NAPOLI – Pirandello, Goldoni, Shakespeare, Molière, Ibsen, Pinter, Ionesco, sono moltissimi i grandi autori indagati da Le Belle Bandiere in vent’anni di produzioni, riflessioni, riscritture. E ora, con il nuovo spettacolo, Svenimenti, un vaudeville, in scena da mercoledì 7 dicembre 2016 alle ore 21.00 al Teatro Nuovo di Napoli, è il momento di Anton Cechov. Allo scrittore e drammaturgo russo Elena Bucci e Marco Sgrosso, in scena con Gaetano Colella (storico collaboratore della compagnia), si accostano per la prima volta, secondo quella modalità che, spesso, caratterizza i loro lavori: indagare oltre la singola opera, cogliendo le intime connessioni tra la vita dell’autore e la sua scrittura, scoprendo legami insospettati o azzardando nuove chiavi di lettura.
Elena Bucci e Marco Sgrosso costruiscono un delicato e accurato pastiche teatrale, recuperando gli atti unici di Cechov, Domanda di matrimonio, L’Orso e I danni del tabacco, intrecciandoli alle lettere di Olga Knipper indirizzate al drammaturgo, le riflessioni di Cechov sul modo di Stanislavskij nel mettere in scena le sue opere, frammenti di racconti e l’eco dei grandi capolavori, dal Giardino dei ciliegi al Gabbiano.
“Dal nostro trio di attori – evidenzia Elena Bucci – emergono di volta in volta i personaggi dei racconti, degli atti unici intravediamo la stessa Olga e in controluce anche Cechov. Si tenta di affacciarsi alle opere maggiori (Il giardino) per poi ritrarsi spaventati dal futuro che comprendeva anche la morte dello scrittore”.
In un gioco d’identità, tra personaggi, persone veramente esistite, fantasie, possibilità, l’allestimento muove accanto e intorno al segreto della scrittura e del teatro, scivolando avanti e indietro nel tempo, come se il palcoscenico desse la facoltà di attraversare la zona sconosciuta tra vita e morte.
“Sono importantissimi – aggiunge la Bucci – i cambi di costume quasi a vista, le tre pedane che alludono a diversi palcoscenici, quasi palchetti da commedia dell’arte, e i bianchi siparietti che, nascondendo, rivelano, creando spazi ed evocandone altri. La loro trasparenza permette di trasformarci in ‘quasi fantasmi’, attori sospesi tra vita e scena”.
Svenimenti è un viaggio nel laboratorio di Cechov, nelle sue riflessioni, nei racconti, nelle lettere, nella sua drammaturgia e nel suo rapporto con il teatro e con il mondo. Le parole della moglie Olga, che si muove in scena con una candela immaginando di volerlo ritrovare nel suo studio dopo la morte, sono diventate a poco a poco una guida, come del resto tutte quelle di coloro che l’hanno conosciuto e incontrato.
Una sorta di opera “aperta”, in cui, toccando i più diversi aspetti della sua scrittura, si scorge un vero e proprio ritratto dell’autore, per tracciare un percorso attraverso i suoi processi creativi.
C.S.