VITULAZIO – Ancora una volta ci occupiamo dell’approvando Piano Urbanistico Comunale di Vitulazio e tra relazioni, mappe, e studi, ci siamo perfino recati verso l’ampia zona produttiva di Vitulazio che, per il momento, sembra essere una bella distesa di verde sulla quale ogni tanto spunta qualche capannone. Qualcuno è occupato da aziende di logistica e poi ci sono quelli destinati allo stoccaggio delle “cosiddette pezze americane”, altri capannoni sono “anonimi” o vuoti con la solita scritta “affittasi” o “vendesi”, e altri perfino abbandonati a sé stessi con tanto di “erba gramigna”. Questa volta, insieme al consigliere comunale Raffaele Russo, abbiamo raggiunto la zona industriale e realizzato anche un video che potrete vedere qui a margine.
L’approvando Puc, redatto da uno staff di tecnici guidati del capo dell’Ufficio Tecnico del Comune, l’Architetto Lidia Callone, con la consulenza tecnico-scientifica del Dipartimento di Architettura dell’Università “Federico II” di Napoli, prevede un’ampia zona D che indica le aree destinate alle attività produttive. Queste due zone sono classificate in due categorie: D1 – Aree per insediamenti produttivi esistenti e di completamento (zone totalmente o parzialmente utilizzate, ed in questo caso è ancora possibile realizzare altri insediamenti); D2 – Aree per insediamenti produttivi di completamento (aree sprovviste di insediamenti dove è possibile realizzare nuovi interventi).
Le zone D prevedono insediamenti produttivi con delle attività di tipo industriale, artigianale, commerciale e ricettive e sono individuate su tutta la fascia che dal cosiddetto “bivio dell’Agnena” porta fino al confine con il Comune di Pastorano in località Spartimento, sia a destra che a sinistra, dalla Strada Statale Appia estendendosi in profondità da un lato fino al confine con l’Autostrada e dall’altro con la rete ferroviaria. E ancora, sempre la zona D2, interesserà anche le aree poste ai lati della Strada Provinciale che da Vitulazio porta a Capua (dal cavalcavia che attraversa l’Autostrada fino al bivio con la Statale Appia, includendo anche delle zone situate dietro località Piglilarmi (lato che guarda verso Bellona).
L’ampissima zona produttiva D2, prevista nell’approvando Piano Urbanistico Comunale di Vitulazio, che in buona parte è la medesima che fu definita nel Piano Regolatore Generale, approvato nel 2005, è stata interessata da diverse previsioni di assi stradali interni, idonei ad urbanizzare tutte le aree e permetterne dei facili accessi sia sulla Statale Appia che sulla Provinciale per Capua. In vari casi, sono delle stradine di campagna già presenti ma dissestate e che hanno soltanto l’utilità di servire i pochi residenti e gli agricoltori della zona. Mulattiere che, se ampliate, riparate e adeguate agli standard previsti dalle recenti normative stradali, potrebbero essere di utilità e di servizio per l’accesso viario ai futuri insediamenti produttivi. Difatti, sono previsti diversi accessi sulla Statale Appia ed un asse viario interno che da località Cappelluce attraversa località Marotta e porta fino a località Pezzagrande, con tre accessi sull’Appia. A ridosso della Provinciale per Capua, in zona Agnena, è previsto un asse viario (attualmente mulattiera) che da località Fontana (zona del depuratore) porta fino a località Piglilarmi, attraversando l’autostrada (tramite un cavalcavia secondario già presente) e che spunta sulla Provinciale, dove è prevista una rotatoria che si congiunge con un’ulteriore strada fino all’Appia.
Queste vaste aree destinate alle attività produttive tra commercio, artigianato e industria, erano già largamente sovradimensionate dal vecchio Piano Regolatore e con il nuovo Piano Urbanistico Comunale sono state ulteriormente ampliate, malgrado non sussista un’evidente necessità di grosse richieste di imprenditori che attendono per investire a Vitulazio. A dimostrazione di questo c’è la “visiva ricognizione” con i tantissimi terreni inutilizzati e i tanti capannoni che risultano vuoti. Non era più opportuno restituire queste ampissime praterie alla vocazione agricola, visto che queste zone sono sprovviste perfino delle infrastrutture primarie, come fogne, depuratori, acqua, ecc. Non era più opportuno ridimensionare la zona produttiva in una sola fascia omogenea e prevedervi delle valide e fattibili infrastrutture che non restino soltanto sulla carta e nei vari piani per opere pubbliche realizzati con le solite promesse di sovvenzioni regionali che non sono mai arrivate.
Queste zone produttive, in diversi casi, presentano delle criticità connesse alla dotazione delle infrastrutture primarie quali l’adeguato approvvigionamento di fornitura elettrica ed idrica, alla rete fognaria ed un impianto di depurazione delle acque reflue inesistente, al ritiro ed al trattamento dei rifiuti, alla disponibilità di accedere a rete telefonica e telematica, assenza di illuminazione pubblica, ecc. Migliorie infrastrutturali che sono presenti nella zona industriale delle vicine cittadine di Pignataro Maggiore e Pastorano, dove si è pensato prima a costruire i servizi pubblici e poi a valorizzare i terreni, visto che gli imprenditori che hanno realmente la volontà di investire, senza fare speculazioni, non possono accollarsi anche le spese per le infrastrutture pubbliche oltre a quelle per la realizzazione dello stabilimento. A Vitulazio siamo da oltre 10 anni a litigare su dove prevedere (sempre sulla carta) la realizzazione di strade, rotonde e accessi, mentre a soli2 chilometridi distanza, oltre a realizzare strade, rotonde, accessi, fogne, ecc. hanno costruito tantissimi capannoni che ospitano aziende che danno anche tanto lavoro ai disoccupati dei rispettivi territori, vedi il caso di Pastorano.
Ritornando alla vasta zona destinata agli insediamenti produttivi, quella a ridosso della Statale Appia, tutti ricorderanno le diatribe iniziate nel lontano 2005, quando a poco tempo dall’approvazione del Piano Regolare Generale che, per diventare “definitivo” dovette aspettare un bel po’ di anni, l’allora ed anche attuale Sindaco, il professor Luigi Romano, fece approvare in Consiglio Comunale, dalla maggioranza bulgara dell’epoca (non c’era la minoranza in assise) ben tre varianti allo strumento urbanistico al fine di consentire la realizzazione di un Centro Commerciale in località Cappelluce. Varianti che prevedevano la modifica degli assi viari previsti dal PRG targato Sperino e che dovevano consentire all’imprenditore Michele Sepe da Afragola/Cardito di realizzare un centro commerciale e le annesse opere di infrastrutturazione previste sui terreni di sua proprietà.
In seguito si scatenò una forte contrapposizione alla sua iniziativa imprenditoriale e tra ricorsi al Tar, denunce, sequestri, ecc. iniziarono i primi tentennamenti a realizzare il centro commerciale, ma a distanza di due anni, nel 2007, Sepe ci riprovò e il Consiglio Comunale approvò altre due delibere che acconsentivano i lavori di costruzione di una strada che fungeva da raccordo tra Appia e Provinciale, finalizzata alla realizzazione di questo centro commerciale. Poi tutto “affogò” nelle acque del Rio Maltempo, con il sequestro dei terreni e gli avvisi di garanzia sia per l’imprenditore che per il tecnico comunale, e, in attesa che la giustizia stabiliva se quel corso d’acqua era un torrente o un fosso, naufragò definitivamente l’idea di costruire il centro commerciale e così passarono gli anni. Nel frattempo cambiò l’Amministrazione Comunale. A metà del 2009, il nuovo sindaco, il dottor Achille Cuccari, già primo cittadino dal 1995 al 2004 e vice-sindaco di Romano fino al 2007, ritornò di nuovo sulla questione, e appena insediatosi si occupò della zona produttiva D2, mediante un’apposita delibera di Giunta, dando una serie di direttive all’Ufficio Tecnico Comunale al fine di perfezionare le infrastrutture e la viabilità in detta area.
E così, nel giro di un anno venne prima dato l’incarico alla società “Protec srl” di Napoli di realizzare una progettazione per i “lavori di completamento dell’infrastrutturazione delle are a destinazione produttiva dal vigente P.R.G. in contiguità con la Strada Statale Appia” e poi, sempre nel 2010, venne dato l’incarico per la “redazione del Piano Urbanistico Attuativo per la Z.T.O. D2 di cui al P.R.G. comunale vigente” al Dipartimento di Progettazione Urbana e di Urbanistica dell’Università “Federico II” di Napoli. E cosi, con varie proposte di assi viari (lotti funzionali) tra rotonde, accessi, curve e l’abbassamento della dimensione minima di suolo per poter realizzare degli insediamenti produttivi, che era di 30.000 mq e che risultava eccessiva rispetto alle richieste imprenditoriali, questi terreni ubicati in località Cappelluce finirono al centro di una serie di sedute del Consiglio Comunale e di costose progettazioni a carico dell’Ente. Dopo poco, con l’ennesimo vespaio di polemiche, il tutto si arenò di nuovo e ripiombò il silenzio sui terreni della zona produttiva D2 e sugli investimenti imprenditoriali previsti.
Nel frattempo, siamo nell’anno 2013, la precedente convenzione con gli “accademici” della “Federico II” di Napoli venne sostituta con quella per la redazione dello “studio, elaborazione dati e assistenza alla redazione del P.U.C. ai sensi della Legge Regionale 16/2004”. Poi un’assordante silenzio, rotto la sera degli ultimi comizi elettorali del 2014, con il sindaco uscente, il dottor Achille Cuccari che pronunciò accuse ben precise, riproposte soltanto nelle ultime settimane, tra vari manifesti murari e pubblici incontri, dove si fanno nomi e cognomi di imprenditori, si citano fatti specifici e terreni che avrebbero subito delle migliorie. A oggi, sia l’Architetto Callone che l’imprenditore Sepe, sono stati assolti dai reati a loro contestategli.
Per il centro urbano, oltre alle due piccole aree per insediamenti produttivi (D1) previste in località Tutuni ed in via Macello, ed un’area turistico-commerciale individuata in località Miceli, alle spalle del Palazzo del Conte. Le destinazioni commerciali dovrebbero riguardare i comparti e non si sottovaluti che i palazzi che si andranno a costruire, per gli 838 alloggi, avranno un piano terra e che potrebbero essere destinati al commercio. Il PRG vigente che oramai è decaduto, prevedeva diverse distinzioni di zone D, oltre alle D1 e alle D2, c’erano le D3, D4, D5 che individuavano e distinguevano le aree destinare ad artigianato, piccola industria, terziario, servizi, uffici e per il tempo libero che ora non regolamentate m che si presentano sotto le categorie produttive generiche D1 e D2.
28.11.2016
Alfredo Di Lettera