PIGNATARO MAGGIORE – Con Antonio Magliocca e Domenico Nicolò (di cui abbiamo già scritto), il terzo supertestimone dei vigili urbani di Pignataro Maggiore contro i giovani del centro sociale “Tempo rosso” è Crescenzo Rinaldi (un graduato dell’Esercito Italiano) di cui si è molto parlato in questi mesi, almeno a cominciare dai fatti dell’8 settembre 2017. In quella data, infatti, “Tempo rosso” diffuse un comunicato stampa nel quale si denunciava un’aggressione definita “fascista” ai danni di un loro militante (Roberto). Le modalità dell’aggressione – così come descritte nel comunicato stampa – suscitarono enorme impressione in città; e furono numerose le prese di posizione di severa condanna della violenza tra cui si ricorda un messaggio su Facebook a firma del dottor Carlo Del Vecchio, che è stato tra l’altro comandante interinale dei vigili urbani di Pignataro Maggiore in assenza del comandante dottor Alberto Parente.
Letto all’epoca il messaggio su Facebook, i cittadini pignataresi desiderosi di sapere il nome del violento protagonista della gravissima vicenda chiesero informazioni proprio al capitano Carlo Del Vecchio che ci tenne a far sapere in pubblico di aver rimproverato anche personalmente l’aggressore: appunto il graduato dell’Esercito Italiano Crescenzo Rinaldi. Così si diffuse il nome di Crescenzo Rinaldi, anche per la presa di posizione del capitano Carlo Del Vecchio, circostanza che riveste un’enorme importanza nello scenario che ora andiamo a illustrare ai nostri pochi ma affezionati lettori.
Nelle indagini che mirano allo sgombero di “Tempo rosso” c’è stata una staffetta tra il maggiore Alberto Parente (che ha redatto l’informativa principale e sentito a verbale i tre suddetti supertestimoni) e il capitano Carlo Del Vecchio che ha ascoltato altre persone e inviato il tutto al pubblico ministero della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, dottoressa Marina Mannu. Quando ha scritto su Facebook il suo messaggio anti-violenza e poi fatto pubblicamente il nome di Crescenzo Rinaldi quale aggressore, Carlo Del Vecchio era perfettamente a conoscenza dei verbali redatti in precedenza dal comandante dei vigili urbani Alberto Parente. E quindi sapeva che CrescenzoRinaldi aveva fatto i nomi di dieci giovani (tutti poi iscritti nel registro degli indagati) tra i quali, per coincidenza, il “Roberto” vittima dell’aggressione. Rinaldi, acerrimo nemico dei giovani del centro sociale, aveva fatto insomma un servizio completo: prima aveva firmato la petizione contro i militanti di “Tempo rosso”, poi li aveva denunciati alla magistratura nel verbale redatto dal comandante Parent e infine aveva aggredito uno di loro.
Adesso vogliamo fare quattro domande sulle investigazioni dei due ufficiali di polizia giudiziaria Alberto Parente e Carlo Del Vecchio: 1)Che credibilità di supertestimone può avere un soggetto come Crescenzo Rinaldi, la cui biografia sarà attentamente valutata, immaginiamo, dai vertici locali e nazionali dell’Esercito Italiano? 2) Hanno provveduto (Parente e Del Vecchio) a informare il pubblico ministero che il supertestimone Crescenzo Rinaldi aveva poi aggredito una delle persone in precedenza denunciate? 3) Hanno provveduto a segnalare alla magistratura che il promotore della petizione anti-”Tempo rosso” (il carabiniere Domenico Nicolò) ha raccolto firme “per il ripristino della legalità” anche di personaggi che hanno nella loro storia rapporti di amicizia, di parentela e di affari con la potente e sanguinaria cosca mafiosa dei Lubrano, alleati dei “corleonesi”? 4) Hanno informato chi di dovere che il supertestimone Antonio Magliocca è stato presidente del consiglio d’amministrazione di una società di capitali dello stesso clan Lubrano?
Altre domande si potrebbero fare sulle investigazioni dei vigili urbani pignataresi. Ma per ora basta così. Concludiamo ricordando ai nostri affezionati lettori i due precedenti articoli da noi pubblicati nelle date del 20 e del 24 febbraio 2018 rispettivamente con i titoli: “ECCO I TRE SUPERTESTIMONI DEI VIGILI URBANI CONTRO IL CENTRO SOCIALE “TEMPO ROSSO”: UN CARABINIERE, UN GRADUATO DELL’ESERCITO E L’EX PRESIDENTE DI UNA DELLE CASSEFORTI DELLA POTENTE E SANGUINARIA COSCA MAFIOSA DEI LUBRANO – PUBBLICHIAMO LA VISURA STORICA DELLA COOPERATIVA AGRICOLA “LA FELICE” e “IL CASO DEL CARABINIERE CHE SOFFIA SUL FUOCO CONTRO I GIOVANI DEL CENTRO SOCIALE “TEMPO ROSSO”: HA RACCOLTO FIRME “PER LA LEGALITA’” DI SOGGETTI CHE HANNO NELLA LORO STORIA RAPPORTI DI AMICIZIA, DI PARENTELA E DI AFFARI CON LA COSCA MAFIOSA DEI LUBRANO – IL PALLINO DELLE CANDIDATURE: ECCO LA SUA LISTA A GALLO MATESE”.
Rassegna Stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it