NAPOLI – I reati contestati sono quelli di falsita’ materiale e ideologica, nonche’ soppressione, distruzione e occultamento di cadaveri. L’indagine della Guardia di Finanza riguarda un cappella venduta attraverso documentazione falsificata per 240mila euro, a fronte di un atto di compravendita con soli 40mila euro dichiarati, che era stata svuotata dei resti di dieci defunti, tutti componenti di un unico nucleo familiare. Alcune salme sono state fatte sparire e, commenta il procuratore Giovanni Colangelo in una nota, “verosimilmente non verranno mai piu’ rinvenute”. Per non perdere la cappella gentilizia, gia’ oggetto di un sequestro preventivo, gli indagati hanno persino presentato al Tribunale del Riesame copia di registri comunali alterati e documenti falsi, nei quali dichiaravano che i resti erano stati sistemati; i finanzieri hanno percio’ aperto un loculo, nel quale sulla carta avrebbero dovuto esserci tre delle salme scomparse, e lo hanno trovato vuoto “sin dal 1968”, precisa Colangelo.
Il danno patito dal Comune di Napoli, ignaro di queste altre cessioni tra privati di manufatti funerari, e’ oggetto di una complessa indagine ed e’ ancora da quantificare. Allo stato, l’amministrazione ha attivato procedure per la revoca di concessioni e l’acquisizione del patrimonio comunale di 90 manufatti illegalmente venduti, per un valore complessivo superiore ai 2,5 milioni rilevati dagli atti.