VITULAZIO – La mattinata dello scorso 9 luglio 2019 il territorio dell’agro caleno-capuano, per l’ennesima volta venne svegliato dal consueto rumore di un elicottero dei Carabinieri, che come da consuetudine annunciò un blitz antidroga nei confronti di un’altra organizzazione criminale che operava nelle “sempre fiorenti” piazze di spaccio di Vitulazio, Bellona e dei comuni limitrofi. Questa volta, dopo i numerosi arresti ai danni due differenti organizzazioni dedite allo spaccio di sostanze stupefacenti e rispettivamente gestite da Cristina Gravante e dal “clan Ligato” di Pignataro Maggiore, è stata la volta di personaggi di alto spessore criminale e camorristico, poiché dalle risultanze investigative che hanno determinato questi ultimi arresti emerge anche la presenza di personaggi che possiamo definire le nuove leve del cosiddetto “clan dei casalesi” ed implicati sull’asse Casal di Principe-Vitulazio e con degli “interessi diretti” nel fiorente mercimonio di droga venutosi a creare nei vari comuni nell’agro caleno e che era gestito da una “coppia quasi incensurata” ma con parentele dirette, amicizie e frequentazioni con storici ed apicali personaggi della camorra. Questa volta a fare chiarezza e mettere far manette ai polsi di dieci persone è stata un’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia in seno alla Procura della Repubblica di Napoli, coordinata dal Sostituto Procuratore Maurizio Giordano e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta agli ordini del Tenente Colonnello Nicola Mirante.
A capo della citata organizzazione criminale operante tra le strade, le piazze ed i bar di Vitulazio, Bellona e limitrofi, ci stava il vitulatino Stefano Fusco (classe 1975), soggetto con a carico dei precedenti di polizia per lo spaccio di sostanze stupefacenti e cugino diretto del più noto Maurizio Fusco (classe 1981) più volte arrestato e condannato per le varie attività estorsive compiute per nome e per conto del clan “dei casalesi” e di cui risultava anche essere il capo-zona per i comuni di Vitulazio, Bellona e limitrofi ed attualmente detenuto. Il Fusco Stefano, in passato e per circa dieci anni era stato il “convivente” di Cristina Gravante (Classe 1964), nota pregiudicata per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti ed arrestata, insieme ad altri soggetti, per tali reati nel mese di marzo del 2018 (clicca qui per leggere l’articolo) e dalla quale, quasi certamente ha imparato questo “mestiere”. Infatti, Stefano Fusco dopo aver litigato “sentimentalmente” con la Gravante decide di “mettersi in proprio” per poi “scontrarsi duramente” prima con la stessa sua ex convivente che “gestiva” l’intera piazza di spaccio tra Vitulazio e Bellona e fino ad entrare in lotta anche con il “clan Ligato” egemone in Pignataro Maggiore.
Come avevano raccontato in una nostra precedente inchiesta giornalistica dello scorso 3 aprile 2019 (clicca qui per leggere l’articolo), Stefano Fusco fu anche vittima di atti intimidatori commessi nel contesto criminale-mafioso e di cui sono accusati i germani Antonio Raffaele Ligato (Classe 1984 – detto Raffaele) e Felicia Ligato (Classe 1981 – detta Felicetta), entrambi figli di Tonino Ligato (Classe 1948) condannato al carcere a vita e detenuto al regime ex art. 41-bis, capostipite dell’omonimo e storico clan camorristico dei Ligato-Lubrano-Abbate che, tra gli anni ‘70-‘80 e ’90, era egemone in tutto l’agro caleno-capuano ed alleato prima (per rapporti di parentela) con la famiglia mafiosa dei Nuvoletta di Marano di Napoli e successivamente con quello camorristico “dei casalesi”. Infatti, i Ligato secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli furono i promotori e mandanti dell’incendio della Fiat Stilo di Stefano Fusco, avvenuto il 16 febbraio del 2016 in via Miceli di Vitulazio ed il movente è da ricercare proprio nelle attività promosse dalle nuove leve del clan Ligato, impegnati anche loro nella gestione di una “struttura organizzativa” dedita allo spaccio d’ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e che si erano ritrovati a fare i conti con una concorrenza del tipo monopolistica gestita proprio dal gruppo “antagonista” dei Fusco. Infatti, Raffaele Ligato in un’intercettazione ambientale e riferendosi proprio a Stefano Fusco, pronunciò le seguenti parole: “mi vuole togliere il pane dalla bocca questa merda!!” e che secondo la tesi della DDA di Napoli, l’incendio della vettura di Stefano Fusco, si inserisce a pieno titolo nella serie di rappresaglie che il sodalizio criminale capeggiato dai Ligato pose in essere per eliminare la concorrenza ed affermare l’egemonia per lo spaccio di sostanze stupefacenti sul territorio dell’agro caleno-capuano. Infatti, il gruppo capeggiato da Stefano Fusco, promotore di un’articolata un’associazione a delinquere finalizzata al traffico delle sostanze stupefacenti era cresciuto in maniera esponenziale tanto da raggiungere uno stato di monopolio soprattutto nei comuni a nord di Capua (Bellona, Vitulazio, Camigliano, ecc.), riuscendo a subentrare nelle varie piazze di spaccio ai gruppi criminali che di fatto già operavano nella zona, come quello del “locale” clan dei Ligato egemone in Pignataro Maggiore e quello capeggiato da Cristina Gravante.
L’incremento esponenziale degli affari sullo spaccio di droga, avuto dal gruppo capeggiato da Stefano Fusco, secondo le risultanze investigative sarebbe da ricercare proprio dai “rapporti” con la sua nuova fiamma in amore e socia in affari di quest’ultimo. Infatti, il Fusco Stefano dopo aver interrotto la sua relazione sentimentale con la Gravante inizia a frequentare Teresa Vitolo (Classe 1973), moglie di Carlo Del Vecchio detto “Carlino”, affiliato al clan dei casalesi (attualmente detenuto in regime di 41 bis) e sorella di Massimo Vitolo, già considerato all’epoca affiliato al “clan dei casalesi” e poi divenuto collaboratore di giustizia. Infatti, Stefano Fusco e Teresa Vitolo, cosi come si evince dai riscontri investigativi della DDA di Napoli, si “mettono insieme” anche in termini di affari e spaccio di droga, potendo anche contare sull’illustre parentela con elementi apicali del “clan dei casalesi” e su una copertura totale da parte di esponenti liberi, tra i quali Gaetano Diana, figlio del noto Elio, esponente apicale del Clan dei Casalesi e nipote, per parte di madre, di Schiavone Francesco detto “Cicciariello”, attualmente detenuto in regime di 41 bis. Al riguardo è esemplificativo l’episodio in cui Teresa Vitolo affrontò presso la propria abitazione Cristina Gravante, pregiudicata per reati specifici in materia di sostanze stupefacenti, la quale, sebbene sostenuta dalla fazione Iovine del “clan dei casalesi”, dovette arrendersi di fronte alla preponderante forza camorristica della rivale.
Detto ciò è importante evidenziare l’importanza dell’organizzazione criminale messa in piedi dalla coppia Fusco-Vitolo. Dall’indagine condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, si rivela in maniera chiara che i due avevano allacciato una relazione sentimentale, che ha poi indotto la Vitolo a collaborare attivamente nell’attività di spaccio di hascisc e cocaina organizzata dal Fusco Stefano nella zona di Vitulazio e Capua. I due hanno anche un legame di tipo familiare: ovvero che un nipote della Vitolo è coniugato con una sorella di Fusco. La Vitolo, con il marito ed il fratello detenuti, decise di associarsi anche sotto il profilo “lavorativo” al Fusco Stefano per avere una fonte di guadagno autonoma per sé e la sua famiglia. Tanto si evince con chiarezza dalle intercettazioni ambientali, nel corso delle quali la donna riferisce di un colloquio avuto con delle persone che cercavano Stefano Fusco, essendo interessati ad acquistare da lui e riferisce dì aver saputo che, nel corso di una conversazione registrata. Fusco avrebbe fatto “non il nome dì Gaetano, addirittura il nome di “lvanhoe …lvanoe” “…il figlio proprio di…” e successivamente fa proprio riferimento al “figlio di Sandokan” (Schiavone Francesco). Fusco replica di non aver bisogno di nessuno e la Vitolo continua raccontando che i due soggetti, avevano gradito la sua intermediazione come garante (“ha detto è una garanzia in più o no, che teniamo, ha detto, perché ci state voi di mezzo”). Nel prosieguo la donna racconta di aver accettato di fare da garante e Fusco afferma di sapere dove andare, a Napoli ed a Caivano, ma non può dire a chi serve perché le porte sono chiuse (i casalesi non sono bene accetti). La Vitolo poi ribadisce di aver detto loro “le persone stanno facendo la galera e se la facessero la galera, ho detto, i nomi loro non ci servono più … adesso conta chi sta fuori non chi sta facendo la galera” e di aver spiegato che per la famiglia sua e “per mantenere le situazioni” doveva dire grazie al Fusco. È chiaro che la Vitolo collabora con il Fusco facendo da garante grazie ai suoi rapporti con esponenti del “clan dei casalesi” che si rivolgono al Fusco per ottenere rifornimento di sostanza stupefacente…
Il quadro dei rapporti tra i due risulta chiaro dalle varie intercettazioni nel corso delle quali la Vitolo racconta a Fusco del suo incontro con CristinaGravante , la quale ha messo in giro la voce che il Fusco sarebbe stato confidente dei Carabinieri ed è stata registrata una sua conversazione nella quale lui direbbe che avrebbe mandato “quelli di Capua” contro di loro. Nel corso dell’ambientale la Vitolo afferma di aver confermato alla donna di essersi associati al Fusco (“ho detto lavoriamo insieme, è vero! se non lo sapevi ora lo sai!”), ma la donna avrebbe risposto “no Vitulazio è mio e me lo faccio io”. Da qui la Vitolo le avrebbe lanciato la sfida di andare a Capua a “lavorare”, Vitolo riferisce di averle contestato di aver mandato a chiamare “Augusto” ma questi le aveva risposto “ha detto che se stavi tu, stavi tu”. “Augusto” che ha il potere di decidere chi debba stare in una determinata zona viene identificato in B. Augusto, figlio di Cesare, condannato per estorsione e raggiunto da misure cautelari per essere associato al clan dei casalesi – fazione Schiavone.
Nel prosieguo la Vitolo racconta che la Gravante le avrebbe detto di esseri recata da “Corrado De Luca” per parlargli “della tarantella tua e sua”. Dalle risultanze investigative emerge che trattasi di un soggetto apicale del clan dei casalesi, ritenuto luogotenente del boss lovine Antonio detto ’o Ninno. Richiamando le dichiarazioni rese da Antonio lovine, frattanto divenuto collaboratore di giustizia, il quale indica Corrado D. L. tra coloro che per suo conto potevano avere rapporti con gli altri capi del clan dei casalesi e con le altre famiglie come Zagaria e Schiavone. Tali dichiarazioni trovano riscontro anche in un’altra intercettazione ambientale quando la Vitolo, sempre facendo riferimento al coinvolgimento di “Corrado” afferma “ho detto ma chi è? tutto il blocco appartiene o’ Ninno”.
A conferma della identificazione della Gravante e degli scontri con la coppia Vitolo-Fusco per la gestione della piazza di spaccio in Vitulazio sono di particolare rilievo quando Cristina Gravante viene tratta in arresto in esecuzione di ordinanza cautelare per aver acquistato da … Vincenzo, un imprecisato quantitativo di sostanza stupefacente e che poi cedeva a sua volta cedeva a vari acquirenti nei comuni di Bellona, Vitulazio e zone limitrofe. Il giorno successivo all’arresto della Gravante, Teresa Vitolo e Stefano Fusco , commentano l’arresto della donna e nel corso del dialogo Fusco rivela di aver saputo che la Gravante era andata da Corrado D. L. a casale mettendosi nel cofano della macchina per dirgli della relazione tra Fusco e Vitolo Teresa. Quest’ultima a sua volta ricorda che la donna aveva incontrato “Pasquale” e lei aveva risposto “mi hai rotto il cazzo tu e questo….” sfidandola a chiamarlo subito. La Vitolo teme che lo abbia chiamato dopo e tenuto conto dell’arresto ha timore di essere coinvolta e dice “io lo spero, guarda, che non succede niente, ma se dovessero venire le guardie a casa…”. Vitolo ha anche paura che si sparga in Casal di Principe la voce riguardante la loro relazione perché in tal caso ne resterebbe compromesso il rapporto con il suocero (“cioè la rabbia mia hai capito qual è? che se si è sparsa una voce…una voce del genere là cioè io ho finito di parlare con il suocero…capito? ho finito…”e ancora “specialmente se l’hanno detto a Gaetano, a tutti quanti… che ti conoscono a te…io ho finito”). Fusco la rassicura affermando che tutti hanno capito che la Gravante è solo gelosa. Vitolo è furiosa contro la donna che vorrebbe intimidire in carcere (“bastarda! …ma in quale carcere sta? se sapessi che stesse al carcere di Santa Maria”), ma Fusco afferma che la donna è stata portata a Pozzuoli. Qualche giorno più tardi e tramite alcuni colloqui captati sempre tramite le intercettazioni ambientali, nel corso dei quali Stefano Fusco racconta alla Vitolo di aver messo a disposizione del figlio una pistola per sparare ai familiari della Gravante che stanno mandando messaggi a lui ed ai suoi figli, evidentemente su disposizione della donna che fa la “boss” anche dal carcere. Vitolo afferma che chiamerà una parente per farla intimidire dalle compagne all’interno del carcere. La Gravante, una volta arrestata, non vuole perdere la battaglia nella gestione della droga a Vitulazio ed evidentemente tramite i familiari invia messaggi intimidatori, scatenando la reazione del Fusco che teme per la incolumità propria e dei familiari. La spiegazione dell’incontro avvenuto si trova nei vari incontri avvenuti nei giorni precedenti con alcuni personaggi gravitanti nel clan dei casalesi e legati alla Vitolo attraverso il vincolo parentale con la famiglia del marito, Del Vecchio Carlo.
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