“Alchimia”, un grande libro di Jacques van Lennep su un universo misterioso

“Alchimia”, un grande libro di Jacques van Lennep su un universo misterioso

Il mistero che avvolge l’alchimia, da sempre, cattura le attenzioni di curiosi e ricercatori di pratiche dimenticate ed occulte; in epoca moderna molta è la confusione che annebbia i ragionamenti su questa arte dimenticata, troppe volte considerata come uno sforzo teso a cogliere in simbologie esoteriche significati inesistenti, frutto di speculazioni irrazionali. Forse il “non razionale” è proprio la chiave di lettura più adatta alla comprensione della “Grande Opera”, della quale fu insigne studioso Carl Gustav Jung (padre, con Sigmund Freud, della psicanalisi): egli ha riscoperto i significati profondi alla base della simbologia alchemica e li ha riportati al centro della discussione filosofica e psicologica del ‘900, ritrovando all’interno delle rappresentazioni artistiche degli “adepti” (così chiamati gli iniziati alla pratica alchemica) espressioni inconsce comuni a tutti gli esseri umani. La ricerca degli alchimisti, in sostanza, non puntava semplicemente alla trasmutazione dei metalli vili in oro ed argento, ma alla realizzazione spirituale degli individui, alla ricerca di una completezza interiore simboleggiata tante volte dall’ “androgino”.
L’alchimia è quindi mito o realtà? La risposta sta nella domanda stessa, non è possibile comprendere l’esoterismo attraverso le sue rappresentazioni grafiche se non si ha la capacità di intendere il mito come qualche cosa di reale e comune a tutti gli uomini. “L’alchimia mito o realtà? L’alchimia scienza o saggezza? Si deve essere uomini onesti particolarmente colti per porsi la questione in questi termini” si precisa nella prefazione del libro di Jacques van Lennep: “Alchimia” (Edizioni Mediterranee, 496 pagine, 135 Euro), un lavoro monumentale con più di mille illustrazioni, alcune delle quali inedite.
Per comprendere l’alchimia, la quale arriva in Europa solo nel XII secolo, attraverso l’iconografia è necessario immergersi in un dedalo intricato: “La difficoltà inerente a quest’ultima (l’iconografia) deriva dal fatto che in certi casi le immagini sono indipendenti dal testo che le accompagna, e che per comprenderle è necessario fare riferimento ad altri scritti, anteriori o contemporanei”. “Un’altra difficoltà riguarda la polivalenza simbolica degli elementi iconografici, nonché la polivalenza iconografica dei prodotti e delle operazioni alchemiche. La stessa allegoria può designare soggetti diversi. Lo stesso soggetto può essere espresso con numerose allegorie. Per limitarci alla pietra filosofale al rosso, Pernety individuò non meno di centoventi nomi diversi con cui designarla, e fortunatamente essa non fu indicata con altrettante immagini!”. Il libro di Jacques van Lennep si presenta come il primo vero manuale per decodificare l’arte ermetica, infatti al suo interno attraverso manoscritti, dipinti, incisioni, architetture e vasellame l’autore cerca di fornire un “filo di Arianna” per entrare ed uscire da un labirinto volutamente intricato, dal quale solo in pochi possono fare ritorno dopo aver compreso le verità al suo interno.
Preso atto di questo, è chiaro che non è semplice arrivare alla decifrazione della simbologia alchemica, è necessario uno studio approfondito che mette in relazione discipline differenti, tra tutte la chimica, la filosofia e l’astrologia. Tante volte gli adepti vengono visti come dei “proto-chimici”, ma anche questa rimane una spiegazione riduttiva di questi individui, di fatti mettere in pratica la “Grande Opera”, cioè il processo che porta alla creazione dell’“oro filosofale”, dell’“elisir di lunga vita” ha poco a che fare con la scienza moderna, per questo parlare semplicemente di precursori della chimica rimane riduttivo. La pratica alchemica è un miscuglio di indicazioni che allo stesso tempo servono alla creazione pratica dell’ oro ed alla realizzazione di un percorso trascendentale. Ogni parola, ogni simbolo, ogni oggetto e strumento utilizzato non è mai scelto a caso ed ognuno di essi può essere compreso da diverse chiavi di lettura. Esempio lampante di questo è l’“atanor” (il fornello fondamentale nella preparazione dell’oro filosofale) che allo stesso tempo era strumento pratico ma anche simbolo carico di significati ermetici. Chi decideva di intraprendere il percorso verso la “verità” era consapevole del fatto che stesse dedicando la propria vita ad una ricerca difficilissima e totalizzante che imponeva ritmi estenuanti, dovuti alla lunghezza del processo di trasmutazione, dove anche le relazioni di coppia trovavano un significato simbolico nella “coppia alchemica” la quale sarebbe stata genitrice dell’“androgino”, individuo allo stesso tempo uomo e donna, simbolo della completezza dell’essere umano. In conclusione è bene specificare che la realtà per un alchimista non era duale: nessuna cosa, fisica o spirituale che sia, esisteva se non nella coesistenza con il suo opposto, con il quale si scontra e completa perpetuamente.
Il grandissimo lavoro di Jacques van Lennep ha suscitato già enorme scalpore tra i curiosi dell’occulto ed i veri e propri studiosi dell’alchimia; di sicuro non parliamo di un libro per tutti: è una lettura precisa e complessa, non adatta a chi vuol trovare risposte facili al dubbio sull’alchimia: essa è realtà o finzione? È un libro per chi ben sa cosa significa inoltrarsi nello studio della materia, dove non ci sono facili risposte, non a caso sono centinaia di anni che illustri studiosi cercano di decifrare questa complessa “filosofia chimica”. E’ quindi impossibile credere che con una semplice lettura si possa essere iniziati alla “Grande Opera”, ma “Alchimia” è il manuale da consultare ogni qual volta ci si ritrova ad avere a che fare con simboli da decifrare e parole da capire al di fuori del significato superficiale che sembra portino con sé. Ad oggi uno dei migliori libri sul tema, per iniziati e non.

Dario Palmesano

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