PIGNATARO M. – Le cosche camorristico-mafiose di Pignataro Maggiore, città tristemente nota come la “Svizzera dei clan”, non finiscono mai di stupire per la loro perversa capacità di intrecciare contatti e rapporti. È emerso, infatti, dalla lettura di un brogliaccio delle intercettazioni telefoniche a carico alla famiglia Ligato, in particolare per quanto riguarda il pericoloso boss Pietro Ligato (attualmente detenuto), un contatto con quello che gli investigatori della sezione anticamorra della Squadra Mobile della Questura di Caserta indicano come “un uomo di Slow Food”.
Le intercettazioni in questione furono disposte dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, dottor Marco Del Guadio, nell’ambito di un’inchiesta relativa a minacce di Pietro Ligato nei confronti di giornalisti pignataresi. Sotto intercettazione vi era il telefono fisso della famiglia Ligato nell’appartamento di via Rabin, A Pignataro Maggiore, utilizzato pure da Pietro Ligato, nel periodo dal 15 settembre 2007 al 24 ottobre 2007. La telefonata che qui interessa è dell’11 ottobre 2007, alle ore 17,32, della durata di 2 minuti e un secondo. La chiamata parte da un telefono cellulare e il telefono fisso ricevente è, appunto, quello della famiglia Ligato sottoposto ad intercettazione. Come annotano gli investigatori della Polizia di Stato, un uomo di Slow Food parla con Pietro Ligato “del trasporto dello zucchero di cui ha parlato prima con la Commerciale Europea”. La “Commerciale Europea” è la società titolare dello zuccherificio “Kerò”, con stabilimento in Pignataro Maggiore (poi sottoposto a sequestro dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli), facente capo alla famiglia Passarelli, imprenditori prestanome del mammasantissima del “clan dei casalesi” Francesco Schiavone detto “Sandokan”. Si fa riferimento a trasporti e, come è noto, la famiglia Ligato – oltre a estorsioni, omicidi, e quant’altro – gestisce anche una società di trasporti, la TTL, pure quest’ultima sottoposta a provvedimenti della magistratura.
Non vi sono altri riferimenti all’“uomo di Slow Food” nel brogliaccio delle intercettazioni a noi accessibile. Né sappiamo se in epoca precedente al 15 settembre 2007 o successiva al 24 ottobre 2007 (periodo, come si è detto, delle citate intercettazioni telefoniche) vi siano stati altri contatti tra Pietro Ligato e l’“uomo di Slow Food”. Non è dato sapere, inoltre, se si tratti di un dirigente locale o nazionale di “Slow Food” e se tali contatti con Pietro Ligato siano stati instaurati per motivi imprenditoriali personali o nell’ambito di una attività istituzionale della benemerita associazione. Come si legge nel sito Internet – se ancora fosse necessario presentarla – “Slow Food è un’associazione internazionale no-profit, conta 100 000 iscritti, volontari e sostenitori in 150 Paesi, 1500 Condotte – le sedi locali – e una rete di 2000 comunità che praticano una produzione di cibo su piccola scala, sostenibile, di qualità. Fondata da Carlo Petrini nel 1986, Slow Food opera per promuovere l’interesse legato al cibo come portatore di piacere, cultura, tradizioni, identità, e uno stile di vita, oltre che alimentare, rispettoso dei territori e delle tradizioni locali. Il motto di Slow Food è buono, pulito e giusto. Tre aggettivi che definiscono in modo elementare le caratteristiche che deve avere il cibo. Buono relativamente al senso di piacere derivante dalle qualità organolettiche di un alimento, ma anche alla complessa sfera di sentimenti, ricordi e implicazioni identitarie derivanti dal valore affettivo del cibo; pulito ovvero prodotto nel rispetto degli ecosistemi e dell’ambiente; giusto, che vuol dire conforme ai concetti di giustizia sociale negli ambienti di produzione e di commercializzazione”.
Noi aggiungiamo che spesso si ha notizia di iniziative di “Slow Food” a difesa della legalità, soprattutto per quanto riguarda prodotti nati dalla coltivazione di terreni confiscati alle cosche mafiose. L’associazione “Slow Food”, insomma, è al di sopra di ogni sospetto, niente a che vedere con soggetti come Pietro Ligato (arrestato il 23 febbraio 2009 nell’ambito dell’“Operazione Caleno” della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, pubblici ministeri dottor Giovanni Conzo e dottoressa Liana Esposito).
Rassegna stampa
articolo di Rosa Parchi
da pignataronews.myblog.it