VITULAZIO – La Prefettura di Caserta, dopo l’arresto del Sindaco di Vitulazio, Luigi Romano, avvenuto in data 15-02-2017, non perse tempo sospendendolo (ai sensi della Legge Severino) dai poteri “politico-amministrativi” insieme al suo vice-sindaco, coinvolti nel primo filone della cosiddetta “tangentopoli vitulatina”. Successivamente, arrivarono anche due Commissari prefettizi con le funzioni di Sindaco e Giunta Comunale, determinando anche la “sospensione” di tutti gli Assessori Comunali. L’unico organo politico-amministrativo rimasto in carica è il Consiglio Comunale che tuttavia si è tramutato – come si suol dire – in “anatra zoppa” a causa delle dimissioni di ben tre consiglieri Comunali eletti in seno alla maggioranza. Quest’ultima, infatti, è diventa minoranza con soltanto 4 rappresentanti, mentre gli esponenti dell’opposizione consiliare, con 5 membri, diventano maggioranza. Dal mese di febbraio ad oggi sono passati circa tre mesi, con un Sindaco “confinato” sul litoraneo laziale di Scauri, costretto su ordine della magistratura a non mettere piede sul territorio della provincia di Caserta. Nel frattempo se ne sono viste e sentite di tutti i colori, tra risse verbali, accuse, denunce, sedute consiliari andate deserte e sospese per questioni di ordine pubblico, carabinieri intervenuti per sedare risse verbali e proteste della popolazione. Un Consiglio comunale contraddistintosi non solo per la partecipazione dei Commissari inviati della Prefettura (con poteri esecutivi – Sindaco e Assessori), ma distintosi per l’impossibilità da parte della maggioranza di effettuare le surroghe (sostituzione) di 3 Consiglieri Comunali dimissionari con i non eletti della lista che, alle elezioni amministrative del maggio 2014, sostenne il Sindaco Romano. Con il protrarsi dell’incapacità ad effettuare le surroghe dei 3 dimissionari, con i soli 4 membri della maggioranza contro i5 inseno all’opposizione, ad oggi, si è determinata anche l’impossibilità ad approvare il bilancio di previsione dell’Ente da parte del Consiglio Comunale. Infatti, la normativa nazionale prevede che, se entro una certa data (31 marzo) non fosse stato approvato il bilancio di previsione, per il Comune inadempiente sarebbe stata avviata, da parte della Prefettura, la procedura di scioglimento degli organi politici-amministrativi (Sindaco, Giunta e Consiglio Comunale), con la successiva designazione di una commissione prefettizia che guiderà l’Ente fino all’indizione di nuove elezioni amministrative.
Dopo la diffida del Prefetto di Caserta che, riscontrato l’impossibilità da parte del Consiglio Comunale di effettuare la sostituzione dei 3 Consiglieri dimissionari in seno alla maggioranza che, di conseguenza, ha causato l’impossibilità ad approvare il bilancio di previsione dell’Ente. Il Revisore dei Conti, così come stabilito dallo Statuto Comunale, ha nominato un ulteriore terzo commissario, questa volta “ad-acta”, che si sostituirà al Consiglio Comunale per approvare il regolamento contabile. Vicenda davvero ingarbugliata e paradossale, forse unica nella storia monarchica e repubblicana d’Italia che, al di là delle notissime vicende giudiziarie che faranno il proprio corso innanzi alla magistratura penale, sono state anche caratterizzate da un ricorso presso il Tribunale Amministravo Regionale per la Campania dove i neo-eletti surroganti in seno alla maggioranza, hanno chiesto ai magistrati di occuparsi della questione delle loro mancate surroghe, più volte bocciate dal Consiglio Comunale, con 5 voti contrari e 4 favorevoli. Con 4 Consiglieri Comunali di maggioranza e5 inseno all’opposizione, 3 Consiglieri dimissionari in seno alla maggioranza, ed altrettanti candidati non eletti della medesima lista che non riescono ad essere “surrogati” malgrado le ben 4 adunanze di Consiglio Comunale convocate “ad-hoc” per la questione surroghe. La presenza, tra gli uffici comunali di ben 3 Commissari, ovvero i Commissari Prefettizi, dott.ssa Daniela Chemi e dott. Cesario Gaudino, e per ultimo anche un Commissario “ad-acta”, il dr. Giancarlo Scuncio, che si dovrà sostituire al Coniglio Comunale per l’approvazione del bilancio di previsione dell’Ente vitulatino. Ora ci manca un Commissario “ad-acta” per il Piano Urbanistico Comunale, adottato dalla Giunta Romano e poi finito nel “dimenticatoio”, a seguito della valanga di osservazioni e per il quale non si conosce il destino (assenza di notizie o atto ufficiale). Potrebbe addirittura succedere che, viste alcune insolite presenze e qualche affidamento dubbioso, a breve potrebbe finanche materializzarsi una Commissione d’accesso che dovrà investigare sull’amministrazione, mettendo prima di tutto sotto chiave i fascicoli comunali oggetto delle inchieste della magistratura e per poi spulciarli, atto dopo atto, allo scopo di verificarne la legittimità.
Un film tragicomico giunto ai titoli di coda, ma con un finale ancora tutto da scrivere e con commissariamento dietro l’angolo e con qualche ulteriore risvolto giudiziario anche per i comuni limitrofi. Tutta la vicenda sembra la trama di un film come quello interpretato dal comico Antonio Albense nei panni di “Cetto La Qualunque”, nelle due celebri pellicole cinematografiche del regista Giulio Manfredonia, intitolate “Qualunquemente” e “Tutto tutto niente niente”. (Link delle trame dei film a margine). Cetto La Qualunque, ragioniere-imprenditore, scopre che il suo paese è a rischio legalità e che quindi tutte le sue proprietà, fatte di abusi, illegalità e soprusi sono a rischio. Così per scongiurare tutto ciò, convinto dai suoi cumparielli, decide di candidarsi a Sindaco, formando una lista fatta da parenti e amici. Inizia la sua campagna elettorale distruggendo, con un attentato dinamitardo, la Fiat Uno del suo antagonista politico, per poi far finta di condurre una vita onesta, andando in chiesa, ridipingendo l’ospedale, pagando gite agli anziani e facendo tante promesse agli elettori. Nel giorno delle elezioni, il risultato è in bilico, e Cetto La Qualunque da ordine ad uno dei suoi compari, infiltrato ai seggi elettorali, di compilare le schede bianche, presenti in gran numero. La Qualunque, risultato il più votato, diventa sindaco, ma durante i festeggiamenti elettorali irrompe la polizia che arresta la sua amante sudamericana. Cetto La Qualunque, oramai sindaco del suo paese e scongiurato il rischio legalità per la sua cittadina, inizia i lavori per il ponte sullo stretto di Messina (rotonda sul Rio Maltempo) che lui battezza “ponte di pilu”. Nella seconda pellicola, Cetto La Qualunque e il suo consiglio comunale vengono arrestati, ma in carcere l’omertoso ex sindaco non fa alcun nome guadagnandosi così la riconoscenza di un potente Sottosegretario che decide di supplire alcuni parlamentari, misteriosamente uccisi, proprio con Cetto e altri due personaggi: Rodolfo Favaretto e Frengo Stoppato. I tre, una volta liberi grazie all’immunità parlamentare, si trasferiscono a Roma, ma col tempo combinano un disastro dietro l’altro, facendo seriamente ricredere il Sottosegretario sul loro impiego. Così, il giorno in cui in aula si decide sull’approvazione a procedere contro i tre (anche se l’esito favorevole all’arresto è scontato), Cetto La Qualunque rivela il segreto del Sottosegretario: è stato lui a far uccidere quei parlamentari una volta che questi avevano votato contro il volere del potente uomo di governo. I tre, vista l’imminente incarcerazione, fuggono all’estero, continuando ognuno a perseguire i propri interessi: la droga per Frengo, la secessione dal villaggio vicino per Rodolfo, ‘u pilu per Cetto, che riesce così a riprendersi da una traumatica esperienza con un trans.
Questi due film con il personaggio-sindaco Cetto La Qualunque, connessi alla trama dell’Amministrazione di Vitulazio, caratterizzata da insolite vicende e bizzarri personaggi, potrebbe continuare con un’altra e recente pellicola cinematografica, quella de “L’Ora Legale” di Salvatore Ficarra e Valentino Picone, dove in un paese della Sicilia, puntuale come l’ora legale, arriva il momento delle elezioni per la scelta del nuovo sindaco. (Link della trama del film a margine). Da anni imperversa sul paese Gaetano Patanè, storico sindaco maneggione e pronto ad usare tutte le armi della politica per creare consenso attorno a sé. A lui si oppone Pierpaolo Natoli, un professore cinquantenne, sceso nell’agone politico per la prima volta, sostenuto da una lista civica e da uno sparuto gruppo di attivisti che, appena eletto sindaco, rimuove nettamente le cattive abitudini, regolarizzando tutto ciò che era contro legge, dal rispetto della raccolta differenziata dei rifiuti alla battaglia contro l’abusivismo edilizio. La nuova ventata politica con questi radicali cambiamenti è vista come una minaccia dai residenti, e da coloro che avevano fino allora fatto uso di favoritismi illegali. Tra questi vi sono anche i due protagonisti Salvatore e Valentino (cognati del neo sindaco onesto) che, credendo di trovarsi nuovamente una persona facilmente corruttibile come il suo predecessore, anche e soprattutto per il legame di parentela, commettono l’errore di esporsi in maniera sconsiderata al nuovo sindaco raccomandandosi per un favore. Il continuare a far valere onestà e corretti valori porta il paese all’esasperazione costringendo il sindaco onesto alle dimissioni. L’ex sindaco Patanè torna dunque a governare il paese dopo pochi mesi, giusto il tempo di lasciare l’ora legale e tornare a quella solare. In questo modo le abitudini dei cittadini tornano a quelle di un tempo, ovvero vivere nel malaffare dove tutto quello che non è permesso è legge, e vissero tutti felici e contenti nell’illegalità diffusa, costruendo palazzi, elargendo incarichi ad amici e parenti, affidando dei lavori pubblici ad ex soci di sanguinari malavitosi del locale clan, facendo gettare cemento ai soliti potentati legati alla criminalità organizzata, facendo scavare i fossi ai discendenti del boss locale, chiedendo “mazzette” agli imprenditori che operano sul territorio, finanziando poi un “esercito di ex galeotti”, specializzati in ascolti abusivi e pirateria informativa, suonando clacson e montando marmitte, sbeffeggiando perfino gli unici presidi dello Stato e qualche onesto cittadino che non osa stare zitto. La congrega del primario-politico che per anni ha gestito l’hinterland, continua a mischiare le carte e forse, alcuni “pezzi” dello stato che devono sorvegliare questi misfatti osservano le stelle cadenti, dimenticandosi che lo “Stato-deviato” (che non si conosce come mai non siano finiti in prigione, ma che stranamente e senza preavviso, forse avvisati in tempo, hanno lasciato gli incarichi politico-amministrativi) intorno a sé, con la scusa della professione del giuramento di Ippocrate, della divisa di famiglia, si siedono a tavolino con i peggiori criminali dell’Hinterland capuano, caleno e casalese. Qualcheduno disse di aver regalato una mansarda, ma tra guardie non ci si “scanna” a vicenda. Con le stesse e dubbiose ditte, provenienti dalla cittadina dell’ex sottosegretario (condannato a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione camorristica) di Forza Italia, Nicola Cosentino, che strapazzano sui comuni caleni “gemellati” nel nome della “congrega” della medicina-poliziesca, gestita da massonici “colletti bianchi” e rappresentata da un esercito di “talebani locali”, ma questa è un’altra storia che vi racconteremo a breve…. sulle indagini costruite artatamente da un erede di un certo Capitano Fabroni che riuscì a mettere in piedi un castello accusatorio di “sabbia” contro finta camorra e che alla fine venne smascherato. (Allegato 1);
08-05-2017
Alfredo Di Lettera
LINK 1 FILM Qualunquemente
https://it.wikipedia.org/wiki/Qualunquemente
LINK 2 – FILM Tutto tutto niente niente
https://it.wikipedia.org/wiki/Tutto_tutto_niente_niente
link 3 – FILM L’ORA legale
https://it.wikipedia.org/wiki/L%27ora_legale
1-all-capitano-carlo-fabroni-processo-contro-la-camorra
SCIOGLIMENTO CONSIGLIO COMUNALE DI VITULAZIO di ALFREDODILETTERA