CALVI RISORTA – I monumenti caleni incominciano ad essere conosciuti in tutta Italia. Grazie infatti all’impegno dell’Archeoclub Cales, è stato pubblicato sul periodico dell’Archeoclub d’Italia un lungo articolo sulla basilica paleocristiana di san Casto Vecchio (IV sec.) e sull’antica cappella funeraria di San Simeone. Sul numero 10 del 31 ottobre scorso, infatti, i due importanti monumenti caleni sono apparsi insieme alla presentazione della Campagna archeologica di recupero e valorizzazione della Via Appia in Valle Ariccia presso Roma, alla storia dell’archeologia subacquea in Sicilia e nell’Agrigentino, alla Siponto romana, paleocristiana e medievale e alla figura Gioacchino Maria Oldi che celebrò il sinodo nel 1728 e promosse importanti lavori alle cattedrali di Terracina di Sezze e Priverno. Le iniziative della sede calena dell’Archeoclub, diretta dal Presidente prof. Paolo Mesolella, insieme ai proff. Pasquale De Stefano e Erminio Zona, quindi, sono state scelte tra le tante realizzate dalle sedi locali, in tutta Italia, per essere pubblicate insieme a quelle delle sedi di Terracina, Area Ionica (Messina), Jesi (Ancona), Palma di Montechiaro (Agrigento), Massalubrense, Manfredonia Siponto (Bari) e Aricino Nemorense (Roma). La rivista telematica dell’Archeoclubn d’Italia, trasmessa a migliaia di associati in tutta Italia, ad enti e ad associazioni culturali, rappresenta senz’altro una buona occasione per la conoscenza di Calvi e del suo grande patrimonio. Ad iniziare dalle antichissime chiese paleocristiane calene. La basilica di San Casto Vecchio infatti risale al IV sec. e sorge nell’area della palestra romana. In questo tempio si trovava la primitiva sedia vescovile con immagini scolpite e con l’iscrizione di San Casto vescovo e martire. Nel 1685 la basilica di san Casto Vecchio fu abbandonata e i coloni dei campi vicini saccheggiarono il materiale della cattedrale per costruire le loro masserie. Nel 1960, poi, durante i lavori per l’attraversamento dell’autostrada del sole, il monumento è stato in parte coperto dal gigantesco ponte dell’autostrada e lasciato nel più completo abbandono. Johannowskj nella sua relazione sugli scavi rileva che ”nell’abside, sotto il pavimento, vi erano quattro sarcofagi con copertura a due spioventi, di cui uno figurato in marmo bluastro, forse ospitante le ossa di un vescovo (san Casto?), databile fra il 260 ed il 280 d.C.”. Molto importante anche l’antica cappella cimiteriale di San Simeone dove le piogge, immettendovi acqua e fango, hanno rialzato il pavimento tanto che un uomo a stento può starvi in piedi. Vi si scorgono ancora due immagini di Sante Vergini. In una l’abate Zona vi ravvisa santa Lucia. All’inizio dell’800 San Simeone ha subito un’altra metamorfosi: da tempio cristiano è diventato una stalla.
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