Sequestro dell’area “A1Expo”: la maggioranza della società che gestisce la struttura appartiene a Pietro Caturano, capostipite di una famiglia imprenditoriale accusata dai pentiti di contiguità con il “clan dei casalesi”

Sequestro dell’area “A1Expo”: la maggioranza della società che gestisce la struttura appartiene a Pietro Caturano, capostipite di una famiglia imprenditoriale accusata dai pentiti di contiguità con il “clan dei casalesi”




PASTORANO – “È stato inoltre accertato che la “Catras S.r.l.”, società che gestisce la struttura, ha organizzato, nel tempo, numerosi eventi fieristici ottenendo le previste autorizzazioni dagli organi competenti non conformi ai dettati normativi”. La chiusa del comunicato stampa della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, dopo il sequestro dell’area “A1Expo” di Pastorano (leggi qui), ha aperto il campo a tanti interrogativi sul perché siano state concesse delle autorizzazioni, da parte degli organi competenti, “non conformi ai dettati normativi”. A tali domande soltanto gli inquirenti potranno dare qualche riscontro. L’unico quesito al quale al momento è possibile dare una risposta è: chi controlla la società alla quale si fa riferimento nell’inchiesta delegata alla Guardia di Finanza?

La Catras S.r.l. (come è possibile verificare nella visura pubblicata in fondo all’articolo) è una società che ha sede legale a Melizzano di Benevento ma che ha la propria base operativa in contrada San Justa a Pastorano. Il 10% delle azioni sono in possesso dell’attuale amministratore unico, Antonietta Caturano. La maggioranza (il 90% per un valore di 9180,00 euro), invece, appartiene a Pietro Caturano, capostipite della famiglia imprenditoriale maddalonese che ha variegati interessi imprenditoriali e importanti agganci politici (Antimo Caturano è stato Consigliere provinciale a sostegno dell’ex Presidente Domenico Zinzi). Gli onori della holding maddalonese, però, negli ultimi anni si sono intrecciati con le parole poco lusinghiere pronunciate dai collaboratori di giustizia.

Nella sentenza del Consiglio di Stato numero 3208/2014, i giudici amministrativi riportavano che “il collaboratore di giustizia Piero Amodio, affiliato al “clan camorristico dei casalesi”, fazione Schiavone, aveva riferito che Antonio Perreca, capo dell’omonimo clan camorristico operante a Recale (condannato nel processo penale c.d. Spartacus II) aveva definito Caturano Pietro “proprio compare”. Inoltre, “il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone aveva dichiarato che in seno ai consorzi Cedic e Covin operavano soggetti contigui al “clan dei casalesi”; la società Calcestruzzi Volturnia Inerti s.r.l. aveva aderito al consorzio Cedic sin dal 1991 ed il suo cda era composto da Caturano Pietro e da suo figlio Antonio mentre l’altro figlio Aniello, ne era il presidente”. Rilevava ancora il Consiglio di Stato “che per quanto emerga da elementi di carattere meramente indiziario, la famiglia Caturano, nel corso di tutta la sua vita imprenditoriale, risulta in vario modo accomunata, vicina, se non contigua, con la realtà criminale gravitante nell’orbita di controllo del “clan dei casalesi” e che tali indizi provengono da elementi diversificati ed eterogenei, comunque concordanti (leggi qui).

Dunque, nonostante un quadro non troppo rassicurante, “gli organi competenti” per anni hanno concesso alla Catras srl delle autorizzazioni non conformi alla normativa su un’area che presentava numerosi abusi edilizi. I motivi di tale leggerezza ancora non sono chiari. Da Enti come il Comune di Pastorano, infatti, non sono ancora arrivati dei chiarimenti in merito a tutta la vicenda.

Consulta la visura: visura catras srl

Red.

Commenta con Facebook