Un libro per conoscere la toponomastica e le tradizioni contadine di Giano Vetusto

Un libro per conoscere la toponomastica e le tradizioni contadine di Giano Vetusto

GIANO V. – Perché a Giano Vetusto abbondano toponimi idrografici con riferimenti a pozzi e fontane? In che modo si è sviluppata e da cosa deriva la toponomastica del piccolo centro ai piedi del Monte Maggiore? A queste domande risponde il libro di Francesco Carlo Zona, “Toponomastica gianese comparata e dei Comuni limitrofi – Cenni storici e documenti inediti” (Associazione culturale “Panta Rei”, 445 pagine), una pubblicazione di qualche anno fa che resta un vero tesoro per appassionati e cultori della storia e delle tradizioni locali.
Il saggio, infatti, è curato con dovizia di particolari e diviso in sezioni facilmente consultabili. Ma la vera forza di questo volume è la grande mole di informazioni, ipotesi e digressioni etimologiche che permettono di disegnare un quadro delle tradizioni sociali e contadine del popolo gianese. I toponimi, nella stragrande maggioranza dei casi, derivano o dal sostrato arcaico – quando tra le “villae” del “pagus” si ergeva il tempio del dio Giano – o dalla tradizione contadina e dal lavoro dei campi. Di particolare importanza sono i numerosi toponimi che derivano – come si è detto – dall’idrografia; le fontane che si incontrano entrando in paese sono l’eco di una più complessa e antica tradizione di distribuzione delle acque che raggiungevano praticamente tutte le case del villaggio.
Non mancano nel libro di Francesco Carlo Zona i riferimenti storici e a numerosi ritrovamenti archeologici che negli anni hanno interessato il territorio gianese. Proprio per questo il volume non si pone come un semplice dizionario toponomastico, ma come un vero e proprio manuale etnografico che permette al lettore di approfondire la conoscenza della vita, del lavoro e delle tradizioni del popolo gianese: tra le pagine troviamo tra l’altro riferimenti alle tecniche e agli strumenti utilizzati nel mondo agricolo, alla cultura, alle tradizioni e alle tappe che scandivano il calendario annuale della vita nei campi. Toponimi dal suono antico che rimandano alle scene dei tempi passati, quando tutto era regolato dalla semplice e dura esistenza a contatto con la natura. Meritano una menzione speciale le numerose tavole che corredano il testo e che danno la possibilità di comprendere al meglio il contenuto di questo saggio.

Massimiliano Palmesano

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