A settembre il secondo libro di Salvatore Minieri, la storia terribile del clan Bardellino e della discoteca che piaceva a Craxi, Moana Pozzi e alle più grandi star internazionali: il Seven up di Formia distrutto da un’esplosione misteriosa il 3 agosto 1985. Silenzi e buio di trent’anni tra politica, camorra e imprenditoria deviata alla conquista dell’Italia

A settembre il secondo libro di Salvatore Minieri, la storia terribile del clan Bardellino e della discoteca che piaceva a Craxi, Moana Pozzi e alle  più grandi star internazionali: il Seven up di Formia distrutto da un’esplosione misteriosa il 3 agosto 1985. Silenzi e buio di trent’anni tra politica, camorra e imprenditoria deviata alla conquista dell’Italia

È una delle storie misteriose e inesplorate degli anni ’70 e ’80, e – di sicuro – rappresenta uno dei momenti più affascinanti e oscuri dell’espansione della camorra casertana verso il Centro Italia, sui mercati dell’edilizia intensiva e senza scrupoli, nei binari della commercializzazione delle droghe e, soprattutto, nell’ottica dello sfruttamento dell’industria dei “lustrini e delle luce sintetica”: quelle discoteche che, tra il 1979 e il 1985 rappresentarono l’ingresso dei cartelli criminali nel nuovo business delle notti nelle località turistiche.

Nel secondo libro di Salvatore Minieri, il viaggio narrativo inizia proprio nella più grande discoteca d’Europa, all’inizio degli anni ’80, la grande cattedrale luminosa fatta realizzare dagli imprenditori vicini al boss Antonio Bardellino.

Il Seven Up di Formia, il primo grande esperimento di discoteca-fortezza, grande quanto un intero quartiere, capace di ospitare circa 7000 persone contemporaneamente. Un locale unico in quegli anni, gestito da un articolato sistema imprenditoriale che faceva capo al feroce clan di San Cipriano d’Aversa e alle forti cointeressenze politiche che, dal principio degli anni ’80, mescolarono rapporti istituzionali con sinergie poco ortodosse.

E’ il caso del patto d’acciaio tra Bettino Craxi ed Ernesto Bardellino nella loro epica serata a braccetto per il corso di San Cipriano (un capitolo intero del libro è dedicato a quell’evento clamoroso), e dei passaggi di proprietà della grande discoteca di Formia che, per alcuni anni, risultava essere nella disponibilità amministrativa di star internazionali dello show business, ma sempre nel controllo del reticolo bardelliniano.

Da Craxi, appunto, passando per Moana Pozzi, Aldo Pomilia e Chelo Alonso, fino ad arrivare alla definitiva espansione del clan di Antonio Bardellino. Una miriade di personaggi con le loro storie, sepolte dalle macerie, quelle che ancora oggi restano sulle vecchie piste del Seven Up abbandonato.

Il secondo lavoro editoriale di Salvatore Minieri proporrà dati e documenti esclusivi soprattutto sulla vicenda più drammatica di quella consorteria criminale che seppe, controllando gran parte degli affari proprio dagli uffici di una discoteca, espandersi in maniera omogenea verso il centro e il nord del Paese con l’appoggio connivente di politica e imprenditoria corrotta. L’esplosione avvenuta alle 22.40 del 3 agosto 1985 che distrusse il Seven Up di Formia, uccidendo due ragazzi, Augusto Massi e William Gibson, e ferendone centinaia.

Quel drammatico evento resta ancora coperto da una strana patina trentennale di mistero e sviste narrative.

Nel libro di Salvatore Minieri si cerca di far luce sugli intrecci che, dietro le impressionanti impalcature argentate di quel mastodonte completamente abusivo che era Seven Up, nascondevano la pervasiva e crescente presenza camorrista nel Lazio.

L’agghiacciante notte del 3 agosto 1985, vero emblema del libro, è rimasta nei ricordi dell’autore che ne ha vissuto – da ragazzino dodicenne –  gli attimi immediatamente successivi alla terribile esplosione.

“Ricordo le urla strazianti dei ragazzi che correvano per strada – ha ricordato Salvatore Minieri – ero a poche centinaia di metri in auto con mio padre e sentimmo il boato spaventoso dell’esplosione. Poi la prima ragazza riuscita a sbucare dalle macerie della megadiscoteca. Correva con le mani e la faccia insanguinate, urlando il nome della sorella , rimasta sotto i calcinacci del solaio crollato. Aveva nelle mani un grosso frammento di plastica e lustrini luminosi, usato per coprirsi la testa uscendo dal Seven Up. Fu quella l’immagine che rimase impressa a tutti. Un’immagine che urla da trent’anni”.

Quell’immagine straziante è stata riprodotta fedelmente nel vasto calendario foto che precederà l’uscita del libro. A realizzare il photopanorama pubblicitario è stato il maestro Pietro Manno, fotografo professionista, capace di ricostruire con immagini e restauro di foto storiche, l’epopea della più grande discoteca d’Europa.

La testimonial che ha incarnato in foto la storia misteriosa di quella discoteca è Giusy Scialdone, giovanissima modella che, prima di posare, ha voluto studiare tutta la storia della megadiscoteca formiana.

Segno evidente che il racconto di quegli anni di falso luccichio è senza tempo e affascina soprattutto le nuovissime generazioni.

L’uscita del libro è prevista per l’autunno e sarà esclusiva della Spring Edizioni di Caserta, sigla che ha già editato il primo libro di Salvatore Minieri, “I padroni di Sabbia”.

Salvatore Minieri è giornalista professionista ed è vincitore del Premio nazionale “Olmo” per il giornalismo d’inchiesta. A settembre 2015, riceverà il Premio Legalità e Sicurezza per il suo impegno professionale e civile contro le ecomafie.

Ve.Ed.

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