Referendum anti-casta. Andare a firmare o no?

Referendum anti-casta. Andare a firmare o no?




AGRO CALENO – Molti cittadini ci chiedono della raccolta firme per due referendum molto discussi, promossi rispettivamente dall’Unione Popolare e dal Comitato del Sole.

I due quesiti referendari, per i quali è possibile recarsi a firmare presso i Comuni di residenza fino al 26 luglio, mirano entrambi ad abolire i privilegi della “casta”, anche se sono leggermente differenti tra di loro.

Chi firma per il referendum dell’Unione Popolare vuole l’abolizione della “diaria” che i Parlamentari ricevono per risiedere a Roma nei giorni in cui dovrebbero essere in Parlamento per svolgere appunto il loro lavoro. Si tratta di circa 3mila euro al mese, che comunque vengono erogati anche ai Parlamentari che risiedono già nella capitale e che dunque non devono sostenere i costi dei viaggi per Roma e di alloggio.

Chi firma per il referendum del Comitato del Sole vuole l’abolizione oltre che della diaria anche dei costi di segreteria e di rappresentanza, della possibilità di cumulare la retribuzione che viene dalle eventuali partecipazioni alle commissioni giudicatrici, commissioni di inchiesta, missioni e altri “diritti” legati all’assistenza sanitaria e indennità mensili varie.

Dunque i referendum non mirano all’abbattimento dello stipendio dei parlamentari (com’è scritto nel manifesto dell’Unione Popolare: lo stipendio non va confuso con la diaria), cosa che tra l’altro non sarebbe possibile attraverso un referendum e che dunque probabilmente verrebbe giudicato incostituzionale dalla Consulta.

A prescindere dai motivi che hanno spinto i comitati referendari a chiedere le firme, ciò che ci preme specificare è che i due referendum, che pare abbiano raccolto oltre 200mila firme (ne sono necessarie 500mila), non si faranno in ogni caso.

Perché? Non perché i politici non lo vogliono. Non si faranno perché una legge dello Stato dice che non si possono depositare firme per referendum nei 365 giorni che precedono una elezione politica. Ora, poiché a marzo-aprile 2013 si andrà al voto, per la fine della legislatura è chiaro che questi due referendum, anche se raggiungessero le 500mila firme, non potranno essere svolti.

Molti dicono che comunque sarebbe un segnale forte raggiungere le 500mila firme. È vero. È altrettanto vero però che se si raggiungono, i comitati referendari avranno diritto ai rimborsi per aver raccolto le firme. Dunque verranno pagati per un referendum che non si farà: si tratta di o.52 centesimi di euro per ogni firma valida.

Inoltre, dicono i detrattori di questi referendum, l’organizzazione di voto e tutto l’iter che si è attivato per essi costeranno molto di più (non meno di 400milioni di euro) di quanto si otterrà dall’abolizione della diaria, che costa invece circa 40milioni di euro l’anno.

Infine, ma ormai siamo abituati, pare che questi movimenti (Comitato del Sole e Unione Popolare) stiano usando questi referendum per farsi un’utile pubblicità per le prossime elezioni politiche.

 

Gianni Criscione

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