NAPOLI – Il sud Italia della seconda repubblica è diventato terra di conquista per novelli “Masaniello” che tuonano contro i privilegi del nord e sparano un giorno si e l’altro pure contro il governo per la povertà dilagante delle regioni meridionali. Se la narrazione dei governatori in prima linea corrispondesse alla realtà, ci sarebbe poco da eccepire. Il problema, tuttavia, è che questi stessi protagonisti della fronda sudista rappresentano una delle concause della povertà dei cittadini che vivono dall’altra parte del fiume Garigliano.
L’elemento “fattuale” – come direbbe il Vittorio Feltri di Crozza – emerge dai dati relativi al pagamento dell’addizionale regionale dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche (l’Irpef), imposta introdotta nel 1998 dall’articolo 50 del d.lgs. 15 dicembre 1997 n. 446, e dovuta alla Regione in cui il contribuente ha il domicilio fiscale al 31 dicembre dell’anno fiscale di riferimento.
In epoca contemporanea, laddove possibile, la tassazione in Occidente segue, come è giusto che sia, un criterio democratico come il principio di progressività: ognuno contribuisce alle spese dello Stato secondo quelle che sono le proprie possibilità. Tale indirizzo viene ribadito anche dall’articolo 53 della Costituzione italiana, la quale al comma secondo recita “il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Un principio cardine che sta alla base dell’equità e della giustizia sociale che vale ovunque, ma non in quel sud dove amministrano proprio quei governatori che tuonano contro l’impoverimento dei cittadini.
In Campania, Calabria e Sicilia, infatti, per l’addizionale Irpef non esiste una progressività, ma solo un’aliquota fissa che devono corrispondere ricchi e poveri, possidenti e non. Nella regione del vero “Masaniello” (la Campania) tale aliquota è addirittura superiore allo scaglione massimo previsto in molte regioni (tra le quali Lombardia e Puglia). Escluse l’Abruzzo, la Sardegna e il Veneto (oltre quelle dell’estremo sud), infatti, la progressività della tassa crea una giusta differenza tra i contribuenti più abbienti e quelli economicamente in difficoltà. Evidentemente, in territori come la Campania, la classe politica ritiene che non esistano poveri, forse proprio per questo anche il reddito di cittadinanza è stato fatto oggetto di durissime critiche.
Red. Cro.