AGRO CALENO – La scorsa domenica il comitato #BastaImpianti di Pignataro Maggiore è tornato in piazza con un presidio informativo sull’attuale situazione ambientale dell’agro caleno.
Una iniziativa volta a rilanciare la mobilitazione e a riaprire la discussione pubblica sulla situazione dei famosi tre impianti gemelli che altrettanti colossi del settore dei rifiuti vorrebbero realizzare sul territorio tra Pignataro Maggiore, Sparanise e Calvi Risorta.
Tonnellate di rifiuti in arrivo che si andrebbero ad aggiungere a quelle che già quotidianamente vengono lavorate in impianti già attivi, come quello della ENCON srl che tratta rifiuti pericolosi e non. L’azienda, situata nel comune di Sparanise dentro la ex Pozzi, ha recentemente richiesto un ampliamento del proprio stabilimento e una conferenza dei servizi è già stata fissata per il prossimo 5 novembre.
Restando ai tre impianti, si tratta di tre opifici del tutto simili per la produzione di ‘ammendanti agricoli’ a partire dalla frazione umida dei rifiuti solidi urbani, talmente simili da aver ingenerato sospetti e perplessità anche oggetto di una recente interpellanza parlamentare su impulso della senatrice pentastellata Vilma Moronese.
In particolare, la senatrice si domandava se la circostanza per cui tre diverse società si ritrovassero a presentare simultaneamente tre progetti, identici nella sostanza e talvolta persino nella forma, fosse frutto di mera coincidenza o di una qualche scellerata strategia. Più nel dettaglio, Moronese esprimeva preoccupazione per gli impianti che si vorrebbe far sorgere in area ex Pozzi dove, paradossalmente, a fronte di una bonifica annunciata – ma in colpevole ritardo – ci si avvia ad autorizzare due iniziative riconducibili ad imprenditori già coinvolti in pesanti inchieste sulla gestione del ciclo dei rifiuti.
Parliamo della Alekos e della Garden, rispettivamente espressione degli imprenditori Di Nardi e Sorbo, entrambi finiti agli arresti con varie accuse legate sia agli appalti che alla vera e propria gestione del ciclo dei rifiuti. Il nome di Luciano Sorbo, che è responsabile tecnico per il progetto della Garden, compare – tra le altre cose – nell’inchiesta che ruota attorno alla mancata bonifica dopo il disastro ambientale dell’Ilside di Bellona, l’azienda andata a fuoco per ben due volte in pochi anni e dalla quale, secondo gli inquirenti, partivano rifiuti di ogni genere smaltiti illegalmente nelle campagne pugliesi.
Se per l’impianto Euthalia, la cui realizzazione è prevista nell’area industriale di Pignataro, l’attenzione è rivolta alla conferenza dei servizi che si terrà il prossimo 26 ottobre, relativamente all’impianto della Garden importanti sviluppi sono già emersi lo scorso 19 ottobre. In quella data, presso gli uffici casertani della Regione Campania, si è celebrato il terzo appuntamento della conferenza dei servizi che dovrà decidere le sorti dell’impianto.
E qui le novità sono state numerose, a cominciare dal cambio di posizione della Provincia guidata da Giorgio Magliocca che ha modificato il proprio parere da ‘negativo’ a un ponziopilatesco ‘non ci possiamo esprimere’. Cosa sia successo in soli sei mesi da indurre Magliocca a fare dietrofront non è dato sapere. Fatto sta che anche l’ASI, dopo le inziali perplessità relative alla titolarità dei suoli, si sta apprestando a regolarizzare la posizione della ditta.
È tuttavia il parere rilasciato dal Nucleo tecnico di valutazione dell’ARPAC a destare maggiore interesse. I tecnici dell’agenzia per la protezione ambientale, in una articolata relazione, ribadiscono quanto già in precedenza affermato mostrando evidenti perplessità sia rispetto alla localizzazione dell’impianto (che sarebbe in violazione delle linee guida vigenti) che di carattere sanitario per poi passare ad un approfondita disamina in quindici punti del progetto presentato. Quest’ultimo, dopo essere smontato pezzo per pezzo, viene in sostanza giudicato manchevole, incompleto, lacunoso, in una parola: irricevibile. Eppure l’iter sta andando avanti.
In un passaggio irrituale per un parere di questo genere, il nucleo tecnico di valutazione chiama in causa Regione, Provincia e Comune, ovvero gli enti a guida elettiva, scrivendo nero su bianco di ritenere “indispensabile” che questi ultimi si assumano la responsabilità di decidere, una volta e per tutte, se l’area individuata è idonea ad ospitare tale tipologia di impianti e se autorizzare o meno il progetto in esame.
Si tratta di una decisione politica, che riguarda il futuro di tutti.
Ad oggi invece, la Regione è rimasta latitante, la Provincia si è cimentata in un indecoroso giro di Valzer tra proclami in piazza del Presidente Magliocca e inversioni di marcia, mentre il Comune di Sparanise resta l’unico ente contrario.
Recentemente, nell’ambito di alcune iniziative organizzate dalla diocesi Teano-Calvi, il Vescovo S.E. Giacomo Cirulli aveva definito la ex Pozzi “una ferita aperta che sanguina e genera sofferenza”. Purtroppo, a quanto pare, qualcuno è pronto a continuare a infierire su quella stessa, sanguinante e mai rimarginata, metaforica ferita.
Teodosio Lepore (teodosio.lepore@gmail.com)