CALVI R. – Non poteva cominciare peggio di così il percorso intrapreso dall’ex sindaco Giacomo Zacchia verso la campagna elettorale della prossima primavera. “Uniti per Calvi”, il gruppo politico che dovrebbe sostenere la candidatura a sindaco dell’attuale Consigliere comunale ha lanciato in queste ore uno spazio virtuale su facebook, definito “una pagina aperta per discutere le proposte delle persone che vogliono migliorare il nostro amato paese”. Uno dei primi messaggi del gruppo conferma le intenzioni: “Amici si parte, l’entusiasmo è tanto…. lo “tsunami” è cominciato grazie a tutti voi che ci date tanto affetto, siamo veramente tantissimi, Cambieremo il volto della nostra amata Calvi, liberandola dal mal governo che ha caratterizzato questi anni”.
Lo “tsunami”, però, ha finito per travolgere il gruppo stesso. Infatti, i sostenitori di Zacchia hanno pensato bene di utilizzare il logo del “Comitato per l’Agro Caleno: No Centrale a Biomasse” come immagine di copertina, probabilmente pensando di attirarsi le simpatie degli ambientalisti che si stanno opponendo alla costruzione di una centrale a biomasse nel Demanio di Calvi Risorta. Gli attivisti, invece, hanno fortemente stigmatizzato il tentativo di associare il logo della battaglia al gruppo politico.
Sulla loro pagina facebook è apparso questo comunicato: Il Comitato Popolare contro la centrale a biomasse è un comitato territoriale a-partitico (ma non a-politico) nato dall’esigenza di difendere, come uomini e donne di questa terra, l’Agro Caleno dalla minaccia della biomasse di Iavazzi e Caparco, e da altri scempi ambientali, a partire dalla consapevolezza che solo le comunità difendono le comunità.Pertanto, in quest’ennesima tornata elettorale, nessuno è autorizzato ad utilizzare il nome del Comitato, simbolo o altro, se non in maniera totalmente scorretta e disonesta. Nessuno ci ha mai rappresentato, nè ci rappresenta,a noi ci rappresenta la lotta. Verso la mobilitazione primaverile, fino alla vittoria”. Insomma, per l’ex sindaco il primo è stato un passo falso.
Red. pol.