PIGNATARO MAGGIORE – Domenica 11 giugno2017, aPignataro Maggiore, nel corso della tradizionale processione, era stato organizzato un “inchino” in piena regola della statua di San Giorgio Martire nei confronti della potente e sanguinaria cosca mafiosa dei Lubrano. Ma la scandalosa sceneggiata pro-Lubrano, dopo una denuncia del giornalista Enzo Palmesano (vittima di reato di tipo mafioso), è stata evitata all’ultimo momento a seguito dell’intervento dei carabinieri.
La notizia della incredibile manovra – per la quale la magistratura siamo certi vorrà individuare i responsabili – si era diffusa nella città tristemente conosciuta quale “Svizzera dei clan” nella mattinata di domenica 11 giugno 2017 quando i pignataresi attanagliati dalla paura e dall’omertà avevano assistito alla messa in opera del necessario per uno spettacolo di fuochi pirotecnici (della ditta Siciliano) in un’area messa a disposizione dai Lubrano nella zona 167. Un terreno che è uno dei luoghi simbolo del potere mafioso a Pignataro Maggiore perché assurdamente dato in affitto alla cosca alleata dei “corleonesi” nientemeno che dalla Diocesi di Teano-Calvi che ne è proprietaria.
A vergogna si stava aggiungendo vergogna, a omertà si stava di aggiungendo omertà. Ma il giornalista Enzo Palmesano denunciava immediatamente la manovra in atto con telefonate a varie Autorità competenti (tra le altre, il “112”dell’Arma e il comandante ad interim della Polizia locale Carlo Del Vecchio) e – appena pochi minuti prima che si verificasse l’“inchino” di San Giorgio Martire alla cosca Lubrano – sul posto intervenivano, come si è detto, i carabinieri. Evitata la parata camorristico-mafiosa, ma la gravità del fatto resta intatta; tanto più che le varie autorità civili, religiose e militari non avevano battuto ciglio di fronte a quanto si preparava e c’è voluta la denuncia di Enzo Palmesano per far intervenire i carabinieri e mettere fine allo scandalo pro-Lubrano.
Subito dopo l’intervento dei carabinieri, non è comunque mancato in area 167 lo “spettacolo” mafioso: l’ha fornito platealmente Maria Giuseppa Lubrano signora Ligato (della più volte citata “famiglia”) che sbraitava contro il blocco dell’“inchino”.
Questa notizia, i nostri pochi ma affezionati lettori non la troveranno altrove a dimostrazione del fatto che il potere mafioso pignatarese gode della omertosa complicità di certi sedicenti giornalisti. Uno scenario – quello del condizionamento della stampa ad opera clan Lubrano, che chiese e ottenne la cacciata del giornalista Enzo Palmesano dal quotidiano locale “Corriere di Caserta” – al quale la magistratura prima o poi dovrà dedicare a nostro avviso un ulteriore sforzo investigativo.
Naturalmente attendiamo di sapere se ci sarà una presa di posizione delle forze politiche locali, semmai con la convocazione urgente di un Consiglio comunale “aperto” per discutere dell’“inchino” mafioso, anche perché il manifesto del Comitato festeggiamenti in onore di San Giorgio Martire si fregiava del patrocinio del Comune di Pignataro Maggiore. Patrocinio concesso con la deliberazione di Giunta comunale numero 70 del 6 giugno 2017 che pubblichiamo in coda a questo nostro articolo.
Rassegna Stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it