Arrestato l’ex Ministro dell’Interno ed ex presidente del Copasir, Claudio Scajola: favorì la latitanza di Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa

Arrestato l’ex Ministro dell’Interno ed ex presidente del Copasir, Claudio Scajola: favorì la latitanza di Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa

ROMA – Questa mattina gli uomini della Dia hanno tratto in arresto Claudio Scajola, ex Ministro dell’Interno, per l’Attuazione del Programma di Governo e per le Attività Produttive dei governi Berlusconi. L’ex responsabile del Copasir, che già aveva collezionato brutte figure per i comportamenti assunti nel corso del vertice G8 di Genova e dell’omicidio Biagi, è stato raggiunto in un albergo di via Veneto a Roma. Otto sono stati i provvedimenti complessivamente eseguiti. Tra gli arrestati, figurano persone ritenute legate al noto imprenditore reggino ed ex parlamentare Amedeo Matacena, anch’egli colpito da provvedimento restrittivo insieme alla moglie Chiara Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis. Matacena è latitante, dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.

L’ex ministro Scajola è stato arrestato perché avrebbe aiutato Matacena a sottrarsi alla cattura. Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. Matacena è un noto imprenditore, non solo calabrese, figlio dell’omonimo armatore, noto per avere dato inizio al traghettamento nello Stretto di Messina e morto nell’agosto 2003. L’operazione rientra nell’indagine “Breakfast” che da più di due anni vede impegnata la Dia di Reggio Calabria nella ricerca dei reinvestimenti di capitali illeciti, movimentati dalla ‘ndrangheta in Italia ed all’estero. Oltre a Scajola ed alla madre dell’imprenditore reggino Amedeo Matacena, figurano Martino Politi, Antonio Chillemi e la segretaria di Scajola, Roberta Sacco. Gli indagati sono accusati a vario titolo di aver, con la loro interposizione, agevolato Matacena ad occultare la reale titolarità e disponibilità dei suoi beni, nonché di aver favorito la latitanza all’estero di quest’ultimo.

Red

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