CALVI R. – “Necessità fa virtù, sentenzia un vecchio detto. E la virtù, in questo tempo di crisi, è il risparmio”. Sono sempre di più le famiglie che si collocano sotto la soglia di povertà e quelle che prima appartenevano a ceti medi oggi vivono in condizioni di forte difficoltà economica. E il governo non non ha messo in campo misure di sostegno ai redditi, anzi al contrario aumentano le restrizioni. Con l’autonomia data agli enti locali la situazione è peggiorata, specialmente in quei Comuni e/o Regioni, dove per il pagamento di tasse e tributi vengono applicate le aliquote massime con il solo scopo di riempire le casse degli enti e svuotare le tasche dei contribuenti, ignari del fatto che ci possano essere delle agevolazioni fiscali di cui possono beneficiare.
I cittadini allora si trovano catapultati vorticosamente in un sistema di pagamenti: IMU, acque reflue,nettezza urbana, bonifica…con il rammarico di dover contribuire a mantenere quei consorzi/carrozzoni, con cui i comuni hanno stipulato accordi, che potrebbero essere evitati ricorrendo a ditte locali più presenti e meno onerose. In contropartita ci si aspetterebbe che, in tempo di crisi, ci fosse più rispetto per i cittadini e meno sperpero di danaro pubblico, ma questo è pura utopia. Anzi in alcuni casi sembra che le amministrazioni ci provano gusto a rincarare la dose e a mettere le famiglie in difficoltà. I comuni, per coerenza, dovrebbero dare l’esempio del risparmio, riducendo o abolendo le tasse soprattutto per le famiglie meno abbienti.
Tuttavia ciò non avviene, anzi i comuni o meglio la nostra amministrazione comunale non perde tempo a sperperare …ne è la prova la risposta alla Delibera n° 72 con oggetto: Ricorso ex articolo 414 del Codice di Procedura Civile della Sig.ra A. C. contro il Comune di Calvi Risorta davanti al Tribunale di S. Maria Capua Vetere sezione Lavoro e Previdenza – autorizzazione a resistere in giudizio. La Sig.ra in questione chiedeva l’annullamento della sanzione disciplinare riguardante una multa a lei inflitta pari al pagamento di QUATTRO ore di retribuzione.
In risposta la giunta comunale autorizza il Sindaco a resistere nel giudizio; ciò comporta il ricorso ad un difensore legale in materia di lavoro il cui compenso ammonterebbe presumibilmente a 1887,60 euro, comprensiva della percentuale del contributo previdenziale, dell’IVA e delle spese generali forfettarie.
“Episodi simili generano sconcerto e indignazione nei cittadini, costretti a strigere la cinghia per far fronte alle innumerevoli tasse che l’amministrazione esige per le proprie spese, ma adesso ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di intolleranza vera e propria. I soldi che il Comune deve al legale, sono soldi dei caleni, danaro pubblico sperperato per un capriccio di chi ci amministra e che invece avrebbe il sacrosanto dovere di tutelare i nostri interessi”. E’ quanto afferma il consigliere Giovanni Marrocco, impegnato quotidianamente a contrastare le sopraffazioni e prevenire l’illegalità. Dello stesso avviso il consigliere Nicola Cipro: “è inconcepibile un simile comportamento in un momento così critico per la stragrande maggioranza delle famiglie, come amministratore mi sentirei in dovere di tutelare la cittadinanza, adottando strategie volte al risparmio e a prevenire i disagi”. Purtroppo l’amara realtà rimane immutata: è tempo di crisi!
Luciana Antinolfi