CASERTA – Un nuovo caso di grande trappola in metallo destinata alla cattura illegale dei cinghiali. I Carabinieri Forestali di Caserta, stante quanto apparso sulla stampa, l’avrebbero rinvenuta all’interno di un’area protetta nel Comune di San Felice a Castello. Per il CABS, l’associazione di volontari esperti in antibracconaggio, si tratta di un ennesimo episodio di bracconaggio che evidentemente rende a chi lucra sul cinghiali. “Quello del cinghiale– hanno affermato i protezionisti –sembra apparire come un vero e proprio “sistema” che evidentemente a qualcuno conviene mantenere. Il ritrovamento avvenuto a San Felice a Cancello, è solo l’ultimo di una numerosa serie di ritrovamenti di grandi trappole, in Campania come nel resto dell’Italia, destinate alla diretta macellazione dell’animale o all’ allevamento, in entrambi i casi clandestini”. Secondo il CABS le popolazioni di cinghiali selvatici sono in non pochi casi mantenute con vere e proprie pasture. Non a caso, come parrebbe in questo caso, la trappola, riposta da ignoti, era verosimilmente destinata alla cattura di giovani animali destinati all’allevamento. “Non si fa neanche caso– ha aggiunto il CABS – ai rischi sanitari che si corrono nel veicolare carne esente da controlli veterinari. Sembra quasi che a molti non dispiace tenere alte le popolazioni di cinghiali”. I protezionisti, ad ogni modo, ricordano come in Italia i fenomeni di bracconaggio non sono limitati al cinghiale. Catture illegali di piccoli passeriformi da destinare all’alimentazione come alla detenzione in gabbia, abbattimenti di anatre, uso di mezzi di caccia illegali primo fra tutti il famigerato richiamo elettronico oltre che l’uccisione generalizzata degli ungulati (cinghiali, daini, caprioli etc), vanno a costituire una cadenza pressocchè quotidiana di eventi che non sembrano però sortire particolari preoccupazioni nel legislatore. Basti considerare che i reati previsti nella normativa di settore (immutati nella loro entità dal 1992!), sono tutti squisitamente contravvenzionali mentre al pari di quelli riservati per gli animali di cosiddetta affezione, dovrebbero essere di natura delittuosa. Il CABS ricorda in ultimo come fin dal 2013 gli uffici dell’Unione Europea hanno aperto nei confronti dell’Italia il fascicolo EU-Pilot, propedeutico alla procedura d’infrazione. L’accusa è quella di non fare abbastanza per la tutela della fauna selvatica, così come invece previsto dalla specifica Direttiva Europea. “Solo nel 2017 vi è stata una sorta di momentaneo sussulto con il varo del cosiddetto Piano nazionale Antibracconaggio. Peccato – ha concluso il CABS – che sia rimasto in gran parte inattuato” .
C.S.