AvaNposto Numero Zero | Nevrotika vol 4-5-6, venerdì 20 e sabato 21 aprile

AvaNposto Numero Zero | Nevrotika vol 4-5-6, venerdì 20 e sabato 21 aprile

NAPOLI – Prosegue la ricerca del Progetto Nevrotika nel mondo della nevrosi, o meglio di quel “disturbo dell’adattamento” da cui nessuno, o quasi può dirsi del tutto salvo oggigiorno. Quali conseguenze produce sugli individui, una società sempre più malata come la nostra? Ancora una volta è questa la domanda da cui parte Fabiana Fazio autrice, regista e interprete di Nevrotika vol. 4-5-6, secondo capitolo della saga sul disagio in scena venerdì 20 e sabato 21 aprile, alle 21.00 all’AvaNposto Numero Zero. Con lei, sul palcoscenico del teatro di Via Sedile di Porto le compagne d’avventura Valeria Frallicciardi e Giulia Musciacco. Assistente alla regia, Angela Carrano. Le foto di scena sono di Massimiliano Ricci. Viviamo in un’epoca nella quale, per rispondere all’esigenza di amalgamarsi all’identità di massa, il proprio sé scivola sempre più nell’oblio, procedendo verso una totale “dimenticanza”. Un degrado tale che “la consapevolezza diventa cieca alla propria stessa cecità” come afferma lo psicologo e antropologo cileno Claudio Naranjo un processo che ci spinge a sacrificare impulsi e desideri sull’altare dell’Ego, che la psicologia definisce “cacciata dal Paradiso”. Dopo aver iniziato con Nevrotika vol. 1-2-3, come novelli Dante, un lungo, tortuoso e ironico viaggio negli inferi della nostra esistenza, con Nevrotika vol. 4-5-6 continuiamo a esplorare i diversi gironi dei dannati, condannati a perseverare nei nostri errori, a girare perpetuamente su noi stessi, come un cane che si morde la coda pur non avendola, costretti a pagare la nostra incapacità di rompere gli schemi e le dinamiche imposte. Ipocondriaci, ossessivo-compulsivi, paranoici, fobici, ansiosi, maniaci del controllo, maniaci depressivi…ognuno potrà riconoscersi nel girone che preferisce; ce n’è per tutti! Lo psicologo austro-americano Paul Watzlawick sostiene che siamo noi stessi a condannarci all’infelicità; dunque perché non provare a farlo come si deve, andandone persino fieri? Perché cercare disperatamente e inutilmente di essere sereni e soddisfatti, quando si potrebbe diventare dei veri artisti nell’arte della sofferenza? In fondo, “della felicità non sapremmo cosa farcene”. Questa è ancora una volta la provocazione di un lavoro in divenire, che prova in maniera tagliente ed esorcizzante a mettere alla berlina i meccanismi mentali che ci allontanano inconsapevolmente da tutto quello che ci procura gioia, un tuffo nell’inconsapevolezza che ci rende vittime di noi stessi e del tempo in cui viviamo, mettendo in scena un divertente “catalogo completo” del disagio. Se il nucleo dei primi tre volumi è il soliloquio, stavolta sarà un evento sociale, una ricorrenza lieta a creare lo spunto per mettere a confronto più nevrosi: cosa succederà? La risposta è davanti ai nostri occhi nella vita quotidiana, ma se vero che oltre al nostro sé, portiamo sempre a spasso anche le nostre nevrosi, che anzi spesso ci precedono, allora l’interazione umana diventa davvero materia di stupefacente complessità, degna di tutta la nostra ammirazione. Di più. Adorazione. Quindi, ora più che mai “disadattati di tutto il mondo unitevi!”. Per ridere con affetto, di noi stessi.

C.S.

 

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