NAPOLI – Ecco l’agenda teatrale della prossima settimana:
Teatro Gloria di Pomigliano D’Arco
Info 0818843409
Lunedì 16 marzo ore 20.45
Ghione Produzioni
presenta
Giorgio Albertazzi in
Il mercante di Venezia
di William Shakespeare, traduzione e adattamento Giorgio Albertazzi
con Franco Castellano
regia Giancarlo Marinelli
Per me “Il Mercante di Venezia” è sempre stata la sinfonia della giovinezza. Antonio, Bassanio, Lorenzo, Porzia, Jessica, sono l’incarnazione del sublime epigramma di Sandro Penna: “Forse la giovinezza è solo questo/ perenne amare i sensi e non pentirsi”.
In nome dell’amore non c’è pentimento se si domanda una fortuna in prestito ad un amico con il rischio di rovinarlo; in nome di una libbra d’amore non c’è rimpianto se, per un amico, sei disposto a dare in garanzia una libbra della tua carne; e non c’è tormento, né dolore, se, per seguire un uomo che ti fa una serenata giù dal balcone, fuggi dalla famiglia, calpesti il cuore di un padre che per te solo vive, trafugandogli dalla casa le cose più preziose; persino quando, (come nel caso di Porzia- Amleto), l’ombra del padre defunto continua a condizionare la tua scelta d’amore, tenendoti a guinzaglio, direttamente dall’Ade, o il dogma cieco di una legge sembra spegnere definitivamente il tuo sogno di felicità, intervengono puntuali un sotterfugio o un travestimento, un colpo di teatro e di giovinezza, (che son la stessa cosa), in grado di infrangere gli ostacoli.
Sarà per questo che la Venezia di Shakespeare, nella mia fantasia, nulla a che vedere con quella pastellata ed appestata di Thomas Mann o con quella livida e morente di Giuseppe Berto; immagino questa Venezia simile ad una spiaggia della California; ragazzi bellissimi, donne sinuose come sirene, moto (scafi) che alzano la sabbia e le onde, un senso continuo di vertigine, una perpetua vacanza, musica dappertutto, feste dappertutto, un sabato sera periodico nella impossibile moltiplicazione della giovinezza: questi ragazzi veneziani fanno continuamente ciò che io, ogni volta che approdo in Laguna, vorrei fare: il bagno. Li vedo sempre umidi e seminudi, distesi al sole; anfibi verticali che sbracciano e abbracciano la città.
E Shylock? Da dove vengono la sua malvagità, la sua avarizia, la sua ostinazione a fiutare, fino ad asportare, l’odore del sangue? Mi son sempre chiesto: Shylock è semplicemente un antagonista agli eroi sopra citati? Shylock è unicamente la nota dissonante e stonata dentro alla sinfonia della giovinezza? Chi è veramente Shylock?
Ho visto e soprattutto letto, la riduzione, (o forse l’ampliamento, o forse la perizia poetico ermeneutica), firmata da Giorgio Albertazzi, e mi sono bastate poche parole per risolvere il mistero: “Dovrebbe essere giorno secondo lo schema spazio-tempo, invece per noi è sera. Diciamo tramonto”, scrive Albertazzi.
Giorgio Albertazzi ha fatto del “Mercante” un perfetto ibrido che sembra ora scritto da Strindberg e ora da Sartre, passando per la lussuria di Baffo e per i giocosi azzardi di Goldoni. Ha subito capito, fin dai vagiti della luce, che qui l’alba e il mattino, (sommariamente intesi come il primordio della vita e quindi la giovinezza), e il tramonto e la sera, (da considerarsi come tenebra, come male: come Shylock), sono di fatto non distinguibili: è come se i giovani veneziani e il vecchio ebreo siano cerchi nell’acqua creati dallo stesso sasso, riflessi specchianti dello stesso corpo, della stessa vita: Shylock odia Antonio, Bassanio e la loro cricca perché vorrebbe depredare quella giovinezza che non ha più, (di qui l’ossessione per la libbra di carne, che ha, di fatto, lo stesso significato dell’ossessione per l’immortalità di Faust); e Antonio e Bassanio detestano Shylock perché, in qualche modo, in lui scorgono il tramonto, il capolinea, il bicchiere rotto a fine festa che, inesorabilmente, li attende. In questo senso Shylock è Antonio; Shylock è Bassanio; Shylock è Porzia. E’ tutto ciò che sono e tutto ciò che saranno. Per questo Shylock non può essere l’ebreo rachitico, obliquo ed incartapecorito tratteggiato da Celine; anzi, è uno splendido condottiero, un ipnotico sciamano che si muove tra le calli a bordo di una stranissima zattera, (così come aveva immaginato Zanzotto per un film di Fellini).
Shylock, per me, è magnetico, irresistibile, perfettamente padrone di ogni avventura e sventura; tanto da rendersi conto, nel processo finale, che Porzia si è travestita da giureconsulto: è Shylock che decide di chinare il capo, di perdere tutto. Di tornare giovane dentro a Porzia. Sì; Shylock è l’uomo più bello e più giovane che io conosca. E’ Giorgio Albertazzi.
Giancarlo Marinelli
Teatro Carlo Gesualdo di Avellino
info 0825771620
Da martedì 17 a domenica 22 marzo
(feriali ore 21.00, domenica ore 18.30)
Diana Or.i.s. e Chi è di Scena
presentano
Sogni e bisogni
testo e regia Vincenzo Salemme
con Vincenzo Salemme
e con
Nicola Acunzo, Domenico Aria, Vincenzo Borrino,
Susy Del Giudice, Andrea Di Maria, Antonio Guerriero
Ho scritto questa commedia nel 1995 con il titolo di “IO E LUI” chiaramente riferito al celebre romanzo di Moravia. E, come accade in quel romanzo, anche nella mia commedia l’intreccio narrativo ruota intorno a due personaggi: Rocco Pellecchia ed il suo “pene”.
A differenza del racconto moraviano dove il “lui” in questione era solo una voce, qui nella commedia, il più famoso e significativo organo del sesso maschile si stacca materialmente dal corpo del suo “titolare” e diventa egli stesso uomo, rivendicando una sorta di riconoscimento scenico; rivendica cioè lo status di vero e proprio protagonista della vita e della scena.
Egli ritiene che la vita del grigio e mediocre Rocco Pellecchia mal si adatta alla grandeur del suo sottoutilizzato “tronchetto della felicità”. Si, Lui ama farsi chiamare proprio così.
Lo spettacolo in pratica è un duello tra i due contendenti. Il tronchetto spinge il povero Rocco a rialzare la testa e ad affrontare il futuro con orgoglio e spirito visionario e il povero Rocco che cerca di riconquistarlo e riportarlo materialmente nella sede più consona, cioè in basso al suo ventre. L’intreccio é ovviamente popolato da numerosi altri personaggi: un ispettore chiamato da Rocco a risolvere il caso, la coppia di impressionanti portieri dello stabile, la moglie appassita e avvilita di Rocco…
Aldilà degli accadimenti “Sogni e Bisogni” é una commedia di fortissimo impatto comico e nello stesso tempo mi consente di continuare il percorso che ho iniziato ormai già da qualche anno. Aprire cioè in qualche modo la confezione borghese della commedia classica per intrattenermi ed intrattenere il rapporto con il pubblico in sala. Avrò modo cioè di interloquire con loro per rispondere alle domande più frequenti che ci facciamo sulla profondità della natura umana sopratutto nei suoi aspetti apparentemente più semplici.
Teatro Gelsomino di Afragola
info 08185222901
Martedì 17 marzo ore 20.45
Teatro Comunale di Airola
Info 0823711844
Mercoledì 18 marzo ore 20.30
Teatro Gloria di Pomigliano D’Arco
Info 0818843409
Giovedì 19 marzo ore 20.45
Teatro Di Costanzo-Mattiello di Pompei
info 0818577725 – 3337361628
da venerdì 20 a domenica 22 marzo
(feriali ore 20.30 – festivi ore 18.30)
Tato Russo
in
M e n e c m i
La commedia degli equivoci
da Plauto e Shakespeare, nella riscrittura di Tato Russo
con
Rino Di Martino, Clelia Rondinella, Marina Lorenzi, Renato De Rienzo,
Massimo Sorrentino, Antonio Rampino, Giorgia Guerra,
Ashai Lombardo Arop, Eva Sabelli, Olivia Cordsen, Davide Sacco
scene Tony Di Ronza, costumi Giusi Giustino, musiche Zeno Craig
movimenti coreografici Aurelio Gatti, disegno luci Roger La Fontaine
regia di Livio Galassi
Cavallo di battaglia del Tato Russo attore, Menecmi ha avuto decine di riprese ed ha collezionato negli anni più di 600 repliche .La riscrittura originale di Tato dell’originale plautino conserva tutto il suo plebeismo, tutti i suoi caratteri di teatro popolare ma ne amplia a tal punto l’efficacia e il divertimento così da farlo diventare un capolavoro autentico dell’arte comica. 18 volte confessò d’averlo visto uno spettatore insaziabile. E insaziabili sono ogni anno le richieste degli spettatori di ripresa di questo spettacolo in cui Tato Russo si consacra attore specialissimo e dalla straordinaria comunicativa. Due ore di risate assicurate, un meccanismo comico perfetto, una grande prova di attore per Tato osannato dalla critica e dal pubblico per questa straordinaria interpretazione.
«Sono venticinque anni che porto in giro per l’Italia i miei Menecmi, ispirati a Plauto: in tutto questo tempo è cambiata la mia età anagrafica, e mi è diventato faticoso interpretare due parti. Ma il pubblico e i teatri continuano a richiedermelo, e oggi mi ritrovo a inventarmi le forze per essere di nuovo in scena con questo mostruoso composto di fatica e di follia creativa. Ce la farò ancora una volta?».
NOTE DI REGIA
I Menecmi è una libera elaborazione di Tato Russo da Menecmo di Plauto, oltre ad essere una delle più famose e forse, come la definiscono alcuni, la commedia più plautina di Plauto. Tato Russo affidando le parti dei gemelli ad un unico attore ha ambientato la vicenda in una Napoli antica, la Neapolis dell’epoca. Ma nonostante che un gemello becero e volgare sia contrapposto all’altro, colto e intellettuale, che fa l’avvocato, entrambi i personaggi si esprimono in italiano. L’irrefrenabile, incontenibile, generoso regista e attore napoletano, versatile da sempre non solo come interprete ma anche come autore, innamorato della prosa come del musical, ha riscritto la storia di Plauto non mancando di darle un tocco partenopeo. E così l’esuberanza verbale, il termine plebeo, il lazzo, attraverso i quali Plauto ottiene la risata crassa, il divertimento gioioso, la comicità, qui raggiungono il massimo vigore dando clamore alla voce autentica che si innalza al di sopra di qualunque banale intellettualismo, alimentando le fondamentali peculiarità dell’autore sarsinate. L’origine atellanica dell’arte plautina si fa più vicina sia alla metrica musicale del tempo che alla grassezza popolare voluta da Plauto.
LA TRAMA
Un mercante aveva avuto due gemelli, Menecmo e Fosicle. Partito per un viaggio d’affari con il primo dei due, l’aveva perso in seguito ad un rapimento e di dolore era morto. Il secondo ribattezzato Menecmo dal nonno, fattosi adulto, nel corso delle ricerche che sta svolgendo per ritrovare il fratello, giunge ad Epidanno. E’ in questa città dai facili costumi, lussuriosa e decadente che vive il primo gemello il quale benché sposato si abbandona ad ogni forma di dissolutezza, potendo godere dei favori di una sgualdrina sua dirimpettaia.
La presenza del secondo gemello darà luogo come si può intuire, ad una serie di equivoci e di errori in cui la comicità esploderà in maniera prorompente in tutte le scene dello scambio fra i due fratelli. Solo l’incontro finale porrà fine ai qui pro quo. (Livio Galassi)
Teatro Diana di Nocera Inferiore
info 3347009811
Martedì 17 marzo ore 21.00
Teatro dell’Archivolto
presenta
La misteriosa scomparsa di W
di Stefano Benni
con Ambra Angiolini
regia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato
musiche Paolo Silvestri
luci Aldo Mantovani
produzione Teatro dell’Archivolto
Una donna qualsiasi, di nome V, nata in modo funambolico “e in quell’attimo, miracolo, per la gioia a tutti i parenti ricrebbero i capelli, e una suora cresimina si spogliò dalla sua palandrana rivelando un corpo stupendo, abbronzato, nato per l’amore…” ripercorre, follemente, comicamente, la sua vita, alla ricerca del suo pezzo mancante W.
V è una parte che cerca il suo tutto e in questo monologo paradossale, ridicolo e doloroso, si interroga sul senso di infelicità e incompletezza. Nel farlo indaga su povertà e guerra, amicizia e intolleranza, giustizia e amore: “sono stata con Wolmer 6 anni e 2 mesi. Abbiamo totalizzato 12.346 baci e 854 coiti con una media di orgasmi per lui del cento per cento, per me del sedici per cento, media complessiva, secondo lui, del cinquantanove per cento, che non è male.”
Tutto sembra sfaldarsi attorno a lei: scompare il coniglietto Walter, viene a mancare il nonno Wilfredo, sfuma l’amicizia con la compagna di scuola Wilma e si chiude squallidamente la storia d’amore con il fidanzato Wolmer. In questo testo la parola di Benni, agile e dissacrante, è sostenuta dall’interpretazione di Ambra Angiolini, per la prima volta sola in palcoscenico, dopo il David di Donatello e il Nastro d’Argento per il film “Saturno contro”.
V ci racconta la lotta e la rabbia che sta dentro la necessità di sopravvivenza e la difesa dello spirito critico, in un copione teatrale dove il comico è un tocco di magica follia che trasforma l’angoscia in risata liberatoria.
Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere
info 0823799612
Giovedì 19 marzo ore 21.00
Teatro Auditorium Tommasiello di Teano
info 0823885096 – 3333782429
Venerdì 20 marzo ore 20.45
ENFI Produzione presenta
Carlo Buccirosso in
Una famiglia quasi perfetta!
scritto e diretto da Carlo Buccirosso
con
Rosalia Porcaro
Gino Monteleone, Davide Marotta, Tilde De Spirito
Peppe Miale, Fiorella Zullo, Giordano Bassetti
In una piacevole e tranquilla villetta residenziale, una pacifica famigliola, lui affermato psicologo, lei insoddisfatta casalinga, sembrano vivere in apparente armonia assieme al loro figlioletto, adottato sin dall’età di sei anni, e che ora appare come il loro principale punto di riferimento, fin quando un giorno, un inaspettato evento arriverà a turbare la pace della loro esistenza: il padre naturale dell’amato e coccolato pargolo, che piomba nel tepore delle mura della casa a recriminare la paternità di suo figlio!
Sembra una normale vicenda legata alle difficoltà che l’adozione di un figlio a volte può arrecare, ma il disordine legislativo, la mancanza di una quotidiana tutela del cittadino, unite alla presunzione di convenienza che ormai regna nel nostro “bel paese”, e cioè che tutti siamo colpevoli di tutto, salvo prova contraria, porteranno gli eventi sul precipizio di una normale tragedia quotidiana, cui la nostra spietata battaglia esistenziale ci ha ormai tristemente abituati. Contenuti importanti, dunque, quelli raccontati da Buccirosso, che per primo medita sull’attualità e su come i disastri familiari in effetti si consumino in poche ore, passando dalla quiete alla tragedia in modo così improvviso che difficilmente si ha il tempo di intervenire.
Anche nella sua pièce prepara gli spettatori ad un finale dal sapore di fiele che fa riflettere e invita a fare appello alla propria coscienza, perché non basta invocare a gran voce il quarto comandamento da lui reinventato “Chiudi la porta e onora tuo padre”, recriminando solo odio verso i genitori adottivi, spinti dal senso di colpa che ci divora.
Adottare e procreare saranno leggi completamente diverse, ma forse la felicità di un figlio e l’amore di una famiglia devota, anche se non geneticamente acquisita, viene prima dell’egoismo di un babbo certamente biologico, ma distante e sprovveduto.
Teatro Politeama di Torre Annunziata
Info 0818611737
Martedì 18 marzo ore 20.45
Teatro Eduardo De Filippo di Arzano
info 3334587302
Venerdì 20 marzo ore 20.45
Teatro Magic Vision di Casalnuovo
Info 0818030270, 3292180679
Sabato 21 marzo ore 20.45
Cose Production
presenta
Sal Da Vinci in
Se amore è…
Uno spettacolo musicale scritto da Sal Da Vinci, Paolo Caiazzo e Gino Landi
regia e coreografia Gino Landi
Assistente Coreografie Cristina Arrò
Corpo di ballo
Francesco Apruzzi, Ylenia D’Agostino, Carmine Verola, Ilaria Leone, Danilo Aiello, Clara Lubrano, Raffaele D’Anna, Noemi Ricci
scene Luigi Ferrigno, disegno luci Francesco Adinolfi
Direttore musicale Maurizio Bosnia
Piano e Keyboards Maurizio Bosnia
Batteria Gianluca Mirra
Basso Gaetano Diodato
Chitarra Acustica e Classica Salvatore Dell’Aversano
Chitarre elettriche Diego Leanza
Percussioni Antonio Mambelli
Costumiste Marika D’angelo e Rita Boccarossa
Tutte le canzoni sono nate sull’onda della sincerità tipica di Sal, quella sincerità figlia della strada che risuona con tanta passione nella sua anima e nella sua voce. La sola urgenza dell’artista è raccontare la vita, nei suoi voli, nei suoi drammi, nelle sue attese, nei suoi riscatti.
Attraverso il disco e attraverso lo spettacolo Sal vuole dare voce a una grande speranza: avvicinare la gente in un momento in cui tutto sembra volerla dividere.
Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
info 0823444051
Da venerdì 20 a domenica 22 marzo
(feriali ore 20.45 – festivi ore 18.00)
Compagnia Teatrale Enzo Moscato
presenta
Isa Danieli in
Luparella
ovvero foto di bordello con Nanà
con la partecipazione di Enzo Moscato
musiche originali Pasquale Scialò
costumi Giuliana Colzi
luci Cesare Accetta
testo, ideazione scenica e regia Enzo Moscato
Lo spettacolo Luparella, ovvero Foto di Bordello con Nanà di Enzo Moscato nella sua prima stesura, sottoforma di breve monologo, è interpretato dallo stesso Moscato a metà degli anni Ottanta. Il 4 luglio del 1997 debutta a Ercolano, nell’ambito del Festival delle Ville Vesuviane, nell’interpretazione di Isa Danieli e con la regia di Moscato, poi, viene rimesso in scena nel 2002 al Teatro India di Roma e ri-allestito nel 2005 al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli. Nel settembre del 2002, in occasione della LIX Mostra del Cinema di Venezia, viene presentata la trasposizione cinematografica di Luparella, diretta da Giuseppe Bertolucci con le musiche di Pasquale Scialò. Di recente (febbraio 2010), al Teatro María Guerriero di Madrid, è stato realizzato un allestimento in versione spagnola; è di pochi giorni fa, il 23 maggio, invece, la messa in scena in lingua francese (nella traduzione di Arturo Armone Caruso) nell’ ambito della rassegna Tradurre/Trasmettere dedicata al teatro italiano, avvenuta presso il Theatre de l’ Atalante di Parigi.
Oggi, a oltre quindici anni da quel debutto, si ripropone lo spettacolo, affiancando alla straordinaria Isa Danieli, lo stesso autore, per una messa in scena ancora più ricca di fascino e magia.
«Protagonista della vicenda (o della Storia, o della Natura, che, come Leopardi avvertiva, sono spesso, a Napoli, la stessa, crudelissima cosa) è Nanà, l’anima candida e reietta, giovane-vecchissima creatura al servizio “minuto” delle donne di un bordello arroccato sui “Quartieri Spagnoli”, nella Napoli, desolata e avvilita, dell’occupazione nazista, sul finire dell’estate del 1943.
È Nanà, simbolo di una Napoli-risentimento e non da folclorica cartolina, voce e volto d’azione di riscatto, a fronte delle infinite bugie e menzogne su un popolo, consegnatoci da chi ce lo tramanda come inerte e infingardo, pagnottista e voltagabbana, a farsi, nella vicenda, l’artefice violenta d’un delitto, una specie di catarsi, improvvisa e sanguinaria, attuata a difesa di una vittima, di qualcuno più soggetto e più debole di lei: di Luparella, appunto: l’altro corpo-non corpo in scena, puro fantasma, evocazione di memoria, ombra fedele di Nanà nell’osceno e sboccato rosario dei martirii.
Luparella, vecchia puttana dei casini, consumata dalle malattie e le paure.
Soglia, pietosa e disumana, in bilico continuo tra essere e non essere, speranza e perdizione, che muore nel dare alla luce, nel bordello spopolato perfino dalle sue “signorine”, un’anonima creatura, fatta venire al mondo dalla stessa incompetenza e passione di Nanà, mentre che, sul letto, “in articulo mortis”, la vecchia prostituta viene ancora oltraggiata dalla foga sessuale di un giovane nazista, salito alle stanze del casino, perché in cerca occasionale d’amore, o forse, d’ulteriore, occasionale sopraffazione a danno d’indifesi. La messa in scena […] tende a marcare fortemente le valenze squisitamente linguistico-fantastiche del testo, che sulla scena, diventa quasi un canto continuo, una sorta d’appassionato “lied” tedesco-partenopeo, veicolante l’essenza d’universo, cosmo, della realtà di Napoli, qualcosa di non provincialistico o locale, pur usando fino in fondo l’arcinoto e teatralissimo suo idioma.»
Enzo Moscato
Teatro Modernissimo di Telese Terme
Info 0824976106
Venerdì 20 marzo ore 20.45
Teatro Sannazaro e Prospet
presentano
Benedetto Casillo in
Miseria e nobiltà
tre atti di Eduardo Scarpetta
adattamento e regia Benedetto Casillo
con (in o.a.)
Matteo Salsano, Pasquale – Benedetto Casillo, Felice
Marco Lanzuise, Cliente – Maria Del Monte, Concetta
Manila Aiello, Pupella – Patrizia Capuano, Luisella
Luciano Piccolo, Gioacchino Castiello – Ettore Massa, Luigino Bellezza Mia
Davide Iengo, Peppeniello – Luca Gallone, Eugenio Favetti
Gennaro Morrone, Gaetano Semmolone – Giuseppe Fiscariello, Biase
Angelo Murano, Marchese Ottavio Favetti – Enza Barra, Gemma
Ingrid Sansone, Bettina – Marco Lanzuise, Vicienzo
costumi Isa Di Lena, scene Esseventi s.r.l., assistente alla regia Enza Barra
La commedia ha come protagonista Felice Scioscammocca, celebre maschera di Eduardo Scarpetta, e la trama gira attorno all’amore del giovane nobile Eugenio per Gemma, figlia di Gaetano,un cuoco arricchito.
Il ragazzo è però ostacolato dal padre, il marchese Favetti, che è contro il matrimonio del figlio, per il fatto che Gemma è la figlia di un cuoco. Eugenio si rivolge quindi allo scrivano Felice per trovare una soluzione.
Felice e Pasquale, un altro spiantato, assieme alle rispettive famiglie, s’introdurranno a casa del cuoco, fingendosi i parenti nobili di Eugenio. La situazione s’ingarbuglia, poiché anche il vero Marchese Favetti è innamorato della ragazza, al punto di frequentarne la casa sotto le mentite spoglie di Don Bebè.
Il figlio, scopertolo e minacciatolo di rivelare la verità, lo costringerà a dare il suo consenso per le nozze.
I colpi di scena sono incalzanti, e danno vita a una serie di esilaranti equivoci, alla fine dei quali, ovviamente, l’amore trionferà.
Cavallo di battaglia dei più grandi attori napoletani (e non) del secolo scorso, oggi è un beniamino del pubblico, Benedetto Casillo, a cimentarsi con questo capolavoro scarpettiano, che ebbe in Toto un grande protagonista nell’omonimo film.
Teatro Comunale di Lacedonia
info 3346632836
Domenica 21 marzo ore 20.45
Valerio Santoro
presenta
una produzione dell’Associazione Culturale La Pirandelliana
Massimo Ghini, Elena Santarelli
in
Quando la moglie è in vacanza
di George Axelrod, traduzione di Edoardo Erba
con
Edoardo Sala, Anna Vinci, Elena Sormani, Clara Costanzo, Francesca Pisanello,
Chiara Rosignoli, Luca Scapparone, Tommy Maccaferry
musiche originali Renato Zero, scene Aldo Buti
regia Alessandro D’Alatri
Note di regia
Il testo di Gorge Axelrod debuttò a Broadway nel 1952 con un notevole successo di critica e pubblico. Ma la sua vera consacrazione internazionale avvenne nel 1955 attraverso l’adattamento cinematografico di Billy Wilder. E’ una commedia che nel 2000 è stata inserita, dall’American Film Institute, al 51° posto tra le cento migliori commedie americane di tutti i tempi. Praticamente un classico della modernità.
Il titolo originale “The seven year itch” (Il “prurito” del settimo anno) contiene forse più informazioni della seppur felice traduzioni italiana Quando la moglie è in vacanza.
E’ una commedia sulle manie erotiche dell’uomo medio e al tempo stesso una feroce satira di costume contro il perbenismo di una certa “middle class” che sembra non avere epoche e che viene messa a confronto con le ambizioni di una ragazza che cerca di ridisegnare una propria personalità attraverso l’impegno nel mondo patinato della pubblicità, della moda o dello spettacolo in generale.
Fa da detonare la prorompente fisicità della ragazza che come un uragano entra nella banale quotidianità di un maschio irrisolto.
Un maschile che più che subire l’attrazione femminile sembra essere spaventato da quell’apparentemente irraggiungibile opportunità. Considerando che sono passati più di sessant’anni dal suo debutto, il testo mantiene ancora intatta la freschezza di uno sguardo sui comportamenti e le relazioni tra maschi e femmine. Anche se sorprendente, la drammaturgia, oltre che divertire, inquieta anche un po’…
E’ con questo spirito che mi accingo a dirigere questa commedia. Anche se i meccanismi relazionali sembrano essere intatti, altrettanto non viene da considerarlo rispetto all’ambientazione in questione. Trovo che il testo contenga tutti gli elementi per essere adattato alla nostra epoca e ai nostri riferimenti culturali.
Altrimenti ne risulterebbe una mera ricostruzione delle relazioni tra uomo e donna negli anni cinquanta nella società americana di quel tempo. Un aspetto estremamente interessante è la divisione dell’opera in due tempi narrativi: il reale e la proiezione delle reciproche insicurezze dei personaggi.
Un’opportunità per restituire al progetto tutta la freschezza dello sguardo sulle relazioni tra gli esseri umani. Mi diverte l’idea di vivificare le proiezioni e le ansie dei protagonisti attraverso soluzioni moderne e fortemente visive che il linguaggio teatrale può offrire al pubblico contemporaneo.
E’ una splendida occasione per proporre alla platea italiana, peraltro in anteprima assoluta, la genialità e il divertimento di un testo così intelligente e attuale.
Alessandro D’Alatri