Vitulazio, il sindaco faceva l’equilibrista per salvaguardare la maggioranza. L’autocrate Romano(v) alle prese con i capricci della “zarina” Falco e i presunti debiti del marito

Vitulazio, il sindaco faceva l’equilibrista per salvaguardare la maggioranza. L’autocrate Romano(v) alle prese con i capricci della “zarina” Falco e i presunti debiti del marito

VITULAZIO – Tre anni fa qualsiasi cittadino vitulatino avrebbe detto che la nuova Amministrazione comunale avrebbe, di lì a poco, vissuto della dialettica, tutta interna alla maggioranza, tra il sindaco Luigi Romano e la donna forte della politica cittadina, Giovanna Del Monte. Secondo quanto emerso dall’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, invece, la “zarina” che ha dato più di un grattacapo in questi tre anni all’autocrate Romano è stata un’altra Giovanna, la Falco. Quest’ultima, arrivata senza grossi proclami e pretese all’ultima campagna elettorale, ha raccolto un significativo consenso grazie al marito, ex consigliere comunale forzista, e all’appoggio – si dice – di un significativo pezzo del mondo scolastico locale. Proprio questa buona affermazione elettorale, l’ha proiettata in Giunta comunale e le avrebbe dato la forza per contrattare alla pari ogni decisione con uno come Romano, che da più di venti anni controlla – nel bene e nel male – Vitulazio.

È sintomatico, da questo punto di vista, quanto raccontano gli atti a proposito dell’incarico per la valutazione tecnica delle richieste di autorizzazione allo scarico di acque reflue industriali, e dell’incarico riguardante l’indagine geologica preliminare alla redazione del Puc (Piano urbanistico comunale).

Secondo quanto rivelano gli interrogatori e le intercettazioni, in barba a qualsiasi equilibrio istituzionale, la Falco avrebbe fatto di tutto per non far rinnovare al cognato l’incarico per la valutazione tecnica delle richieste di autorizzazione allo scarico di acque reflue industriali. Il geologo Nicola Di Lillo, marito della sorella dell’assessore, aveva ricoperto tale incarico negli anni precedenti, guadagnandosi la stima del dirigente dell’Ente di via Lagnese, Lidia Callone, e candidandosi concretamente per una eventuale proroga di quel ruolo.

Il tecnico, però, ha una colpa: i cattivi rapporti familiari e professionali con la Falco e suo marito, Franco Criscione. Così, sul finire del 2015, l’assessore, intervenendo in un ambito che non era di sua competenza (la sua delega è alla pubblica istruzione), fece una sfuriata contro il sindaco Romano, colpevole – agli occhi della Falco – di non essere riuscito a scongiurare la riconferma di Di Lillo, il quale, alla luce dei requisiti stabiliti nella determina del 18/12/2015, era il tecnico che avrebbe potuto vantare maggiore esperienza in quel particolare settore. Per questo motivo – secondo quanto riferirebbe il geologo Giovanni Aurilio – Criscione era alla ricerca di un tecnico che avrebbe potuto soffiare l’incarico a Di Lillo.

Insomma, gli inquirenti mostrano un sindaco molto attento alle richieste della Falco e pronto perfino ad acconsentire ai diktat del marito, pur di non scontentarla. Vale come esempio, in questo senso, il caso dell’incarico per l’indagine geologica preliminare alla redazione del Puc, usato da Franco Criscione per ripianare i suoi debiti. Secondo quanto raccontano gli atti della Procura della Repubblica, Criscione, all’epoca dei fatti, aveva un debito di circa tredici mila euro nei confronti del collega Giuseppe D’Onofrio, titolare della società di trivellazioni e studi geologici, IGEO sas.

Il marito della Falco avrebbe voluto mettere le mani sull’incarico ma, essendo marito dell’assessore, non poteva occuparsene direttamente. Così, avrebbe deciso di partecipare – grazie anche ai buoni auspici del sindaco Romano – tramite il geologo Giovanni Aurilio (indagato), andando a determinare perfino i ribassi presentati sia dallo stesso Aurilio che dal tecnico cercato ad hoc per rendere la gara “regolare” (Giuseppe Russo, anche lui tra gli indagati). Una volta vinta la gara, Aurilio avrebbe affidato i sondaggi a D’Onofrio, il quale, per ripianare i debiti di Criscione, avrebbe dovuto sovrafatturare le sue prestazioni, in modo da richiedere dei compensi superiori e, grazie alla differenza, appropriarsi dei corrispettivi delle prestazioni non versate dal coniuge della Falco – il piano, da quello che emerge, non si è concretizzato grazie al diniego opposto da D’Onofrio. In altri termini, la gara sarebbe stata “violata” per ripianare i debiti di Criscione e – secondo i test ascoltati dagli organi di Pg – per tenere buona la Falco, la “zarina” che tanti grattacapi ha provocato all’autocrate Romano.

Red. Cro.

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