlusconiana. Ha tentato di spegnere gli ardori dei giovani rampanti spiegando che non si entra nella sfera privata e familiare dei personaggi pubblici. L’ex sindaco, però, dimentica due aspetti fondamentali. Il primo rappresenta una regola fondamentale del vivere insieme: quando l’interesse privato (di politici, tecnici e di qualsiasi altro cittadino) limita l’interesse pubblico, non c’è sfera privata che tenga. Il secondo, invece, ci riporta alla ormai proverbiale miopia della sinistra italiana, la quale, grazie a tale atteggiamento, ha garantito lunga vita all’inciucio e agli interessi inconfessabili di gruppi favorevoli e – apparentemente – contrari a Berlusconi.
Al di là dei sofismi politici, l’unico dato incontrovertibile che emerge è la presenza (dentro e fuori “Il Paese che Vorrei”) di due diversi atteggiamenti rispetto a quanto sta accadendo a Pastorano in questi mesi: quello reazionario e quello rivoluzionario, nel senso letterale dei due termini. C’è chi oggi vorrebbe azzerare un sistema che dura da decenni, ormai incrostato dal potere di piccoli e grandi caporali (politici e tecnici) che si garantiscono l’autosussistenza e che oggi stanno cercando di monetizzare il forte interesse imprenditoriale per la zona industriale. C’è, invece, chi vorrebbe – con ignavia o in modo interessato – garantire quella continuità grazie alla quale le responsabilità dell’arretratezza e dei disastri del paese, come spesso accade, anche in futuro saranno orfane. A questo punto Arcangelo Cuccaro con chi sta, con i primi o con i secondi?
Red.