PIGNATARO M. – Non riesce ad entrare nel vivo il processo ribattezzato “Biopowe 1”, il procedimento nato dall’inchiesta sulla centrale a biomasse di Pignataro Maggiore che nell’aprile del 2009 portò all’arresto di 23 persone. Dopo la costituzione delle parti, martedì scorso (6 novembre) avrebbe dovuto prendere il via il dibattimento di fronte alla Seconda Sezione penale collegio B del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. A causa dell’astensione degli avvocati, invece, il giudice Alberto Maria Picardi è stato costretto a rinviare le parti al 15 gennaio del 2013. In aula erano presenti anche i difensori di parte civile: l’avvocato Luciano Polizzi per il Comune di Pignataro Maggiore e l’avvocato Anna Gullì per la Regione Campania.
In questo procedimento alla sbarra ci sono diciotto persone, sulle ventiquattro per il quale l’allora sostituto della Procura della Repubblica sammaritana, Maurizio Giordano, aveva chiesto il rinvio a giudizio. Ai diciassette finiti sotto processo lo scorso 30 di settembre su disposizione del Giudice per l’udienza preliminare, dottoressa Cettina Scognamiglio, si è aggiunto Renzo Bracciali. La sua posizione era stata stralciata, ma dopo essere stato rinviato a giudizio il 9 maggio scorso dal Gup Marcello De Chiara, anche lui è finito tra gli imputati del filone principale.
L’inchiesta partita nel 2007, condotta con l’ausilio della Guardia di Finanza, fece venire alla luce un vasto giro di mazzette legato alla costruzione della centrale a biomasse vergini di via del Conte, che coinvolgeva amministratori (di centrodestra e di centrosinistra), dipendenti e funzionari di enti come il Genio Civile e la Regione. Tra gli imputati c’è anche l’ex vicepresidente del Consiglio comunale di Pignataro Maggiore, Francesco D’Alonzo, accusato di aver intascato una tangente sotto forma di sponsorizzazione, elargita da Giovanni Verazzo alla squadra di calcio di cui era presidente all’epoca dei fatti.
Red. Cro.