VITULAZIO – Si è concluso dopo quasi undici anni il procedimento penale che vedeva imputati Giovanni Pezzulo e Mario Pezzulo, due noti costruttori di Vitulazio, accusati di lesioni aggravate nei confronti di Alban Gyoni, un cittadino albanese che per qualche anno ha risieduto anche a Pignataro Maggiore. La sesta sezione penale della Corte d’Appello di Napoli ha riformato la sentenza di primo grado di condanna alla luce dell’intervenuta prescrizione, per cui si è stabilito “il non doversi procedere” perché “il reato è estinto per intervenuta prescrizione”. Il giudice, però, ha confermato la condanna al pagamento dei danni morali e materiali alla vittima (che saranno quantificati in sede civile) e alle spese legali al procuratore speciale costituito, l’avvocato Giuseppe Romano.
I fatti oggetto di giudizio risalgono al 14 luglio del 2005, quando i fratelli Pezzulo denunciarono la vittima, accusandola di aver incendiato una Fiat Panda nel cortile della loro abitazione e riferendo ai carabinieri – in sede di denuncia – di aver riconosciuto la sua autovettura. Gyoni fu prima arrestato e poi scarcerato perché il Giudice per le indagini preliminari non convalidò il fermo. La sera stessa della scarcerazione – il 16 luglio -, davanti al bar “Simply Zen” di Vitulazio, gli imputati – che abitavano in viale Kennedy – incrociarono l’uomo e, dopo averlo trascinato in strada, cominciarono a picchiarlo con dei bastoni. Il malcapitato tentò di scappare prima alla vicina stazione dei carabinieri, ma il presidio era chiuso. Per sottrarsi ai due, l’uomo si rifugiò nel vecchio cimitero di Vitulazio, dove riuscì a telefonare ai carabinieri, ma i colpi subiti, gli provocarono contusioni e traumi sparsi. Il processo che ne è scaturito e che ha visto la condanna dei due, si è protratto per vari anni a causa della lontananza di Gyoni, il quale era sprovvisto di permesso di soggiorno ed è stato costretto a ritornare in Albania. Per questo l’espletamento di tutte le incombenze giudiziarie, vista la distanza, non è stato sempre agevole.
In primo grado – nel novembre del 2013 – il Giudice monocratico del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottoressa Alessandra Vona, aveva condannato i due imputati a tre mesi di carcere, al pagamento dei danni morali e materiali alla parte civile (costituita in giudizio) e alle spese legali. In secondo grado, a causa dei tempi lunghi, si è dovuto prendere atto dell’intervenuta prescrizione, pur confermando gli effetti civili.
Red. Cro.