Altri 250 avvisi di garanzia al Cub. Il tutto partì da perquisizione a Michela Pontillo

Altri 250 avvisi di garanzia al Cub. Il tutto partì da perquisizione a Michela Pontillo

CASERTA — Era il 29 marzo del 2010. Le urne si erano chiuse solo da pochi minuti, quando i militari della guardia di finanza effettuarono una perquisizione nel comitato elettorale e nell’abitazione di Michela Pontillo, compagna del direttore generale del Consorzio unico di bacino, Antonio Scialdone, e candidata alle regionali nella lista del futuro governatore Stefano Caldoro. Fu chiaro a tutti, allora, che i riflettori della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere si erano accesi sulle attività della nuova struttura che era stata costituita il 20 dicembre del 2008 riunificando i vecchi consorzi di bacino, con la finalità dichiarata razionalizzare il servizio, eliminare gli sprechi e risparmiare quindi risorse. Ed invece, la lunga inchiesta che aveva condotto il Corriere del Mezzogiorno nelle settimane precedenti, e che aveva richiamato l’attenzione di programmi di approfondimento delle reti Rai, aveva dimostrato che stava avvenendo esattamente il contrario: in poco più di 12 mesi, sprechi e malversazioni si erano moltiplicate.

L’INDAGINE – E’ stata un’indagine lunga e difficile, quella condotta dai pm Silvio Marco Guarriello ed Antonella Cantiello. Ha riguardato diversi filoni ed ha richiesto per questo molto tempo. Ma ora è arrivata finalmente al traguardo. Da martedì scorso, la guardia di finanza ha avviato le notifiche di circa 250 avvisi di garanzia che riguardano esclusivamente la vicenda delle promozioni illecite e delle indebite retribuzioni aggiuntive concesse ad altrettanti lavoratori del Cub tra la fine del 2009 e i primi mesi del 2010. Le accuse sono di truffa aggravata, falso ideologico, abuso d’ufficio con indebito vantaggio patrimoniale, e concorso. Il meccanismo era sempre lo stesso: il lavoratore promuoveva una vertenza e prima del giudizio si addiveniva ad una transazione concedendo con un verbale di conciliazione l’inquadramento ad un livello superiore e la relativa retribuzione. Anche se la normativa vigente (art. 13 legge n.26/2010) prevedeva un esplicito divieto in tal senso, stabilendo che il personale dei consorzi dovesse essere inquadrato con i profili professionali acquisiti al 31 dicembre 2008. In molti casi, i contratti di lavoro sono stati trasformati da part time a full time.

I PERSONAGGI DI SPICCO – E in taluni, i promossi non risulterebbero nel cosiddetto «elenco Stancanelli», che fotografava la situazione del personale al 2008. Tra gli indagati, oltre al direttore generale Scialdone (per 201 conciliazioni) l’ex vicepresidente facente funzioni Enrico Parente, già sindaco di Grazzanise, (6 conciliazioni) e l’ex responsabile dell’articolazione casertana, Giuseppe Venditto (39 conciliazioni). Ma anche l’attuale consigliere comunale del capoluogo, Edgardo Ursomando (di Caserta Viva), che con atto transattivo del 3 dicembre 2009 ha ottenuto un aumento di livello e un riconoscimento di 3 mila euro. Al Consorzio, poi finito in default meno di due anni dopo, fioccavano aumenti e superminimi. Per farsi un’idea, basti pensare che la busta paga di gennaio 2010 dell’assistente e dell’autista del direttore generale ammontavano rispettivamente a 5459 euro e a 4.162 euro: in pratica, ben più dello stipendio un magistrato con 14 anni di anzianità. Ma, come si diceva, questo è solo l’inizio.
Presto potrebbero venire alla luce anche altri filoni d’inchiesta. Come ad esempio quello relativo al nolo degli automezzi per i quali si spendeva più di 6 milioni all’anno: nel 2010 il Corriere del Mezzogiorno scoprì che acquistarli ex novo sarebbe costato circa 4 milioni, ma si preferiva affittarli al costo di circa 3 milioni all’anno. Addirittura, sarebbe andato perduto — perché non utilizzato — uno stanziamento della presidenza del Consiglio di 4 milioni. Per non parlare degli appalti della vigilanza non armata: altri 3 milioni all’anno.

Pietro Falco, corrieredelmezzogiorno.it

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