Accusa di falsa testimonianza sui rapporti con il boss mafioso Lello Lubrano: processo a carico di Giulio Parisi a seguito di una denuncia del giornalista e scrittore Salvatore Minieri

Accusa di falsa testimonianza sui rapporti con il boss mafioso Lello Lubrano: processo a carico di Giulio Parisi a seguito di una denuncia del giornalista e scrittore Salvatore Minieri

PASTORANO/PIGNATARO MAGGIORE – Al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (giudice monocratico dottoressa Benedetta De Risi) processo per falsa testimonianza a carico di Giulio Parisi, nato nel 1954 a Pastorano e ivi residente, ma molto conosciuto anche a Pignataro Maggiore per i rapporti con la influente famiglia Lubrano e i legami politici e pure di acquisita parentela con la famiglia del sindaco Giorgio Magliocca, presidente della Provincia e commissario provinciale di Forza Italia. La figlia di Giulio Parisi ha sposato un fratello di Giorgio Magliocca. Giulio Parisi (rinviato a giudizio il 3 aprile 2019 dal giudice dell’udienza preliminare dottor Emilio Minio  e a processo dal 10 gennaio 2020) dovrà rispondere del reato previsto e punito dall’articolo 372 del Codice penale, che recita: “Chiunque, deponendo come testimone innanzi all’autorità giudiziaria o alla Corte penale internazionale, afferma il falso o nega il vero, ovvero tace, in tutto o in parte, ciò che sa intorno ai fatti sui quali è interrogato, è punito con la reclusione da due a sei anni”.
Il procedimento penale era cominciato a seguito di una querela presentata dal giornalista e scrittore pignatarese Salvatore Minieri; denuncia che è (con gli atti allegati) una delle fonti di prova unitamente al verbale di una udienza del 18 giugno 2013 di un diverso processo davanti al giudice monocratico dottor Orazio Rossi, sempre al Tribunale Santa Maria Capua Vetere. Come si legge tra l’altro nel capo di imputazione, in quella occasione Giulio Parisi (che era persona offesa e testimone nell’appena citato processo davanti al giudice monocratico dottor Orazio Rossi a carico del giornalista e scrittore Salvatore Minieri) dichiarò di aver conosciuto nel 1980 il geometra Raffaele Lubrano detto “Lello” e – affermando il falso, negando il vero – di non aver avuto più da quella data alcuna frequentazione né con lo stesso Lello Lubrano né con altri esponenti della famiglia Lubrano. Come è noto, Lello Lubrano (figlio del defunto mammasantissima pignatarese “don Vincenzo”) è il boss mafioso ucciso in un agguato del “clan dei casalesi” a Pignataro Maggiore il 14 novembre del 2002, esponente di spicco della potente e sanguinaria consorteria criminale alleata dei “corleonesi”.
Il processo sarà seguito con grande curiosità dall’opinione pubblica perché si concentrerà sui rapporti tra una persona (anche politicamente) molto legata al presidente della Provincia Giorgio Magliocca, appunto l’imputato Giulio Parisi, e il boss Lello Lubrano, il cui fantasma torna quindi a materializzarsi nelle vicende pignataresi. Come si ricorderà, proprio con il potentissimo Lello Lubrano, l’allora consigliere provinciale di Alleanza nazionale in carica Giorgio Magliocca ebbe alcuni incontri alla vigilia delle elezioni amministrative di Pignataro Maggiore del 2002, quando fu eletto trionfalmente sindaco per la prima volta. Arrestato con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e omissione di atti d’ufficio con l’aggravante camorristica l’11 marzo 2011, Giorgio Magliocca è stato poi assolto “perché il fatto non sussiste” e ha altresì ottenuto un risarcimento di 90.000 Euro per “ingiusta detenzione”. Vittoria su tutta la linea (giudiziaria), insomma. Ma Giorgio Magliocca e gli avvocati del suo agguerrito collegio di difesa non sono riusciti a smantellare l’accusa (confermata dalle sentenze di assoluzione) formulata in sede  di investigazione giornalistica: l’attuale presidente della Provincia e commissario provinciale di Forza Italia (oltre che sindaco) alla vigilia delle elezioni amministrative del 2002 davvero ebbe i famosi incontri con il boss Lello Lubrano, genero di “don” Lorenzo Nuvoletta e spesso turista in Sicilia per incontrare il capo dei capi dei “corleonesi” Totò Riina, quest’ultimo a sua volta turista da intoccabile latitante a Pignataro Maggiore, famigerata città conosciuta quale “Svizzera dei clan”.

Rassegna stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

Commenta con Facebook