La Bibbia e il Corano, libri sacri e rivelati per antonomasia, regolano, guidano e ispirano quotidianamente la vita di miliardi di esseri umani. Tra i due testi vi sono indubbie e ovvie affinità ma anche differenze a volta radicali. Nel mondo contemporaneo, contraddistinto da trasformazioni rapide e inedite, anche l’assetto religioso è in continuo cambiamento e sembra essere destinato a mutare ancora di più nei prossimi anni: basti pensare all’odierno panorama europeo dove a una crescita esponenziale di abitanti di origini e religioni diverse corrisponde un numero sempre più esiguo di giovani che praticano la religione tradizionale cristiana. Questo nuovo scenario impone, oggi più che mai, un confronto proprio a partire dai testi sacri: il professor Piero Stefani, che insegna Bibbia e cultura presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, nel suo libro “Bibbia e Corano, un confronto” (Carocci Editore, 246 pagine, 19 Euro), traccia sia le affinità sia le divergenze tra i due testi più importanti delle maggiori religioni monoteiste del pianeta. Le difficoltà e il fascino del confronto – oggi ineludibile – proposto da Piero Stefani, derivano infatti dal fitto intreccio di somiglianze e diversità: quando si cercano punti comuni affiorano divergenze e viceversa.
Ebraismo, Cristianesimo e Islam spesso vengono chiamate religioni del Libro o anche abramitiche e questo perché l’unico Dio a cui tutte loro si riferiscono è lo stesso ente supremo, immanente, creatore e increato. I patriarchi e i profeti come Abramo e Mosè sono riconosciuti – con alcune differenziazioni – da tutte e tre le religioni. Ci sono quindi molte somiglianze, ma al netto di queste persistono anche delle profonde differenziazioni in campo dottrinario e teologico. Ad esempio i musulmani riconoscono la figura di Gesù, che in arabo chiamano Issa ibn Maryam(Gesù figlio di Maria), ma nella tradizione coranica egli è semplicemente uno dei profeti – al pari di Muhammad, ritenuto il “sigillo dei profeti” – che hanno annunciato la parola di Dio e non il “Verbo fatto carne” come nella tradizione cristiana. Gesù, figura importantissima e di grande rilevanza pure nel Corano, è visto come un figlio dell’uomo e non come il figlio del padre divino. Anche sulla tradizione della crocifissione ci sono profonde differenze tra musulmani e cristiani.
Intere civiltà sono tutt’oggi caratterizzate dalla presenza, diretta o indiretta, di questi due Libri, dalla presenza quindi di tratti comuni ma anche di problematiche differenze teologiche che non sempre è facile spiegare ed inquadrare. Le concezioni bibliche e quelle coraniche hanno inciso su mentalità e comportamenti per secoli e secoli, e le diversità dottrinarie hanno rappresentato materia di contrapposizione politica e culturale: basti considerare quali sfumature differenti possono assumere – tra i fedeli di queste due grandi religioni – termini come Dio, rivelazione, bene e male, fine dei tempi, giudizio universale. Come sempre, l’unica strada per comprendere meglio il senso di ciò che le unisce e ciò che le divide è quella che passa attraverso la conoscenza e il confronto.
Massimiliano Palmesano