Estorsione per conto degli Schiavone: arresto convalidato solo per Fusco. Il capozona dei “casalesi” avrebbe preteso soldi dalla Dhi Spa della famiglia Di Nardi

Estorsione per conto degli Schiavone: arresto convalidato solo per Fusco. Il capozona dei “casalesi” avrebbe preteso soldi dalla Dhi Spa della famiglia Di Nardi

BELLONA – Tiene solo a metà la decisione di mettere in carcere con due fermi di indiziato di delitto, per estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso – a quanto pare, ai danni della famiglia Di Nardi della Dhi -, Maurizio Fusco e Benito Natale, entrambi ritenuti dagli inquirenti appartenenti alla fazione Schiavone del clan dei “casalesi”. Alla prima prova del nove (l’interrogatorio di garanzia), il Giudice per l’indagine preliminare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Antonio Baldassarre, ha già ordinato la scarcerazione di Natale, ritenendo che vi sia “assoluta insussistenza dei presupposti per il fermo e insufficienti elementi indiziari”.

Secondo il Gip, infatti, “per l’indagato non ricorreva alcun concreto e attuale, ma nemmeno potenziale e pronosticabile, pericolo di fuga. In merito alle imputazioni, manca ogni riferimento a Benito Natale, ai suoi contatti con il sodalizio, ad una sua eventuale pregressa affiliazione, a suoi rapporti con capi storici del clan, o qualsiasi altro vincolo che valga ad individuare Natale come un soggetto addentro alle vicende e alla gestione degli affari dell’associazione per delinquere”. Natale, inoltre, in sede di interrogatorio di garanzia, avrebbe negato di aver cercato di estorcere del denaro agli imprenditori che – avrebbe ammesso – conosce da molti anni e ai quali avrebbe fatto visita, come spesso sarebbe accaduto, in virtù di normali rapporti imprenditoriali e, nello specifico degli episodi contestati, per noleggiare degli automezzi.

Una sorte diversa, invece, è toccata a Fusco (difeso dagli avvocati Gisueppe Romano e Giuseppe Stellato). Per il trentunenne, dopo l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Latina, il giudice ha confermato l’arresto. L’ufficio del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, infatti, ha reso esecutive le misure restrittive della libertà personale. È stata quindi accolta la richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Napoli che chiedeva la custodia cautelare in carcere per il referente del gruppo criminale che agisce nell’Agro Caleno.

Per alcuni attenti osservatori delle questioni vitulatine, i fatti contestati a Fusco hanno sortito più di una sorpresa. In questa storia il presunto estorto e il presunto estorsore hanno un conoscente in comune. Sia Alberto Di Nardi che Maurizio Fusco, infatti, hanno avuto rapporti con l’ex direttore del Consorzio unico di bacino per i rifiuti Napoli-Caserta, Antonio Scialdone, uomo di potere vicino al sindaco Achille Cuccari. Fusco ha lavorato come operatore ecologico nel consorzio proprio con Scialdone presidente e anche con lui partecipò nel 2009 ai festeggiamenti subito dopo la proclamazione della vittoria della lista “Vivi Vitulazio” guidata da Cuccari.

Anche la famiglia Di Nardi, titolare della Dhi e vittima – secondo quanto sostengono gli inquirenti – dell’estorsione, ha rapporti amicali e molto stretti con Scialdone. Il rampollo della famiglia imprenditoriale che si occupa dell’igiene urbana, Alberto, è stato più volte immortalato alle manifestazioni elettorali di Michela Pontillo, ex candidata al consiglio regionale e moglie dell’ex direttore del Cub. Insomma, pare proprio vi sia stato un “corto circuito” nel triangolo Scialdone-Di Nardi – Fusco, con i due protagonisti della vicenda delittuosa che, nonostante la conclamata amicizia in comune, sarebbero finiti uno contro l’altro.

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