I Ligato volevano “far fuori” dalla piazza di spaccio vitulatina perfino il cugino del’affiliato agli Schiavone

I Ligato volevano “far fuori” dalla piazza di spaccio vitulatina perfino il cugino del’affiliato agli Schiavone




VITULAZIO – La complessa e recente attività investigativa riguardante il clan dei Ligato, coordinata della Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Napoli, per quando riguarda la cittadina di Vitulazio si è ampiamente soffermata sull’incendio di una Fiat Stilo, avvenuto il 16 febbraio del 2016 in via Miceli. L’autovettura in uso a tale S.F. che, secondo gli investigatori della DDA di Napoli, è un soggetto pregiudicato con a carico dei precedenti di polizia per spaccio di sostanze stupefacenti, nonché ex convivente di Cristina Gravante (Classe 1964), pluripregiudicata per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Lo stesso è anche il cugino diretto di Maurizio Fusco (classe 1981), ritenuto affiliato al clan “dei casalesi” e attualmente detenuto per tentata estorsione. Al momento dell’incendio, l’autovettura si trovava parcheggiata nei pressi dell’abitazione della vittima ed i Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Caserta, intervenuti sul posto per domare le fiamme che distrussero la Fiat Stilo di colore grigio, non esclusero la natura dolosa dell’incendio, poiché il veicolo era fermo da qualche mese e sprovvisto di batteria.

MAURIZIO FUSCO

In specifico, il vitulatino S. F. (ex convivente di Cristina Gravante e cugino dell’affiliato al clan “dei casalesi” Maurizio Fusco), secondo i magistrati della DDA di Napoli, in questo specifico procedimento è vittima di atti intimidatori commessi nel contesto criminale-mafioso di cui sono accusati i germani Antonio Raffaele Ligato (Classe 1984 – detto Raffaele) e Felicia Ligato (Classe 1981 – detta Felicetta), entrambi figli di Tonino Ligato (Classe 1948) condannato al carcere a vita e detenuto al regime ex art. 41-bis, capostipite dell’omonimo e storico clan camorristico dei Ligato-Lubrano-Abbate che, tra gli anni ‘70-‘80 e ’90, era egemone in tutto l’agro caleno-capuano ed alleato prima (per rapporti di parentela) con la famiglia mafiosa dei Nuvoletta di Marano di Napoli e successivamente con quello camorristico “dei casalesi”. Ritornando all’episodio “chiave”, ovvero all’incendio della Fiat Stilo di S. F. (vittima di un’intimidazione con il metodo mafioso), è da ricercare nelle attività promosse dai rampolli e dalle nuove leve del clan Ligato, impegnati oltre alle estorsioni attraverso l’imposizione dei gadget pubblicitari nei confronti degli imprenditori operanti nell’agro caleno, anche nella gestione di una stabile e folta struttura organizzativa, con suddivisione di ruoli, allo scopo di commettere una pluralità indeterminata di crimini (acquisto, trasporto, distribuzione, offerta in vendita, intermediazione, cessione, ricezione e illecita detenzione) connessi al giro di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, crack, hashish e marijuana che “circolavano” nell’agro caleno-capuano. Infatti, secondo l’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e compiuta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, unitamente a quelli della Compagnia di Capua, il “riorganizzato” clan dei rampolli dei Ligato, aveva posto in essere una serie di fenomeni intimatori al fine di monopolizzare il mercato delle sostanze stupefacenti in Pignataro Maggiore, Vitulazio, Calvi Risorta, Sparanise ed altri comuni limitrofi, attraverso una struttura piramidale e costituendo delle vere e proprie “piazze di spaccio” distinte tra loro per ubicazione territoriale e composta da circa sedici persone che sono indagate a viario titolo nell’inchiesta che, lo scorso 5 marzo 2019, portò all’arresto di 18 persone. In specifico, i fratelli Antonio Raffaele Ligato e Felicia Ligato, secondo i magistrati della DDA di Napoli, sono i promotori, gli organizzatori e i finanziatori dell’associazione camorristica deputata al controllo delle piazze di spaccio in Pignataro Maggiore, Calvi Risorta, Sparanise, Vitulazio ed altri comuni limitrofi, e alla consegna delle sostanze stupefacenti ad una serie di pusher (già individuati o in corso di identificazione da parte degli inquirenti) che, in concorso tra loro erano incaricati alla vendita al dettaglio delle sostanze stupefacenti di vario tipo (marjuana, hascisc e cocaina), ed il tutto per conto del clan dei Ligato (agevolando e riciclandone i vari proventi) e sotto il diretto controllo dello stesso secondogenito del “capostipite” della storica organizzazione camorristica che da circa 50 anni opera nell’agro caleno-capuano.

CRISTINA GRAVANTE

Agli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, è apparso abbastanza anomalo l’incendio della Fiat Stilo in uso a S. F. di Vitulazio, poiché lo stesso è il cugino diretto del più noto Maurizio Fusco, più volte arrestato e condannato, ad oggi detenuto per le varie attività estorsive compiute per nome e per conto del clan “dei casalesi” di cui risultava anche essere il capo-zona per i comuni di Vitulazio, Bellona e limitrofi. Ebbene, gli inquirenti ipotizzano che il citato incendio doloso dell’automobile sia maturato in un contesto in cui risulta affermato il predominio del clan Ligato nella gestione delle piazze di spaccio, anche nel territorio di Vitulazio, e rappresenta la sensazione per chi abbia osato una parallela attività concorrenziale. I Carabinieri del Nucleo Informativo in seno al Reparto Operativo del Comando Provinciale di Caserta, tramite l’analisi delle attività di intercettazione compiute nei confronti dei membri del clan Ligato, nei giorni precedenti all’episodio dell’incendio della Fiat Stilo a Vitulazio, aprono un ulteriore filone d’indagine grazie ad una conversazione captata e registrata dalla microspia-ambientale, posta all’interno dell’autovettura Alfa Romeo 159, dove i due interlocutori, i germani Antonio Raffaele e Felicia Ligato, parlano ampiamente di F. S. e tra un’invettiva ed un’altra elencano una serie di attività che l’elettricista vitulatino svolge ai danni del clan Ligato. In specifico, tra una conversazione ed un’altra captata dall’auto dei Ligato in data 12-02-2016, mentre si fermano in viale Kennedy di Vitulazio, Felicetta Ligato invita il fratello Antonio Raffaele, ad eseguire un’azione violenta nei confronti dei Fusco, asserendo: “a Vitulazio lo hanno preso, i parenti di Maurizio Fusco sono… devi acchiappare a quel Ste… e lo devi affogare al collo e gli devi fare una rotta d’ossa!!”.  Ed ancora qualche minuto più tardi, Felicia Ligato, parlando con il fratello in auto e nel frattempo giunti in località Tufo di Vitulazio, presso l’abitazione del F. S., afferma: “quello per qua sta di casa quello Ste… scemo… quello è lui che…” ed impone al fratello di convocarlo per dargli una lezione, dicendo: “fa venire a questo Ste.. da te… gli dai due buffi in bocca, dici mi hai rotto il cazzo” e di evidenziarli che i Ligato non temono le parentele del cugino di Maurizio Fusco referente della famiglia Schiavone sul territorio di Vitulazio. Infatti, proprio in merito a questa parentela, Felicetta Ligato, sempre nel rivolgersi al fratello Raffaele, senza sapere che nella loro macchina fosse installata una microspia-ambientale della DDA, dice: “devi dire mi passa per il cazzo che sei parente a questo e a quello… È inutile che vai tu… a casa e lo aspetti a casa, come facevamo prima!!”.

FELICIA LIGATO

Dall’intercettazione ambientale captata dall’Alfa Romano 159 in data 12-02-2016, Felicia Ligato continua a parlare con il fratello Raffaele, sempre sulla stessa linea di propositi violenti, mostra rancore anche nei confronti dell’allora compagna del F. S., ovvero Cristina Gravante asserendo testualmente: “gli dai due buffi in bocca… senza pensieri a casa… non devi rompere il cazzo tu e la mantenuta tua Cristina”, poi evidenzia che il Fusco da anni lucra su tale attività e, pertanto, dovrà riconoscere un margine di guadagno al sodalizio dei Ligato e quindi il capo dovrà convocarlo presso la loro abitazione, atteso che dalla scarcerazione del Ligato Raffaele, il Fusco non avuto alcun contatto con il predetto, e sempre lady Ligato continua la conversazione asserendo: “stai a mangiare solo tu da dieci anni, mo’ può uno ogni tanto…  però comunque lo devi far venire a casa perché fino a mo’ che tu sei uscito non te lo sei chiamato… o no?”. A questo punto del dialogo captato in auto sempre in data 12-02-2016, dopo le inventive della sorella Felicetta, anche Raffaele Antonio Ligato, mostra astio nei confronti del Fusco, dicendo testualmente: “io a questo mo’ lo prendo e lo sparo proprio”. I discorsi tra i fratelli Ligato, sono tutti incentrati nello stesso senso e Felicetta Ligato ribadisce l’opportunità di una convocazione dello stesso cugino di Maurizio Fusco presso di loro come manifestazione del predominio del clan Ligato sul territorio caleno, ripetendo al fratello Raffaele: “ma tu mandalo a chiamare invece di fare casino”. Le citate intercettazioni, testimoniano che il 12 febbraio del 2016, i germani Antonio Raffaele e Felicia Ligato, a bordo dell’Alfa Romeo 195, viaggiavano per le strade di Vitulazio alla ricerca dell’abitazione di F. S. e, una volta raggiunto l’obbiettivo, ovvero in via Miceli, e nella precisa occasione Felicetta afferma che lo stesso ha una Fiat Stilo di colore grigio. Tale bisogno assume un rilievo di alto valore indiziario dal momento che la Fiat Stilo, citata nell’intercettazione captata in data 12-02-2016, è stata poi oggetto dell’attentato incendiario che si è verificato in data 16-02-2016, ovvero dopo solo quattro giorni dal sopralluogo dei Ligato nei pressi dell’abitazione del F. S. in Vitulazio.

RAFFAELE LIGATO

Secondo i magistrati della DDA, a suffragare la tesi che gli autori, ovvero i mandanti dell’atto incendiario siano i fratelli Ligato, contribuisce la circostanza che Antonio Raffaele Ligato, così come captato dell’intercettazione ambientale della microspia installata dai Carabinieri nella sua autovettura, continuava ad esternare il suo rancore nei confronti del cugino del capozona del clan dei casalesi, per il fatto che gli stava sottraendo parte degli introiti relativi anche allo spaccio di stupefacenti, pronunciando le seguenti parole: “mi vuole togliere il pane dalla bocca questa merda!!”. Infatti, secondo la tesi della DDA di Napoli, tale atto intimidatorio ai danni di F.S., si inserisce a pieno titolo nella serie di rappresaglie che il sodalizio capeggiato dai Ligato ha posto in essere per eliminare la concorrenza e affermare l’egemonia per lo spaccio di sostanze stupefacenti sul territorio dell’agro caleno-capuano. Infine, nel ricordare che i fatti appena raccontati sono solo l’inizio di una lunga e dettagliata attività investigativa, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Napoli (Sostituto Procuratore, dr.ssa Laila Morra e Procuratore Aggiunto, dr. Luigi Frunzio) e importante rimarcare che l’astio manifestato dai fratelli Raffaele e Felicetta Ligato nei confronti di F.S. (cugino del più noto Maurizio Fusco e non coinvolto nell’inchiesta ed indicato solo come la vittima di un atto intimidatorio), è anche riferito ad alcuni funerali svolti da una nuova azienda di pompe funebri sul territorio vitulatino, ma questa è tutta un’altra storia…

03-04-2019

di Alfredo Di Lettera

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