Centrale a biomasse di Pignataro Maggiore: l’impianto voluto dall’ex sindaco Magliocca collocato in un’area già a rischio per la salute dei cittadini a causa dell’inquinamento. Lo dice il Ministero rispondendo all’interrogazione parlamentare del movimento 5 Stelle

Centrale a biomasse di Pignataro Maggiore: l’impianto voluto dall’ex sindaco Magliocca collocato in un’area già a rischio per la salute dei cittadini a causa dell’inquinamento. Lo dice il Ministero rispondendo all’interrogazione parlamentare del movimento 5 Stelle

PIGNATARO M. – Il 7 maggio dello scorso anno la senatrice del MoVimento 5 Stelle, la sammaritana Vilma Moronese, insieme ad altri deputati grillini aveva posto una interrogazione parlamentare diretta al Ministero dell’Ambiente e della Salute riguardante la realizzazione della centrale Biopower, nel comune di Pignataro Maggiore, alimentata a biomasse e sponsorizzata fortemente dall’allora sindaco Giorgio Magliocca.

L’interrogazione della cittadina senatrice sposava alcune delle più importanti rivendicazioni dei movimenti per la difesa del territorio che negli anni si sono opposti, nell’Agro caleno, a quella che in tanti ritenevano una accanita aggressione al bene comune e ai diritti collettivi, a partire proprio dal diritto di vivere in un ambiente sano e a quello di poter pienamente tutelare la propria salute.

A partire da una serie di valutazioni molto precise sullo stato di notevole criticità ambientale in cui versa l’area, segnatamente rispetto al progressivo e preoccupante deterioramento della qualità dell’aria, i deputati pentastellati chiedevano, tra le altre cose, al Ministero di chiarire se fosse o meno a conoscenza della situazione di elevato inquinamento a cui le popolazioni locali sono sottoposte.

Ricordiamo, per quei pochi lettori che non ne siano a conoscenza, che stiamo parlando dell’area in cui insiste l’ampia zona industriale che attraversa i maggiori comuni dell’Agro Caleno: Sparanise, Calvi Risorta, Pignataro Maggiore. Un’area ampia a ridosso dei centri abitati.

A distanza di un anno, lo scorso 28 aprile, è giunta finalmente la risposta ufficiale. In particolare, il Ministero ha risposto per bocca della Sottosegretaria Barbara Degani, intervenuta nella seduta della XIII commissione permanente al Senato. Ebbene, quello che è emerso risulta essere ben poco rassicurante per i comuni caleni i quali, attraverso le scelte politiche dei propri rappresentanti, non hanno fatto altro che contribuire a determinare l’attuale situazione di elevato inquinamento ambientale.

Il Ministero, infatti, ha definitivamente confermato l’allarme già diffuso dall’ARPAC.

La sottosegretaria Degani cita i dati ufficiali rispetto alle emissioni di PM10 ottenuti grazie alle due stazioni fisse di monitoraggio, denominate “Pignataro Maggiore” e “Sparanise”, posizionate dalla regione Campania, a partire dal mese di maggio 2015, inforza del nuovo Progetto di rete di monitoraggio regionale della qualità dell’aria. In particolare nel 2015, la stazione “Sparanise” ha registrato il superamento del valore limite giornaliero per la protezione della salute umana per ben 75 giorni. Relativamente al 2016 (e siamo solo a maggio) il limite è stato superato già per 43 giorni. La salute dei cittadini di Sparanise, Calvi e Pignataro sarebbe dunque a rischio.

La ragione di questa progressiva impennata delle emissioni di particolato PM10 nell’aria probabilmente è attribuibile in gran parte alla presenza della centrale Turbogas di Sparanise, i cui fautori si ripresentano alla prossime elezioni comunali sparsi un po’ ovunque nelle liste civiche. Dal canto suo la Calenia non si è mai preoccupata di dover rispettare fino in fondo gli impegni presi (invero molto pochi), né le popolazioni che ne subiscono l’impatto ambientale. Pare che sia sufficiente mantenere un buon rapporto con una classe politica pronta a barattare la salute dei propri concittadini con una folgorante carriera.

Ma non è tutto, la lunga diatriba contro la nuova centrale della Biopower sollevata dal comune di Pignataro nell’era Cuccaro si è risolta in una bolla di sapone. La lunga ed estenuante guerra di carte bollate sembrerebbe non aver ancora raggiunto l’obiettivo di bloccare l’ecomostro di via del Conte.

Tuttavia, l’entrata in funzione dell’impianto non è scontata. Viste le oramai acclarate criticità ambientali ed un procedimento pendente relativo alla regolarità delle complesse procedure di autorizzazione  – il procedimento penale è ancora in corso, mentre sul fronte amministrativo la partita sembrerebbe ancora aperta (leggi qui) -, uno spiraglio per scongiurare l’insediamento resta aperto.

Teodosio Lepore (teodosio.lepore@gmail.com)

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