VITULAZIO – Arriva la prima sentenza per l’inchiesta sulla cosiddetta “appaltopoli vitulatina” che travolse l’allora Sindaco di Vitulazio, il professore Luigi Romano e altri membri della “disciolta” Giunta Comunale. La professoressa Giovanna Falco, l’unica ad aver scelto di chiudere la vicenda con un rito abbreviato, è stata condannata alla pena di anni 3 e 8 mesi di reclusione (con interdizione dai pubblici uffici), beneficiando della sospensione condizionale. Ad emettere la sentenza di condanna, a carico dell’ex Assessora accusata di turbativa d’asta e corruzione, è stato il Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottoressa Nicoletta Campanaro. Nonostante la Falco, ad eccezione di tutti altri imputati, avesse scelto il giudizio abbreviato che gli ha consentito di beneficiare di una riduzione della pena di un terzo rispetto a quella prevista dalla legge, alla fine si è “beccata” una condanna abbastanza “pesante” per far tremare gli altri imputati che hanno scelto il processo con rito ordinario, e speravano in un’assoluzione che recepisse argomenti validi anche per loro. Infatti, questa sentenza di condanna con il rito abbreviato potrebbe condizionare il processo ordinario previsto per il prossimo 26 settembre 2018, dinanzi alla Prima Sezione Penale del Tribunale sammaritano, di cui è Presidente la dottoressa Roberta Carotenuto. Processo già partito con la costituzione delle parti in giudizio – accusa, difesa e parte civile -, dove sono imputati Luigi Romano (ex Sindaco di Vitulazio) ed i geologi Franco Criscione, Giuseppe Russo e Carmine Aurilio. Senza alcun dubbio, quella a carico della Falco, non è una pronuncia che può ritenersi un “precedente”, ed è comunque emessa senza tener conto di quanto potrà emergere nel processo dibattimentale, ma resta il fatto che il primo giudice chiamato a pronunciarsi sull’inchiesta giudiziaria tristemente nota come “appaltopoli vitulatina”, ha accolto la tesi accusatoria della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ed avvalorando le indagini condotte dai Carabinieri della Stazione di Vitulazio e della Compagnia di Maddaloni.
Gli imputati rispondono, tra amministratori, politici e tecnici estranei dalla macchina comunale, a vario titolo, dell’imputazione di turbativa d’asta e di concorso in corruzione. L’accusa è rappresentata dal Sostituto Procuratore, dottor Carlo Fucci; la difesa rappresentata dagli avvocati Raffaele Crisileo, Vincenzo Alesci, Pino De Rosa, Gaetano Crisileo, Maurizio Abbate e Giuseppe Stellato; la “parte civile” rappresentata dall’avvocato Massimo Grillo per conto del Comune di Vitulazio.
Stiamo parlando di uno dei due filoni dell’inchiesta che il 15 febbraio 2017 portò all’arresto dell’allora Sindaco di Vitulazio, il professor Luigi Romano, e di altri amministratori comunali e tecnici, riguardante solo la faccenda dell’assegnazione dell’incarico professionale per la stesura della relazione geologica propedeutica al Piano Urbanistico Comunale, e seguita dai sostituti della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, Giacomo Urbano e Vincenzo Quaranta. Per l’altro filone d’inchiesta riguardante l’affidamento del servizio d’igiene urbana e rifiuti – che vede tra gli indagati, oltre al sindaco Romano, anche l’allora vicesindaco e assessore all’ecologia, e l’imprenditore del settore, Alberto Di Nardi -, invece, le indagini non sono state ancora chiuse. Secondo la tesi accusatoria della Procura di Santa Maria Capua Vetere, retta dalla dottoressa Maria Antonietta Troncone, l’allora Sindaco Romano, al fine di consentire l’aggiramento delle norme del Piano Triennale Anticorruzione che l’amministrazione comunale vitulatina si era data, indirizzava l’assegnazione dell’incarico professionale (per un importo complessivo di euro 19.500) per la redazione della relazione geologica prodromica al PUC ad un professionista, disponibile a sua volta a far in modo che il compenso fosse in parte (nella misura di euro 12.000) acquisito dal Criscione, marito dell’allora assessore comunale Falco. Sempre secondo la Procura, il Criscione palesava la sua assoluta dimestichezza ad interagire indebitamente all’interno dell’amministrazione, condizionandone le scelte a proprio esclusivo beneficio. Così, ottenuto per il tramite del Sindaco, la collaborazione di un altro geologo per l’attuazione del proprio intento, si adoperava con consumata professionalità per indirizzare la gara di appalto, preselezionando i concorrenti, dettando loro le offerte che dovevano presentare e, successivamente alla assegnazione dell’incarico provando a condizionare la metodologia scientifica di redazione della relazione, al solo fine di carpire il maggior utile possibile a discapito del numero dei sondaggi da effettuare. In sostanza, con i soldi pubblici stanziati dal Comune per l’incarico oggetto di gara, si sarebbe soddisfatto un debito privato del Criscione nei confronti dell’imprenditore titolare della ditta di sondaggi, sotto la guida del sindaco Romano”. Questa è la tesi della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che avviò tali indagini grazie ad una denuncia dell’ex Direttore del Consorzio Unico di Bacino, il dott. Antonio Scialdone, che furono seguite dai Carabinieri della Compagnia di Maddaloni e della Stazione di Vitulazio. A dare la notizia della condanna è stata l’edizione casertana de “Il Matino” in data 20-04-2018.
21-04-2018
ADL