Ai Lubrano non basta essere i padroni della “Svizzera dei clan”, vogliono anche poter avvelenare i loro sudditi – Continua lo scandalo dell’uso dei pesticidi nel pescheto in area 167 con modalità che non rispettano nemmeno la timida ordinanza del sindaco pro-tempore numero 73 del 2013

Ai Lubrano non basta essere i padroni della “Svizzera dei clan”, vogliono anche poter avvelenare i loro sudditi – Continua lo scandalo dell’uso dei pesticidi nel pescheto in area 167 con modalità che non rispettano nemmeno la timida ordinanza del sindaco pro-tempore numero 73 del 2013

PIGNATARO MAGGIORE – Ai Lubrano (la nota famiglia mafiosa) non basta essere i padroni di Pignataro Maggiore, città tristemente conosciuta quale “Svizzera dei clan”; vogliono anche poter avvelenare i loro sudditi. E così continuano a usare i pesticidi nel pescheto in area 167, vicino alle abitazioni, a esercizi commerciali e alla pubblica via, non rispettando nemmeno le timide indicazioni contenute nell’ordinanza del sindaco pro-tempore Raimondo Cuccaro numero 73 del 7 ottobre 2013 (leggi qui). Ordinanza emessa a carico di Raffaele Lubrano, nato a Pignataro Maggiore nel 1978 e residente in Vitulazio, figlio del defunto “Nduniarieglio” (all’anagrafe Antonio Lubrano).

Nella citata ordinanza sindacale si legge tra l’altro: “Entro la fascia dei30 metridal confine con le abitazioni circostanti e la via pubblica, effettuare il trattamento con mezzi manuali (lance), indirizzando il getto verso il fondo agricolo, in modo tale che non possa raggiungere persone o mezzi”. E ancora: “Non effettuare trattamenti dalle ore 9 alle ore18”.

Succede, invece, come in data 18 giugno 2016, che il trattamento con antiparassitari nel pescheto degli intoccabili avvenga a brevissima distanza dalla pubblica strada, a qualche metro da via Cavella, utilizzando un trattore, non – come vorrebbe l’ordinanza del sindaco pro-tempore  – “mezzi manuali (lance)”. Inoltre, l’operazione è stata perpetrata alle 9,45 circa, mentre l’ordinanza sindacale (che evidentemente per la potente e sanguinaria famiglia mafiosa è carta straccia) imporrebbe di “non effettuare trattamenti dalle ore 9 alle ore18”.

Lo scandalo continua, insomma. I Lubrano si sentono – come si diceva all’inizio – autorizzati ad avvelenare con i pesticidi i loro sudditi pignataresi, che naturalmente non hanno alcuna voglia di mettersi contro i detentori del potere. Nella famigerata “Svizzera dei clan”, anche per  far rispettare una semplice e blanda ordinanza sindacale, bisogna aspettare che finalmente arrivi una massiccia retata ad opera dei valorosi magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che si porti via i Lubrano e i loro tanti “cumparielli”.

Per i nostri pochi ma affezionati lettori non pignataresi, va precisato che il terreno dove sorge il pescheto teatro della irrorazione di pesticidi non è di proprietà dei Lubrano, ma della Diocesi di Teano-Calvi che lo ha graziosamente e miracolosamente concesso in affitto alla famiglia mafiosa. Amen.

Rassegna Stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

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