CANCELLO ED ARNONE – “Tre donne intorno al cor mi son venute,/ e seggonsi di fore;/ ché dentro siede Amore,/ lo quale è in segnoria de la mia vita…”. Calza a pennello quest’incipit d’una celebre rima dantesca per l’annuncio, questa volta opportunamente aulico, della ripartenza per la stagione 2019/20, alle ore 19,30 di venerdì 27 settembre, del mensile salotto cancellese denominato “Letteratitudini” che quest’anno ha festeggiato il prestigioso traguardo del primo decennale.
Le tre donne che s’apprestano a venire in scena sono Tilde Maisto (fondatrice/ospite ospitante del cenacolo letterario), Nadia Verdile (giornalista/scrittrice/autrice del bel libro dedicato a Matilde Serao (moglie di Scarfoglio nonché di Giuseppe Natale): libro germogliato nell’attuale alveo de Il Mattino – la più grande e antica testata cartacea del Mezzogiorno d’Italia – e, a dicembre del 2017, pubblicato all’interno della collana “italiane” diretta proprio dalla Verdile per conto di Maria Pacini Fazzi editore. Una sequenza che già ci consentì di apprezzare della Nadia i precedenti volumi dedicati a Cristina Trivulzio e Gianna Manzini.
Ebbene, Tilde (Matilde, la donna che vince, sic!) Maisto ha saputo abbinare, negli ultimi anni, alla costante attività giornalistica una viva passione per la scrittura in prosa e versi, esordendo, nel 2007, con “…Ho Bisogno di Sognare” e poi dando alle stampe “Storie…Tante Storie” (58 magiche pagine dedicate “a tutti i bambini del mondo”), “Dal mio cuore al tuo” e, recentissima, la rassegna “Dieci anni insieme” che ricostruisce appunto gli esaltanti percorsi finora compiuti da Letteratitudini.
Di Nadia Verdile diciamo poco, molto poco eppure tanto: diciamo del sorriso e dell’humanitas che accompagnano le sue attente, sensibili e rigorose “fatiche” giornalistiche e narrative. Ad incontrarla nelle grandi circostanze culturali è facile. Arduo è invece sorprenderla dentro i riservati sentieri della quotidianità.
Men che meno rievochiamo qui il profilo e la martellante testimonianza di Matilde Serao (che desidereremmo vedere oggi alla direzione del Mattino, giacché immaginiamo quante sterzate e inversioni ad u ella saprebbe determinare: nelle e fra le righe della sua biografia redatta dalla Verdile se ne intravedono gli impavidi tratti e le finalità nobilissime). Tanto, per converso, si dirà nell’incontro di domani 27 settembre a Cancello ed Arnone esclusivamente centrato sulla letterata costretta da Benito Mussolini a cedere l’agognato Nobel a Grazia Deledda. A noi soltanto il gusto (non macabro) di citare le parole scolpite nell’explicit verdiliano: «’A Signora, quella che attraversava la città in carrozzella, salutata e amata, se ne andava trainata dai cavalli neri, dalla folla a lutto, lasciando alla sua città un sogno: l’orgoglio dell’onestà».
Raffaele Raimondo