Beni confiscati e scempi ambientali: nel paese della centrale dell'”inciucio” si è riparlato di camorra

Beni confiscati e scempi ambientali: nel paese della centrale dell

SPARANISE – Nel paese feudo del clan Papa e delle lobby che hanno fortemente voluto la centrale a turbogas dell’”inciucio” tra centrodestra e centrosinistra, dove la censura del potere ostacolava ogni tipo di voce contraria alla struttura voluta dal binomio Hera – Cosentino, si ritorna a parlare di temi scottanti. Il merito questa volta è di Amaltea, il comitato di coordinamento per le politiche giovanili nato nel luglio del 2011, che ha organizzato un’assemblea dal titolo “Vite contro la Malavita. Voci, percorsi, esperienze di contrasto alla criminalità”, alla quale ieri (20 luglio) – presso la villa comunale di via Graziadei – hanno partecipato amministratori, giornalisti e associazioni. Davanti ad un nutrito pubblico, fatto soprattutto di giovani, il dibattito moderato dal direttore del comitato, Giovanni Fasulo, è stato aperto dai saluti del sindaco Mariano Sorvillo.

“Bisogna rompere il muro dell’omertà e denunciare tutte le illegalità che vengono perpetuate nella nostra società, per liberare chi libero non è”.Questo è stato l’invito con il quale il primo cittadino di Pignataro Maggiore, Raimondo Cuccaro, ha concluso il proprio intervento, sottolineando che tutte le illegalità commesse dai privati cittadini e dalle Pubbliche Amministrazioni creano il caos e soltanto il rispetto delle regole può riportare l’ordine. La fascia tricolore, inoltre, una digressione la riserva all’attacco portato al territorio con la costruzione della centrale a turbogas e la centrale a biomasse: ”Le istituzioni hanno gravi responsabilità sulla localizzazione di questi ecomostri nell’Agro Caleno”.

La denuncia delle illegalità non deve essere prerogativa soltanto di chi per lavoro le scova, ma di tutti i cittadini in virtù di un senso civile che dovrebbe pervadere le comunità. Su questo punto hanno convenuto la schiera di giornalisti intervenuti: da Salvatore Minieri a Pietro Nardiello, fino a Emiliano Di Marco e Carlo Pascarella. Proprio Minieri, raccontando le esperienze sul “campo”, ha ampiamente parlato dei danni che la camorra ha fatto in provincia di Caserta e continua a fare se non vi dovesse essere un intervento deciso, soprattutto su questioni come quella riguardante la gestione dei rifiuti. Così come Nardiello che, sulla riconversione dei beni confiscati, ha aggiunto che la politica e le istituzioni dovrebbero cominciare a fare il proprio dovere fino in fondo, favorendone il riutilizzo. “Le ‘rivoluzioni arancioni’ diventano grigie se non si tiene conto di quelli che sono i diritti e le esigenze dei cittadini”, ha affermato il giornalista di “Repubblica” riferendosi ai rapporti tra le Amministrazione comunali e le cooperative sociali, e alla volontà del parlamento di creare leggi realmente utili a contrastare le mafie.

Proprio in tema di riutilizzo dei beni confiscati, hanno ampiamente dibattuto Roberto Fiorillo, che ha raccontato la sua esperienza con la società cooperativa “Le Terre di Don Peppe Diana” nella gestione di alcuni beni confiscati sul territorio di Pignataro Maggiore, ed Elena Parillo, rappresentante dell’associazione sidicina Mille Scopi + 1, che ha ospitato nella frazione Pugliano la prima tappa del “Festival dell’Impegno Civile”. Alla manifestazione hanno preso parte anche i ragazzi del collettivo “Latrones”, il gruppo di giovani le cui vignette satiriche campeggiano su tutti i social network, hanno parlato della loro esperienza di impegno civile nella denuncia dei mali di Terra di Lavoro attraverso alla forza delle immagini. L’incontro si è chiuso con l’intervento del vicesindaco Giancarlo L’Arco, che ha ringraziato l’associazione Amaltea.

D.D.

 

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