In allegato la copia integrale della sentenza emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a firma del Giudice per le Udienze Preliminari, dr.ssa Stefania Amodeo: clicca qui per leggerla.
Il motivo di quella condanna? Niente di che…non hanno ucciso nessuno. I due hanno solo denunciato Montanaro Giorgio e Morcone Angelo di tentata estorsione pur sapendoli innocenti. Cosa da niente. Succede tutti i giorni che uno va in caserma a denunciare una tentata estorsione. Tra l’altro, almeno così si evince dalle motivazioni, a pesare sulla condanna di Scialdone vi è anche l’aggravante della recidiva per un reato simile. Dalle carte risulta che Lei, signor Scialdone, è già stato condannato in via definitiva per un reato simile. Ci vuole dire di che si tratta? Ci conferma che Lei è già pregiudicato?
Questo il nostro precedente articolo che spiega come andarono i fatti: “Condannato “in nome del popolo italiano” a 3 anni e 2 mesi di reclusione Antonio Scialdone. “Solo” 2 anni invece per l’Assessore Alessandro Parillo“.
Le motivazioni della sentenza. Le motivazioni sono una vera e propria bomba che mettono la parola fine sui tanti “si dice…” “forse…” “chissà…” “vedremo…”, “aspettiamo…” ecc.
Infatti, si leggono chiaramente negli atti depositati: “voto di scambio”, pagamenti di somme di denaro promessi ed effettuati, giri di soldi che legano le elezioni ai voti che dovevano arrivare ad ogni costo.
Gli inquirenti hanno accertato a seguito di vari interrogatori che i fatti narrati da Montanaro e Morcone rispondevano a verità. Cos’hanno dichiarato questi due? In sintesi hanno dichiarato di aver ricevuto la promessa di soldi e posti di lavoro per la campagna elettorale alle elezioni Regionali di Michela Pontillo, compagna di Antonio Scialdone, a cui partecipò attivamente anche il nostro Sindaco Cuccari. Chi gli ha fatto questa promessa? Loro dicono Alessandro Parillo per tramite di Antonio Scialdone. Tutti gli altri testimoni hanno avvalorato queste dichiarazioni.
Al contrario le dichiarazioni di Parillo e Scialdone vengono smentite da tutti i testimoni, eccetto Mario Di Lillo, che è sì un carabiniere in pensione, ma suo figlio è anche dipendente del Consorzio Rifiuti (di cui Scialdone è ex Direttore), e Michela Pontillo, la quale non poteva fare altro che schierarsi dalla parte del proprio compagno Antonio Scialdone. Cos’avevano dichiarato Parillo e Scialdone? Avevano dichiarato di non aver nulla a che fare con Morcone né con Montanaro e di non aver promesso soldi a chicchessia. La Pontillo scarica le colpe su Parillo, dicendo che è lui che si è occupato della sua campagna elettorale e lei non ne sa niente. Parillo in un secondo momento afferma di aver incaricato per l’attacchinaggio di manifesti Natale Pietro e non i due fratellastri Morcone e Montanaro.
E allora perché Parillo e Scialdone vanno a denunciarli per tentata estorsione? Le motivazioni parlano piuttosto chiaro: «fu evidentemente il timore che Morcone mettesse in atto la minaccia di denunciarli per voto di scambio (ipotesi delittuosa peraltro non certa peregrina […]) e di difendersi dalla relativa accusa, screditando i due soggetti».
Come si svolsero i fatti. Sul Cavaiuolo, notoriamente il luogo più indicato per certi incontri “riservati”, Angelo Morcone, visti Parillo, Scialdone e il carabiniere in pensione Mario Di Lillo, gli si avvicinava e chiedeva a Parillo di avere i 5mila euro promessi perché in precedenza aveva affisso i manifesti per la campagna elettorale della candidata alle scorse elezioni Regionali Michela Pontillo, compagna di Antonio Scialdone, l’onestissimo di cui sopra. Morcone aggiungeva che se non avesse ricevuto quei soldi si sarebbe recato dai carabinieri a denunciare Scialdone e Parillo per “scambio di voti”.
Parillo, che notoriamente non lavora per Scialdone (il quale lo ricordiamo è ex Direttore del Consorzio Rifiuti e attivo ancora oggi in varie aziende del ramo), avendo con lui solo una “disinteressata” amicizia pur lavorando nel settore dell’immondizia già da un bel po’ di anni (sono solo coincidenze…solo coincidenze cari vitulatini), subito fa notare che devono parlare con Scialdone e che quella gli pareva una estorsione bella e buona perché lui non aveva commissionato alcunché né a Morcone né a Montanaro: aveva aiutato Michela Pontillo solo perché era amico “disinteressato” di Antonio Scialdone.
Andato via Morcone, questi si ripresentava poco dopo con il fratellastro Giorgio Montanaro, i quali chiesero di nuovo i soldi e le promesse avute in campagna elettorale. Avuto un nuovo rifiuto, si recano dai carabinieri a sporgere denuncia contro Parillo e Scialdone per “voto di scambio”.
Parillo, a quel punto, corre in caserma a denunciare Morcone e Montanaro per il reato di tentata estorsione, pena questa punibile fino a 13 anni di reclusione. Dopo poche ore anche Scialdone si presenta dai carabinieri a fare la sua denuncia contro i due fratellastri, i quali vengono immediatamente arrestati e successivamente scagionati dal Pm. Quest’ultimo, dopo aver sentito i due arrestati, giudicò inesistenti gli estremi del reato denunciato da Parillo e Scialdone.