POMIGLIANO D’ARCO – Il Tribunale di Nola ha dichiarato il fallimento del pastificio Russo di Pomigliano d’Arco, storico marchio che produceva pasta venduta non solo in Italia, ma anche nel mondo. La sentenza sarà pubblicata questa mattina. I giudici hanno nominato tre curatori fallimentari che dovranno gestire, non solo la situazione occupazionale di 70 lavoratori in mobilità già da alcuni mesi, ma anche un debito di dieci milioni di euro. Soldi in parte dovuti agli stipendi arretrati e non erogati all’Inps, all’Inail, alle banche e ai fornitori di semola. L’obiettivo del momento è anche ottenere dal sindaco di Pomigliano, Raffaele Russo, un vincolo ulteriore per l’area in cui si trova la fabbrica per evitare speculazioni.
Il capannone, circondato da palazzi, si trova in via Nazionale delle Puglie, la grande arteria che collega Napoli ad Avellino e potrebbe essere trasformato in un centro residenziale oppure commerciale. Si chiude, così, la lunga storia del pastificio, nato da un ramo della famiglia del pastaio di Cicciano Nicola Russo e impiantato nel 1960. Il 21 luglio del 1998 iniziano i primi guai: killer della camorra uccisero, davanti ai cancelli dello stabilimento, tre operai poco più che ventenni che, anni dopo, si scoprì essere stati ammazzati per uno scambio di persona. Nel 2002 il pastificio è ancora in auge con esport all’estero e circa 150 dipendenti. Inizia, però, la lenta agonia al punto che, nel 2008, gli addetti scendono a 63. Nel 2009, i Nas, su mandato della Procura di Nola, sequestrano il pastificio disponendo il blocco di quasi quattro tonnellate di pasta risultata conservata in modo scorretto. Nel giugno del 2011, il titolare, Nicola Russo, richiama al lavoro una ventina di operai che erano in cassa integrazione, ma a novembre scatta per tutti la mobilità. Adesso il pastificio deve fare i conti con il fallimento.