Beni confiscati: il camerata Gaetano Manna ha perso la “battaglia del grano” – il Tar ha respinto il ricorso presentato nel 2009 e ha condannato l’associazione “Acli Terra Campania per la Legalita’” a pagare le spese

Beni confiscati: il camerata Gaetano Manna ha perso la “battaglia del grano” – il Tar ha respinto il ricorso presentato nel 2009 e ha condannato l’associazione “Acli Terra Campania per la Legalita’” a pagare le spese

PIGNATARO M. – Ora i buontemponi di piazza Umberto I, a Pignataro Maggiore, possono ben dire che il camerata Gaetano Manna ha perso la “battaglia del grano”, facendo riferimento sul piano storico alla ben nota campagna di mussoliniana memoria. Più modestamente, Gaetano Manna – cui erano stati assurdamente affidati beni confiscati alla camorra a Pignataro Maggiore, con la benedizione dell’ex sindaco di Roma Giovanni Alemanno (all’epoca in An) – la sua “battaglia del grano” l’ha persa davanti al Tribunale amministrativo regionale della Campania di Napoli. Con sentenza numero 4360/2015 depositata in segreteria in data 7 settembre 2015, infatti, la settima sezione del Tar ha respinto il ricorso presentato nel 2009 dall’Associazione “Acli Terra Campania per la Legalità” (che fa riferimento appunto a Gaetano Manna) per l’annullamento “dell’autorizzazione prot. n. 0007059 del 4.8.2009 dell’assessorato ai lavori pubblici del Comune di Pignataro con la quale si autorizza l’associazione Libera e Terre di Don Peppe Diana all’attività di mietitura condotta su terreni confiscati alla criminalità organizzata” e “della delibera di giunta del Comune di Pignataro n. 50/2009 con cui si revoca la concessione all’Acli Terra di Benevento dell’uso degli immobili confiscati”.

Pubblichiamo in coda a questo nostro articolo il testo integrale della sentenza che conclude uno dei vari capitoli dello scandalo dei beni confiscati a Pignataro Maggiore, famigerata città tristemente conosciuta quale “Svizzera dei clan”. A meno che l’associazione ricorrente – in questa occasione già condannata a pagare le spese di giudizio liquidate in complessivi 1.500 Euro in favore di ciascuna parte costituita – non voglia insistere con un appello al Consiglio di Stato, avendo la matematica certezza però di incassare una ulteriore (e costosa) mazzata. Da una semplice lettura della suddetta sentenza si capisce benissimo che il camerata Gaetano Manna ha torto marcio, non aveva alcun titolo per essere in possesso dei beni confiscati; senza contare i motivi di opportunità rappresentati dalle sue vicende giudiziarie.

Gaetano Manna, insomma, deve dimenticare i beni confiscati. Di indimenticabili, in questa brutta storia, ci sono solo le sceneggiate “per la legalità” che il camerata Gaetano Manna incredibilmente organizzava (prima della rottura) con l’alemanniano d’acciaio Giorgio Magliocca, l’ex sindaco di Pignataro Maggiore che vanta nel proprio inquietante curriculum sintomatici incontri pre-elettorali con il boss mafioso Raffaele Lubrano detto “Lello”.

sentenza-Tar-4360-2015-Manna

Rassegna Stampa

articolo di Rosa Parchi

da pignataronews.myblog.it

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